LIBRI. Il giornalista riminese Leone Grotti racconta la storia di una coppia di concittadini in Oriente
Mentre il primo libro ( Ti amo diavolo custode) era un simpatico e brillante “diario autobiografico”, questo secondo volume, La croce e il dragone, appena uscito per i tipi della Cantagalli, è il frutto di uno dei suoi viaggi di lavoro; si legge in un battibaleno nonostante spuntino fuori, qua e là, questioni storiche, geopolitiche e religiose di assoluto interesse.
Stiamo parlando del libro di Leone Grotti, giornalista 39enne riminese che ora vive con la famiglia a Milano, dove si è laureato in filosofia alla università cattolica del Sacro Cuore. È un giornalista inviato per la rivista “Tempi” e che da qualche tempo scrive anche su “il Giornale”. Ne La croce e il dragone descrive in maniera molto ben documentata, situazioni drammatiche e di persecuzioni subite dai cristiani ma anche della speranza indomita e fresca che anima i fedeli in paesi come Nigeria, Centrafrica, Bosnia, Iraq, Hong Kong, Cina e Taiwan.
All’origine del libro
La circostanza che ha dato origine al libro è una sollecitazione arrivata dai sacerdoti missionari della Fraternità di San Carlo, che hanno invitato Leone a Taiwan per far conoscere il loro lavoro nell’isola dell’Oriente asiatico, un’isola molto bella, anticamente denominata Formosa. Molti forse non saprebbero bene individuarla nel mappamondo, anche se è diventata la capitale mondiale dei prodotti di alta tecnologia, in particolare i microchip. Tuttavia, come scrive padre Gianni Criveller, direttore dell’agenzia Asia News e della rivista “Mondo e Missione” nella prefazione, “ È il posto migliore per chi è interessato alla cultura tradizionale, alle religioni e al folklore del popolo cinese”. Ma io direi anche di più e cioè che il libro interessa la vita e la missione della chiesa in generale.
Taiwan si estende su un territorio grande una volta e mezzo la Sicilia ed ha 24 milioni di abitanti. La capitale Taipei, inquinata e trafficatissima, è una vera metropoli moderna al pari di altre capitali dell’Asia orientale: Hong Kong, Shangai, Seoul e Tokio. A Taipei non ci sono solo altissimi grattacieli, linee mtropolitane e immensi centri commerciali ma anche piccole vie di quartieri popolari dove la modernità non ha cancellato la religione tradizionale. La piccola grande ‘storia cattolica’ dell’isola ha radici nel XVII secolo, quando era tappa per i missionari francescani e domenicani che la prendevano come base per arrivare nel vastissimo territorio cinese, e dove negli anni ’50 del secolo scorso trovarono rifugio missionari e fedeli cacciati dalla Cina continentale in cui si stava consolidando il comunismo maoista.
Taiwan, un caso unico
Qui il discorso potrebbe portarci lontano, basta solo dire che Taiwan è un caso politico unico al mondo che Pechino considera una “provincia ribelle” che presto (si fa per dire!) dovrebbe tornare nel grembo della “grande madre patria” Cina. Fatto sta che Taiwan è la prima e unica democrazia della “Grande Cina”. Un accordo fra i due paesi esiste dal 1992 dove entrambi si dicono fare parte della Grande Cina. Ma l’interpretazione di cosa questo significa realmente è molto diffi cile da individuare ed inoltre nel 2005 Pechino si è dotata di una legge anti-secessionista dura che autorizza a usare ogni mezzo, anche la forza contro Taiwan, per reprimere l’eventualità che venga proclamata l’indipendenza. Si comprende perché in questi ultimi anni le tensioni politiche e le esercitazioni militari si moltiplicano e portano l’attenzione internazionale su quest’isola.
Icio e isabella, sposi con la valigia
Torniamo al libro, e precisamente al capitolo 3 (Spaghetti e karaoke) perché li troviamo la storia di due riminesi: Maurizio (Icio) Giuliano e la moglie Isabella Matteini. Questi due giovani sposi che, su indicazione del sacerdote che fondò Comunione e liberazione, oggi servo di Dio Luigi Giussani, hanno preso armi e bagagli e sono andati a vivere a Taipei, appena finito l’università. O meglio, Icio andò a Taiwan inizialmente da solo attendendo che Isabella si laureasse e lo raggiungesse. Fu una decisione presa di slancio e con semplicità d’animo. Sei anni entusiasmanti e al contempo faticosi, allietati peraltro dalla nascita di tre figli.
Nel libro Leone scrive che “ quello che Isabella e Maurizio stavano facendo a Taipei, non era frutto di uno sforzo, di un progetto personale; tanto meno, di «un’idea terzomondista di missione».
Non erano volati in Asia per risolvere i problemi dei taiwanesi ma per condividere un’amicizia, una missione che in modi diversi riguardava idealmente e concretamente l’intero movimento di Comunione e liberazione dal quale provenivano”.
Il primo gruppetto di Cl a Taiwan è nato così da questi due giovani sposi: Isabella e Icio non potevano nemmeno immaginare che quei “ironici tentativi” avrebbero costituito il seme di una pianta che, curata e innaffiata dai sacerdoti missionari della San Carlo, sarebbe cresciuta florida e rigogliosa.
I due, ormai ritornati a Rimini da tempo, sono stati una sorta di battistrada per altri laici e soprattutto per i sacerdoti della San Carlo che ora sono stabili a Taiwan.
Una storia, tante storie
Siamo partiti dal terzo capitolo ma tutto il libro racconta storie di conversioni piuttosto particolari e personali di incontro con Cristo e nel contempo di un’amicizia e una comunione profonda fra le persone che non solo non hanno dimenticato la tradizione religiosa dei padri, ma ne hanno compreso a fondo e rivitalizzato il senso. Inoltre, tra le pagine, si rivela cosa si intenda per missione, che appunto, prima ancora che opera dei missionari è “missio Dei” (opera di Dio). Così ritroviamo storie vive e attuali di alcuni taiwanesi e dei preti missionari della San Carlo, che per imparare ad essere padri, hanno dovuto percorrere migliaia di chilometri lontano da casa e riscoprire chi li aveva generati.
Serafino Drudi