L’ALLARME. La piattaforma informatica SOLE, pensata per snellire il lavoro dei medici, è protagonista di continui disservizi. Cosa sta succedendo?
“Se non proprio costretti vi chiedo di soprassedere dall’inviare richieste al numero della segreteria perché il sistema della nostra cartella gestionale di pazienti è bloccato da quasi cinque ore! I medici chiaramente non hanno colpa per questo disservizio informatico.Anzi, per questo ennesimo disservizio informatico”.
È il messaggio, che sembra quasi un grido esasperato, inviato da un medico riminese a tutti i propri pazienti. Un messaggio che porta alla luce un problema di grande importanza e, purtroppo, presente da tempo: i costanti disservizi della piattaforma informatica utilizzata dagli operatori del sistema sanitario della nostra provincia. Parliamo di SOLE (Sanità On LinE), progetto sviluppato dalla Regione Emilia-Romagna (attraverso la società Lepida) con l’obiettivo, in estrema sintesi, di collegare attraverso una piattaforma informatica tutti gli ambiti della sanità territoriale, dagli ospedali ai medici di famiglia e gli specialisti, così da creare una rete integrata alla quale ogni operatore possa accedere, riducendo notevolmente la burocrazia e, di conseguenza, rendendo più leggero il carico di lavoro, efficientando tutto il sistema. Intento lodevole che, purtroppo, si deve scontrare con la realtà: da mesi (se non di più) la cartella SOLE si rende protagonista di problemi tecnici quasi ogni giorno. Blocchi e rallentamenti che provocano l’effetto esattamente contrario a quanto auspicato, ossia un ulteriore appesantimento del carico burocratico in capo a medici e operatori, oltre a una sempre crescente frustrazione. Il tutto con il rischio che a rimetterci sia la componente più fragile di tutto il sistema: i pazienti.
Medici in sciopero?
L’esasperazione dei medici rischia di raggiungere il punto di non ritorno, arrivando a paventare anche l’ipotesi di uno “sciopero”, seppur non in senso stretto per non mettere a rischio in alcun modo la tutela della salute dei cittadini. “ Dal 2017 a oggi i problemi sono aumentati. – è la testimonianza del dottor Corrado Paolizzi, medico di famiglia di Rimini – Si tratta di problemi praticamente quotidiani, con la cartella SOLE che va in blocco anche per ore, senza nessuna indicazione sulle cause, tempi e modi di risoluzione. Una situazione esasperante, tanto da farci pensare a una sorta di sciopero bianco, una protesta che consiste nel produrre solamente ricette scritte a mano, senza utilizzare il sistema informatico, così che il Cup si ritrovi oberato dalle nostre richieste. Causando, così, il disagio tipico di uno sciopero, senza però privare i pazienti delle loro prestazioni sanitarie. Un’altra via possibile è quella di affidarsi ad altri servizi informatici forniti da aziende private, come diversi gruppi di medici stanno seriamente pensando di fare”.
La situazione è complessa: i blocchi informatici sono pressoché quotidiani, tanto da spingere alcuni medici riminesi a ipotizzare una sorta di sciopero bianco, per creare disagio al sistema ma senza privare i pazienti delle cure
Una situazione complicata, che ha un impatto profondo sul lavoro dei professionisti sanitari. “ Questa situazione – prosegue il medico riminese – provoca un rallentamento e un aumento del carico di lavoro molto importanti, che vanno ad aggiungersi al già alto livello di burocrazia alla quale siamo sottoposti oggi. Per intenderci: in presenza di questi disservizi, in una giornata in cui devo assistere una ventina di pazienti, posso anche impiegare 8 ore di lavoro”.
SNAMI: “Possibile abbandono della piattaforma”
Le rappresentanze sono scese in campo fin da subito. In particolare lo SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani), che attraverso il dottor Pietro Pesaresi, presidente della sezione provinciale riminese, analizza la situazione, avanzando alcune ipotesi per il futuro. “ La situazione è sempre più difficile. E a Rimini questi disservizi hanno un impatto particolarmente profondo: il progetto è regionale, ma nel riminese la percentuale di medici di base che vi ha aderito è del 100%, unico caso in Emilia-Romagna.
Questo perché Rimini ha sempre avuto una tradizione in questo senso, essendo stata la prima provincia sul territorio a utilizzare i sistemi informatici per la sanità, oltre 25 anni fa, tanto che nel 2017 alla proposta della Regione di aderire al proprio progetto la nostra provincia ha accettato in modo totale e uniforme.
Purtroppo, col senno di poi”.
Da cosa nascono i problemi che riscontrate?
“ La cartella SOLE non ha mai funzionato bene e, addirittura, negli ultimi due anni ha subìto un particolare calo di prestazioni. Il progetto, che nasce da un accordo tra la Regione e i sindacati, prevede che sia l’ente regionale a fornirci tutto il necessario per utilizzare il servizio informatico, sia hardware sia software, oltre alla connessione di rete.
Ma il problema, purtroppo, è sempre quello delle risorse. Gli investimenti della Regione evidentemente non sono sufficienti a fornire una struttura informatica idonea alle necessità del sistema sanitario di oggi: la rete è lenta, lo sviluppo del sistema è rimasto aggiornato a parecchi anni fa e tutto questo produce frequenti rallentamenti o addirittura blocchi che non ci consentono di lavorare”.
Con tutte le conseguenze del caso.
“ I blocchi non ci permettono di produrre le ricette dematerializzate, costringendo i medici a stamparle fisicamente e i pazienti a venire di persona a ritirarle, con tutti i disagi del caso soprattutto per le persone più anziane, con patologie croniche e difficoltà a muoversi e spostarsi.
Inoltre, ad acutizzare le criticità, c’è l’assenza di reali spiegazioni da parte dell’ente regionale su cause o soluzioni a questi problemi. Uno scenario che rende i medici molto arrabbiati”.
Come vi state muovendo per uscire da questa situazione?
“ Stiamo maturando la consapevolezza che la vera soluzione sia quella di trasferirci su altre piattaforme, di tipo privato, affidandoci ad aziende specializzate in questo tipo di servizi.
Questo risolverebbe le criticità attuali, ma va detto che si rischierebbe di avere una frammentazione di sistemi informatici utilizzati da diversi gruppi di medici, perdendo quell’uniformità di schemi e protocolli che oggi è garantita dal sistema informatico regionale. Se la situazione rimane questa, però, non vediamo altre soluzioni, nonostante questo significherebbe un ulteriore grande sforzo da parte di tutti i medici”.
Questo lo scenario attuale e, al momento di andare in stampa, seppur interpellata la Regione Emilia-Romagna non ha fornito riscontro.