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M come Mahler e Mendelssohn

La Jewish Chanber Orchestra © Max Verdoes

Il soprano Chen Reiss protagonista del concerto che ha inaugurato le Settimane Musicali dedicate a Gustav Mahler 

DOBBIACO, 13 luglio 2024 – Da una parte togli, dall’altra aggiungi. Se si alleggerisce l’organico orchestrale, riducendo drasticamente il numero degli archi, la Quarta perde quel senso di monumentalità che contraddistingue le sinfonie di Mahler, ma nello stesso tempo si percepiscono dettagli spesso destinati a sfuggire o, quanto meno, a restare in ombra.

Il soprano Chen Reiss © Max Verdoes

Con la celebre composizione si sono inaugurate le Settimane Musicali che, a Dobbiaco, onorano dal 1981 la memoria di Gustav Mahler: il compositore era legato da un legame speciale alla città altoatesina, dove passò tre estati in condizioni climatiche favorevoli alle sue precarie condizioni di salute (a poca distanza dal centro cittadino è ancora visitabile la casetta-rifugio in cui si ritirava a lavorare, così carica di suggestioni). Ed è qui che nel 1908 scrisse un capolavoro come Das Lied von der Erde e, nelle estati successive, la Nona sinfonia e la Decima, quest’ultima rimasta però incompiuta.

La magnifica scatola sonora – un’acustica eccellente – della Sala Mahler all’interno del Kulturzentrum, ospitato in quello che un tempo era il Grand Hotel di Dobbiaco, ha dunque ospitato la Jewish Chamber Orchestra Munich, insieme al suo direttore Daniel Grossmann, che l’ha fondata nel 2005. Il concerto molto ben impaginato, dove le scelte musicali apparivano collegate dal filo sottile dell’ebraismo, si è aperto con quattro Lieder di Fanny Hensel Mendelssohn – meno celebre, ma probabilmente altrettanto talentata, sorella maggiore del grande Felix – in origine concepiti per pianoforte e qui proposti nell’orchestrazione del giovane musicista israeliano Tal-Haim Samnon: un arrangiamento che, per molti aspetti, guarda alle suggestioni strumentali della prima metà dell’ottocento, talvolta persino operistiche. I versi di Klopstock e, ancor più, quelli di Goethe sono così risuonati in tutta la loro bellezza grazie anche all’impeccabile esecuzione di Chen Reiss, che ancora una volta si è rivelata eccellente liederista, per il raffinato gusto del cesello e l’impareggiabile aderenza stilistica agli intenti degli autori. Tutte qualità che il soprano ha avuto modo di sfoggiare pure nella successiva grande aria da concerto Infelice! su testo di Metastasio e musiche, questa volta, del più celebrato Felix Mendelssohn-Bartholdy. Alla pagina, d’ineguagliabile bellezza e grande virtuosismo, la Reiss ha impresso accenti accorati e partecipativi, con esiti di straordinaria espressività e grande senso del teatro. A rendere ancora più prezioso e suggestivo l’effetto si è unito all’orchestra – nel ruolo solistico – anche il ventiduenne Tassilo Probst, con le smaglianti sonorità del suo violino.

Il soprano è tornata di nuovo protagonista nella Quarta (1901), una delle sinfonie meno imponenti di Mahler, ma al tempo stesso fra le più intensamente poetiche, presentata a Dobbiaco nella riduzione orchestrale di Ronald Kornfeil. La direzione di Grossmann, sempre benissimo corrisposta dagli eccellenti strumentisti (basterebbe pensare alla precisione delle percussioni e dei fiati), ha valorizzato l’andamento lieve – soltanto in superficie, però – del primo movimento, in cui si avvertono reminiscenze classicheggianti, per arrivare alle inquietudini dolorose dello ‘scherzo’, veicolate dal violino accordato un tono sopra rispetto alla norma. Dopo il magnifico terzo movimento, si approda all’ultimo, che in sostanza è un Lied, “La vita celeste”, tratto dalla raccolta Des Knaben Wunderhorn, in cui risuonano echi più consolatori. Ancora una volta, solo in apparenza. Permane infatti quella visione ambigua che è un tratto distintivo di tanta musica mahleriana. Ed è anche l’indice della sua modernità.

Giulia  Vannoni