Home TRE-TuttoRomagnaEconomia LE RETI STRATEGICHE DELLA MOBILITÀ IN EUROPA. IL RUOLO DELL’ITALIA

LE RETI STRATEGICHE DELLA MOBILITÀ IN EUROPA. IL RUOLO DELL’ITALIA

a prima cosa da osservare trattando di reti europee della grande mobilità è come sia scarso l’interesse che la classe dirigente del nostro Paese dedichi a questo tema. Eppure la questione della mobilità e delle reti dei trasporti dovrebbe essere al centro dell’attenzione.

Infatti, senza un’eciente connes sione con l’Europa, persone e merci dicilmente possono muoversi agevolmente fuori del nostro Stato.

Del resto rimanere fuori dai grandi ‘corridoi’ europei, vuol dire anche non avere la possibilità di ottenere nanziamenti per realizzare opere infrastrutturali importanti in Italia.

Infrastrutture che sono ritenute essenziali dal Governo di turno, ma che quasi nessuno si preoccupa di vericare se sono inserite in una programmazione europea. Basta andare a guardare sul sito del Ministero dei Trasporti per rendersi conto di questa situazione.

La mappa dei grandi collegamenti europei non è aggiornata.

Addirittura c’è ancora la Gran Bretagna uscita dall’Unione Europea nel 2017. Va un po’ meglio con il sito di RFI (Rete Ferrovie Italia) aggiornato a dopo la Brexit, ma riporta ancora nove corridoi, mentre ora sono sette, ed è cambiato il loro tracciato e gli Stati che vengono attraversati. Ad esempio, il corridoio Mediterraneo non passa più in Italia, attraversata, ora, da quello Scandinavo-Mediterraneo e quello Baltico-Adriatico.

Essere nella rete europea è fondamentale. La rete transeuropea dei trasporti, denominata TEN-T è un insieme di infrastrutture lineari come ferrovie, strade e vie uviali, ed an che puntuali, quali nodi

urbani, porti, interporti ed aeroporti, considerate rilevanti a livello comunitario.

Mentre la Core Network è costituita dai nodi urbani a maggiore densità abitativa, dai nodi intermodali di maggiore rilevanza e dai relativi collegamenti.

Oggi la priorità a livello europeo è quella di assicurare la continuità dei Corridoi, realizzando le connessioni mancanti, assicurando collegamenti tra le dierenti modalità di traspor to, eliminando i colli di bottiglia esistenti. È evidente che se in Italia o nella nostra regione si vogliono realizzare opere strategiche ed ottenere nanziamenti europei è necessario essere all’interno di questa rete. Ad esempio, si possono realizzare le opere necessarie per adeguare la mobilità agli standard europei e rendere operativi i Corridoi Europei TEN-T. In tal caso occorre favorire l’attivazione di un percorso di concertazione con i gestori delle infrastrutture interessate. Le opere dovranno essere aancate da adeguate poli tiche territoriali, a cura delle Regioni e dagli Stati, come la concessione di incentivi o accordi specici per rea lizzare le opere.

L’Emilia-Romagna è attraversata da due corridoi: il BAC – Adriatico Baltico e lo SCAN-MED – Helsinki-La Valletta.

Ravenna e Bologna sono stati individuati come nodi Core e in totale le città europee coinvolte sono 420.

Nell’ambito di questa rete è prevista l’Alta Velocità da Bologna a Foggia e i primi lavori da Bologna a Castel Bolognese sono in fase di avvio.

L’insieme della Rete sarà realizzata con un programma pluriennale i cui costi potranno essere sostenuti in tutto o in parte dall’Unione Europea. Per questo, in Parlamento e in Commissione bisogna che il Governo italiano abbia una presenza vigile e attenta se vuole portare a casa dei nanziamenti signicativi, al di là del ruolo che possono

giocare le singole Regioni. “Lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto dell’Unione europea richiede un notevole esborso nanziario. Secondo le stime della Commissione, il fabbisogno totale di investimenti in questo settore ammonta a circa 130 miliardi di euro all’anno, e la manutenzione necessita di ulteriori cospicui investimenti.

La sola rete centrale TEN-T costerà, si stima, 500 miliardi di euro per il periodo 2021-2030” (Report Corte dei conti europea). L’Italia ha certamente bisogno di giocare questa partita dei programmi e dei fondi europei, anche perché deve supera- re un decit infrastrutturale ed an che ambientale che ci portiamo dietro da anni e ci vede quasi sempre ultimi nella graduatoria degli Stati dell’Unione Europea. Se l’Italia, nella pianicazione strategica delle opere infrastrutturali, vuole avere un ruolo importante, deve lavorare di più ed impegnarsi a fondo, con costanza e competenza. Se l’Italia vuole avere un ruolo decisivo nel Parlamento europeo, così come è uscito dalle recenti elezioni, deve sicuramente cambiare passo.

Alberto Rossini