È come se l’urbanistica avesse perso interesse, come se le questioni di pianificazione territoriale fossero affare di pochi e non riguardassero, invece, tutti
La Provincia di Rimini con il Decreto del Presidente del febbraio 2024 ha assunto la proposta di Piano Territoriale di Area Vasta (PTAV) ai sensi della nuova legge urbanistica regionale del 2017. Subito dopo è stata avviata la fase di consultazione pubblica rivolta al coinvolgimento di istituzioni, associazioni e cittadini per condividere e migliorare, con il contributo di tutti, le proposte del Piano. Il 5 maggio è scaduto il termine per la presentazione delle osservazioni. Ora dovranno essere esaminate e “contro dedotte” dal Consiglio provinciale. Si procederà, quindi, con l’adozione e alla ne con l’approvazione del Piano. In questa fase, tuttavia, non sembra, che le amministrazioni comunali, i partiti, le associazioni di categoria e vari portatori di interesse si siano particolarmente interessati alla formazione del Piano. Può darsi che non abbiano compreso l’importanza delle questioni in gioco, oppure che attendano di far sentire la propria voce in momenti successivi. Occorre, però, notare che anche rispetto all’elaborazione dei nuovi Piani Urbanistici Generali (PUG) di competenza dei Comuni, si registra uno scarso interesse, tant’è che a livello provinciale nora solo un Comune ha approvato il proprio PUG. È come se l’urbanistica avesse perso interesse, come se le questioni di pianicazione territoriale fossero aare di pochi e non riguardassero, invece, tutti noi. Visto che l’urbanistica ha a che fare con l’ambiente, l’economia, le infrastrutture, ma anche i diversi servizi, dalla scuola, al trasporto pubblico, no alle strutture socio sanitarie.
Il nuovo Piano manderà in pensione uello attualmente vigente, ovvero Piano Territoriale di Coordinamen quello attualmente vigente, ovvero il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale approvato nel 2007 e rivisto nel 2013, con la variante che ha consentito di estendere il territorio della provincia di Rimini all’Alta Valmarecchia, dopo l’esito del referendum che ha visto transitare i Comuni della Valle dalle Marche all’Emilia Romagna.
Il PTCP del 2007 aveva soprattutto l’obiettivo di contenere la fase di espansione del territorio, provando a passare da una crescita quantitativa ad una qualitativa. Il PTAV, invece, pone l’accento sulla necessità di una “nuova alleanza territoriale” che ponga al centro dell’azione le misure di mitigazione e di adattamento agli impatti del cambiamento climatico. Questa è la priorità che ispira le linee direttrici del Piano. “Il Ptav della Provincia di Rimini riconosce e aronta la sda del cambiamento climatico quale tema centrale e trasversale nel governo del territorio, ponendo in primo piano i beneci ecosistemici come servizi fon damentali per la vita e per la tutela primaria della salute. Il Piano assume il principio della circolarità e identica nel miglioramento del metabolismo territoriale e urbano il principale indicatore di ecacia delle azioni sul territorio; adotta il criterio prioritario del riuso, promuovendo la rigenerazione diusa e la tutela del suolo libero quali condizioni necessarie per il benessere universale e la convivenza civile; persegue la valorizzazione, la cura e la condivisione del patrimonio materiale e immateriale della collettività provinciale, esaltando i valori di persona e di comunità” .
Così è scritto nel Manifesto del Piano ed è quindi questa la losoa del Piano stesso e, infatti, tra i dati fondamentali che prende in considerazione ci sono quelli legati alle trasformazioni ambientali. A partire dall’aumento di 1.6 gradi della temperatura, dall’incremento delle ondate di calore, stimate al + 300% da qui al 2050, dal fatto che più del 10% della supercie del territorio provinciale è esposto a rischi di temperatura elevata. Inoltre, più del 15% delle nostre aree è esposto ad inondazioni, mentre le previsioni indicano che il livello del mare aumenterà di 30/40 centimetri e l’indice di franosità nelle aree collinari e montane è del 30%. Questi dati debbono essere la base di un modo diverso di rapportarci all’ambiente che va curato, preservato e mantenuto in un modo che nora non abbiamo fatto. In sostanza, occorre un diverso pensiero e un dierente sistema di produzione e di consumo. Bisogna evitare, da questo punto di vista, l’ulteriore utilizzo di suolo e perseguire il saldo zero entro il 2035. Occorre cambiare rotta perché il suolo consumato in tutto il territorio provinciale è pari al 19%. Questo dato sale al 44% se riferito al solo territorio dei comuni costieri.
Anche in tempi recenti il consumo di suolo è continuato ad aumentare, dal 1997 al 2017 è cresciuto del 15%. Il Piano, inoltre, analizza i ussi dei consumi di materia ed energia. L’utilizzo idrico ammonta a 40 miliardi di litri per anno, con una dispersione idrica pari al 26%, il consumo di energia elettrica è pari a 57 milioni di GWh, i riuti prodotti sono 745 kg per abitante. Anche nella mobilità occorre un profondo ripensamento visto che i residenti usano l’auto per l’80% degli spostamenti quotidiani. Le azioni del Piano puntano ad assumere il principio della rigenerazione quale fattore centrale per migliorare la qualità dello spazio e delle relazioni sociali, puntando a tutelare i suoli liberi anche nel territorio urbanizzato e favorendo la creazione di infrastrutture verdi. Occorre attivare piani energetici e promuovere modelli di produzione basati su fonti energetiche rinnovabili. Anche se nel Piano non si fa mai riferimento all’eolico in mare che invece potrebbe essere una grande opportunità. In chiusura è importante citare che si propone l’attivazione di un fondo solidale dedicato principalmente al sostegno delle aree dei territori collinari e montani. Vedremo quale sarà il cammino futuro del Piano, ma perché decolli e possa divenire uno strumento importante bisogna che aumenti la consapevolezza dei problemi e cresca la condivisione delle soluzioni e senza l’attiva partecipazione dei cittadini e del mondo sociale ed economico, non potrà avvenire niente di tutto questo.
Alberto Rossini