Immaginate di svegliarvi un giorno qualsiasi alla mattina. Bisogna fare colazione e prepararsi (mentalmente e non) a una nuova giornata di lavoro… o forse no. Non più. Forse un giorno neanche troppo lontano non saremo più noi a doverci presentare in ufficio a svolgere determinate mansioni. Se in tempi più o meno remoti si ipotizzava che ognuno di noi avesse sette sosia nel mondo, i tempi moderni supportati dalle più avanzate forme di tecnologia e intelligenza artificiale si stanno avvicinando parecchio a questa credenza popolare.
Non saranno sette sosia, ma uno identico in tutto e per tutto a noi. Parlano come noi, si muovono come noi, sembrano pensare come noi: sono i cloni digitali, le nostre copie virtuali che sono state addestrate per “prendere il nostro posto”. Come? Lavorando al nostro posto.
E già ci sono coloro che li stanno impiegando per “ potersi assentare in maniera invisibile” dal proprio operato giornaliero. Sembra fantascienza, ma è tutto vero. Il famoso portale d’informazione online Fanpage fa notare che tra i primi ad adottare il proprio clone digitale c’è Deepak Chopra, scrittore e medico indiano che ha deciso di creare il proprio “doppio” digitale per gestire le chiamate lavorative su Zoom, rispondere alle e-mail e fornire consigli gratuiti nei propri contenuti audio-visivi sui social. Il clone, sviluppato da Delphi (uno dei linguaggi di programmazione più sofisticati e autorevoli a livello globale) è stato istruito per comunicare, muoversi ed emulare il dottor Chopra.
Ma come sono realizzati i cloni digitali?
Molto più semplicemente di quello che si possa fantasticare: basta avere qualche foto della persona in questione, con qualche audio e video da cui estrapolarne il timbro vocale, la mimica facciale, le movenze e la postura: il gioco è fatto. Per chi si imbattesse per la prima volta in questa ultima novità del mondo di internet, è importante sottolineare che l’intelligenza artificiale non va a ricreare una sorta di robot presente che si può toccare dal vivo, ma bensì va a programmare una “copiatura” della persona, rendendola molto più efficiente nell’eseguire compiti e azioni che richiedono concentrazione e precisione nel lungo periodo, componente che per natura non è data all’uomo in quanto è un essere che deve (e ha il diritto) di riposare.
Il futuro del lavoro è quindi nelle mani dei cloni?
Una nuova tendenza che sta prendendo piede rapidamente, con aziende che investono nel settore per sviluppare cloni personalizzati capaci di svolgere una vasta gamma di compiti, dalle risposte alle mail arrivando addirittura alle interazioni con i clienti, lavorando anche quando le imprese sono chiuse e i dipendenti sono a riposo o in vacanza. Di fronte a questo argomento l’opinione pubblica sembrerebbe dividersi a metà; c’è chi crede, ad esempio, che alcuni mestieri non potranno mai essere sostituiti da una “macchina”. Tra gli informatici, invece, c’è chi sostiene che tra 20 anni o anche meno, nei posti di lavoro ci saranno sempre meno persone e sempre più copie virtuali.
Tra i giovani
Ma cosa ne pensa di un argomento così particolare chi, quel futuro, lo vedrà in prima persona? Risponde Laura, 27 anni, apprendista per un’agenzia che organizza fiere e convegni sul territorio di Rimini. Una voce che si porta dietro dubbi e timori di una società fragile e imprevedibile, sempre più capace di rimpiazzarti velocemente e senza remore.
Laura, pensi che un domani verremo sostituiti dai cloni digitali?
“Oddio, avere qualcuno che lavori al posto mioquando sono in vacanza non è, di per sé, un’idea malvagia. Sapere di avere qualcuno con cui smezzare le mie mansioni, dividendo compiti e responsabilità sarebbe parecchio comodo e utile. In ogni caso, questo fenomeno mi sembra ancora troppo lontano dalla mia realtà”.
In generale, non hai paura che con le nuove tecnologie ci siano più possibilità di essere sostituiti e perdere il lavoro?
“Francamente un po’ sì. Lavorando in ufficio sono consapevole di essere nella categoria più gettonata per essere ‘schiacciata’ da una macchina, in quanto parlo per svariate ore al giorno al telefono e organizzo il calendario di appuntamenti. In fondo le imprese stanno ancora portando sulle spalle gli strascichi di anni pandemici che li hanno messi in ginocchio economicamente parlando, quindi non mi stupirebbe se un datore di lavoro decidesse di investire sulle tecnologie al posto che sulle persone. È avvilente pensare che anni spesi a studiare e a formarsi possano non significare niente di fronte alla possibilità di utilizzare un clone che faccia risparmiare soldi, risorse e personale. Fin da piccola mi hanno insegnato che se ci si impegna e si è determinati e costanti, presto o tardi le soddisfazioni arrivano e i propri obiettivi si possono raggiungere. Oggi sono un po’ più pessimista: il settore tecnologico sta crescendo a dismisura e temo di poter essere inghiottita”.
Federica Tonini