Nel secondo concerto delle Settimane Musicali Gustav Mahler un trio rende omaggio alla civiltà musicale austriaca
DOBBIACO, 14 luglio 2024 – Protagonista del secondo concerto alle Settimane di Dobbiaco doveva essere Agnes Palmisano, primadonna della canzone viennese, ma la cantante si è ammalata. All’ultimo momento è stata dunque sostituita dal violoncellista – e, all’occasione, vocalist – Peter Hudler, con inevitabili modifiche al programma rispetto a quello previsto. Invariati invece gli altri due componenti del preannunciato trio: Andrea Teufel alla fisarmonica Schrammel (spesso usata nella musica da camera austriaca, piuttosto piccola e con caratteristiche diverse da quella cromatica) e Daniel Fuchsberger alla Kontragitarre (una chitarra con doppio manico, anche questa classico strumento della tradizione viennese).
La prima parte del concerto, che si è tenuto nel salone degli Specchi del Kulturzentrum di Dobbiaco, era dedicata alle musiche di Franz Schubert arrangiate per quel curioso incrocio tra violoncello e chitarra che è l’arpeggione (strumento inventato nel 1823 da Johann Staufer e che ottenne una certa notorietà grazie soprattutto alla sonata scritta l’anno successivo, ossia esattamente due secoli fa, appunto da Schubert), insieme a vecchie danze viennesi riconducibili alla cerchia degli amici del compositore. Proprio l’arpeggione ha assunto un ruolo idealmente protagonistico, affidato alle sapienti mani di Hudler, capace di sconfinare dalla più ortodossa musica da camera al folk, dal Lieder al jazz. L’eclettico musicista ha offerto un ampio saggio delle sue capacità esecutive, sostenute da un talento comunicativo fuori dal comune; soprattutto, ha fornito esempi della versatilità di uno strumento oggi pressoché sconosciuto, ma dotato di possibilità straordinarie.
I due colleghi gli hanno offerto un’eccellente sponda. Dietro le loro scelte musicali s’intravvedevano, infatti, sia i risultati delle ricerche di Teufel sulle potenzialità della sua fisarmonica sia degli studi etnomusicologici di Fuchsberger, che nel corso del concerto ha utilizzato pure la cetra ad arco (altro strumento inventato da uno degli amici dell’entourage di Schubert). Certo, si tratta di letture non tradizionali – talvolta l’approccio esecutivo assumeva caratteristiche decisamente swing – e che nascono dal piacere di far musica insieme, spesso improvvisando e soprattutto divertendo gli ascoltatori. Ma l’aspetto forse più importante è che dietro simili esecuzioni si potevano leggere le più svariate sfaccettature, comprese le meno prevedibili, di un compositore come Schubert. E, anzi, di un’intera stagione musicale.
Per la seconda parte – assai meno formale – ci si è poi spostati all’aperto, nel parco del Kulturzentrum, dove i tre musicisti hanno intrattenuto il pubblico dando libero sfogo a contaminazioni di ogni tipo, spesso evocando suggestioni di stampo cabarettistico. Una serata godibile anche per chi è lontano da questo tipo di cultura.
Giulia Vannoni