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LE “ARMI” DELLA FEDE

Non è una comunità indifferente. Chiamata a fare un momento di preghiera e digiuno per la pace in Medio Oriente, come in Ucraina e negli altri 57 conflitti attivi oggi nel mondo, la Chiesa riminese ha risposto con una presenza massiccia. Lo ha fatto in un Duomo stracolmo e poi per le strade del centro storico riminese recitando il Rosario (come chiesto da Papa Francesco), ma anche in una miriade di comunità periferiche, dove Veglie, Messe, momenti di preghiera e digiuno sono stati convocati in questo lunedì 7 ottobre, anniversario dell’efferato eccidio di Hamas in Israele (1.400 vittime, 250 rapiti, 3.000 feriti), ma anche inizio del massacro di un popolo nella Striscia di Gaza (tra i palestinesi, oltre 41.500 morti, più di 96mila feriti e la distruzione di interi quartieri, comprese strade, scuole, ospedali e infrastrutture varie). Non abbiamo notizia di come le altre Diocesi abbiano risposto (non sono cose di cui parlano giornali e media nazionali, impegnati solo a raccontare di guerra o di black bloc), ma è probabile che Rimini sia solo uno spillo di una mobilitazione dei cuori che il Papa chiede da tempo. Perché non è possibile assistere impotenti a questa carneficina di bambini, giovani, uomini e donne. Coscienti che “ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. È un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”. Lo scriveva il Papa nella Fratelli Tutti (al n. 261): “Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni. Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come ‘danni collaterali’.

Domandiamo alle vittime. Prestiamo attenzione ai profughi, alle donne che hanno perso i figli, ai bambini mutilati o privati della loro infanzia. Consideriamo la verità di queste vittime della violenza, guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti col cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino come ingenui perché abbiamo scelto la pace”. Al primo attacco dell’esercito israeliano in Libano contro le forze di Hezbollah sono morti 8 soldati israeliani. I quotidiani hanno pubblicato le loro foto, il nome

con l’età. Tutti giovani di 21-23 anni, sorridenti, pieni di vita. È stato triste vederli. Mi sono detto: dovremmo ogni giorno pubblicare il volto, il nome e l’età di tutte le vittime di questo assurdo massacro, a qualunque parte appartengano, riempire i nostri giornali di piccole foto per capire e vergognarci di essere persone di un mondo cosiddetto civile. Con questo sentimento di vergogna abbiamo concluso lunedì sera la nostra preghiera a Maria, che è mamma e sa cosa significa vedere un figlio che muore innocente per la cattiveria degli uomini: “Intercedi per il nostro mondo in pericolo, perché custodisca la vita e rigetti la guerra, si prenda cura di chi soffre, dei poveri, degli indifesi, degli ammalati e degli afflitti, e protegga la nostra Casa Comune.”“Sciogli i nodi dell’egoismo e dirada le nubi oscure del male”, è ancora la preghiera del Papa. “Dona a noi figli la tua carezza di Madre, che ci fa sperare nell’avvento di nuova umanità”.