Giovedì e venerdì della settimana scorsa i preti di Rimini hanno vissuto la loro “Due giorni” estiva, a Valdragone di San Marino. Il tema è stato quello del titolo: la pastorale sociale nella vita delle nostre comunità. Il coordinatore dei vari incontri è stato don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio di pastorale sociale della Chiesa italiana. Nel contesto del tema generale, tre sono stati gli argomenti più specifici: i cristiani e l’impegno politico, la tutela del creato, le azioni concrete per costruire la pace.
Come possiamo sintetizzare le tante riflessioni, gli orientamenti di fondo e le molte proposte concrete? Provo a dar conto di questa ricca esperienza con alcuni elementi di sintesi. Anzitutto ci siamo resi conto che un evento, per quanto valido e bello, ha valore se si inserisce in un percorso; gesti e iniziative isolati, per quanto significativi, non ci aiutano a cambiare.
Ci auguriamo di proseguire questo cammino per aiutare
tutta la comunità cristiana a vivere la fede come servizio al Regno di Dio e dentro ai problemi della storia.
È importante che ognuno si chieda cosa può fare in concreto, per dare una testimonianza coerente di amore agli uomini e per vivere scelte conseguenti (ad esempio nella partecipazione attiva, nel risparmio energetico o negli stili di pace).
Ma il vero cambiamento non è solo delle persone, se agiscono come individui isolati: la vera sfida è quella di mettersi in relazione, di operare in rete, di costruire percorsi comunitari. Ciò è molto importante sia all’interno di ogni comunità cristiana che nel rapporto con le realtà sociali del territorio.
Per quel che riguarda la vita della chiesa, abbiamo due grandi sfide.
La prima: superare una impostazione per la quale prima si cerca di formare dei cristiani, e poi li si invita ad entrare nella società. Questo metodo è fallimentare. La vera formazione cristiana è quella che, da subito, dialoga con i problemi e le sfide della vita
ed invita ad impegnarsi al servizio dell’uomo e della società.
La seconda (coerente con la prima): facciamo entrare la vita e le sue sfide nella pastorale ordinaria: la liturgia, la catechesi, i gruppi… Ad esempio: che senso ha una Eucarestia sganciata dalla vita e dalla storia? Alcune attenzioni (come la preghiera dei fedeli che nasce dai fatti e dalle esperienze del territorio) possono cambiare modo e direzione.
Riguardo al rapporto con quanti nella società avvertono l’importanza di questi temi, abbiamo riconosciuto quanto sia necessario aprirsi al dialogo e alla collaborazione perché solo facendo rete potremo incidere con proposte, stili di vita, e scelte nuove.
In particolare: quegli stessi giovani che troviamo lontani dalla politica (troppo lontana, inconcludente e incoerente…), sono gli stessi che si mostrano così attenti ai temi ecologici e della giustizia sociale; iniziare percorsi concreti con loro è quanto mai necessario.
Qui trovano spazio e motivazione gli incontri di formazione politica, aperti a tutti, ma soprattutto per i giovani.
Nell’ascolto delle situazioni problematiche e delle difficoltà attuali, più volte e da diversi è emerso il grave problema della casa. Pertanto sarà giusto affrontarlo seriamente ed insieme.
Provo ora a dire qualcosa di più concreto su ognuno dei tre temi affrontati.
La politica. A fronte della crisi attuale, che si configura anche come fragilità della democrazia, abbiamo accolto l’invito a favorire una nuova partecipazione, sia all’impegno sociale che direttamente nell’ambito politico e partitico. Evitando però quegli atteggiamenti così nefasti che il teatrino moderno ci mostra: la litigiosità, lo sguardo a corto raggio, l’interesse privato, l’incoerenza… La comunità cristiana, e i suoi pastori, hanno tre compiti di grande rilievo: 1. Favorire e promuovere la “vocazione” all’impegno politico nei laici, come chiamata ad un servizio alto di carità e di giustizia; 2. Accompagnare quei laici che iniziano un servizio politico, evitando il pericolo che si sentano esclusi dalla comunità e favorendo in loro percorsi comunitari di discernimento; 3. Promuovere occasioni di incontro e di dialogo tra tutti i cristiani che fanno politica (nei vari schieramenti) per favorire in tutti il rispetto reciproco, la convergenza su obiettivi condivisi e il continuo rimando al bene comune.
Tutto questo trova particolare valore mentre la Chiesa italiana si appresta a vivere la 50ª “ Settimana sociale” a Trieste (3-7 luglio). I temi, i dialoghi
L’ecologia. Che il nostro mondo viva problemi sempre più gravi è sotto gli occhi di tutti, e tutti ne facciamo esperienza.
Il riscaldamento globale del pianeta, direttamente correlato ai comportamenti della nostra civiltà industriale e consumistica, comporta l’evidente peggioramento climatico. Stiamo consumando i beni e le materie prime in maniera esagerata e
come se non avessero mai fine. Abbiamo mentalità e comportamenti tipo “usa e getta” (sia verso le cose, sia verso le persone…).
I forti interventi del Papa, soprattutto nella enciclica Laudato sì, sono un invito ad intervenire, a cambiare atteggiamento, a prenderci cura del creato in maniera responsabile. Egli ci propone una “ecologia integrale”, dove tutto sta insieme: natura, umanità, giustizia, futuro… Nelle sue parole non si concede spazio al negazionismo senza fondamento.
Nel dialogo tra i preti sono emerse diverse possibilità concrete per un cambiamento di mentalità e di comportamenti. L’aspetto più rilevante è quello di procedere con decisione verso la costituzione delle Comunità energetiche. Esse, sia nella fase attuativa che poi nel loro funzionamento, pongono in atto una serie di buone pratiche: mentre si protegge il creato (con una energia pulita), e si risparmia (con gli incentivi e il mutuo aiuto) sono anche stimolo ad esperienze comunitarie (coinvolgendo privati, enti pubblici e tante famiglie) e sostegno sociale (con l’inclusione delle famiglie povere).
L’impegno per la pace. Anche qui il punto di partenza è quanto mai drammatico, dato che la cronaca quotidiana ci fornisce continuamente spettacoli desolanti di azioni belliche che colpiscono non solo gli eserciti contrapposti, ma anche tanta popolazione civile, donne, anziani e bambini… Bisogna anche dire che ci sono tante più guerre di quello che i mass media ci presentano; alcune sono da noi dimenticate, oppure sono considerate poco importanti.
Papa Francesco supplica il mondo intero di fermare le armi (ed il commercio delle armi), di disarmare i cuori, di intraprendere azioni di dialogo e di incontri tra le parti.
In particolare, nella enciclica Fratelli tutti, ci ha ricordato il motivo che sostiene le azioni di pace e l’alto obiettivo da raggiungere: siamo tutti fratelli, siamo tutti parte della grande famiglia umana!
Nella nostra “Due giorni” abbiamo ascoltato la testimonianza di un membro di “ Operazione Colomba”.
Ci ha presentato l’impegno concreto di questi volontari in varie zone di guerra. Con una vita quotidiana semplice, abitando con le popolazioni esposte, essi operano una positiva interposizione tra contendenti e sono un segno profetico di speranza.
Abbiamo compreso che, oltre ai necessari momenti di preghiera e ai gesti pubblici di riflessione e di testimonianza, servono anche azioni concrete.
Bisogna credere nella pace e nella non violenza; bisogna operare per la pace. Siamo chiamati a disarmare il linguaggio che spesso veicola scenari di violenza e di odio. È anche importante fare attenzione ad una diversa informazione, dato che spesso la guerra viene presentata come l’unica soluzione possibile.
Ancora: boicottare ditte e banche che costruiscono armi; favorire la formazione alla pace (soprattutto per i giovani) e promuovere opere profetiche e controcorrente…
A mo’ di conclusione. È stata una “Due giorni” intensa e vivace. I temi affrontati non sono certo una novità per la vita della chiesa; e tuttavia è stato utile riconfermarli e sottolinearli insieme.
L’importante, certo, è non vivere un evento, ma una tappa in un percorso; speriamo di proseguire nella linea tracciata.
Ci stiamo preparando ad un anno straordinario: l’Anno santo del Giubileo.
La proposta giubilare non si può esaurire negli aspetti rituali e neppure nei pellegrinaggi: essa è nata in un contesto di forte richiamo alla giustizia sociale.
Pertanto potremo vivere molti degli aspetti sopra indicati proprio nell’alveo e nello spirito della esperienza giubilare.
Don Pierpaolo Conti