L’inchiesta (2). Partecipazione dal basso, Rimini ha “perso” le circoscrizioni
Con la legge del 2014, queste forme dal basso potevano essere reintrodotte, ma la città non lo ha fatto
L’unica forma attuale è rappresentata dai comitati Ci.Vi.Vo. Sembra necessario un pensiero nuovo
Il decentramento comunale? È’esperienza tutta emiliano- romagnola all’origine, nata da un’idea di Giuseppe Dossetti per rispondere ai “ bisogni di integrazione sociale, creare nuovi canali di partecipazione popolare e migliorare l’efficacia dell’azione amministrativa”.
Rimini ha abbracciato le istanze di democrazia partecipata sin dagli anni Settanta, anche se con alterne fortune. Le sei circoscrizioni presenti in città hanno inciso (in misure differenti) su temi come la costruzione di nuove scuole, alloggi popolari, politiche sociali, servizi di base e farmacie, scelte urbanistiche, verde urbano e sicurezza.
Oggi qual è la situazione dei quartieri? Perché, dopo le prime crepe degli anni Novanta e la nuova legge del 2014, non sono più riapparsi? La partecipazione “dal basso” del futuro sarà lasciata solo al buon cuore (e alle opere comunque meritorie) e alla rete di sussidiarietà dei comitati Ci.Vi.Vo?
Lo Statuto del comune di Rimini prevede, all’articolo 48 cap. 1 e 2: 1.Il Comune di Rimini articola il proprio territorio in Circoscrizioni di decentramento.
2. Le Circoscrizioni sono istituite quali organi di partecipazione, di gestione di servizi di base nonché per l’esercizio di funzioni delegate dal Comune.
Seguono fino all’articolo 54 le norme che ne regolano funzionamento e modalità. Ma soprattutto colpisce la determinazione dell’attuale Sindaco Jamil Sadegholvaad che in ripetute occasioni pubbliche, compreso un apposito consiglio comunale dedicato al tema ha inteso respingere ogni richiesta (peraltro provenienti anche in larga parte dal proprio partito) di re-introdurre i Quartieri “ perché esclusivamente somma di comitati, diventa difficile avere una visione complessiva della città e il risultato sarebbe esclusivamente una maionese impazzita, senza alcuna possibilità di dare risposte alla città. Le forme di partecipazione potrebbero essere diverse come i forum urbani”.
Intanto Rimini ribolle di comitati spontanei e petizioni per la reintroduzione degli organismi di partecipazione decentrata. Sette comitati, talvolta di zona, altre volte di scopo specifico, riunitisi in assemblea lo scorso mese di marzo si sono costituiti in coordinamento per rivendicare la possibilità di dire la propria sui tanti temi delle comunità e dei territori: viabilità urbana ed extraurbana, sostenibilità ambientale, sicurezza, grandi progetti, ambiente e verde urbano, cultura, benessere di cittadini e turisti. I volti delle figure coinvolte, sono anche qui spesso, figure storiche e di grande esperienza della vita delle scomparse circoscrizioni.
Scettico e critico il commento dell’ex presidente del Q1 Bonito: “ Senza reali risorse che dotino i quartieri di un proprio Bilancio autonomo e sufficientemente sostanzioso, non si può garantire loro la necessaria dignità”. Al contrario Fabio Betti, ex presidente del Q5: “ Quando le circoscrizioni sono state state libere e non vincolate a diatribe tra schieramenti, sono state molto utili per indirizzare la politica comunale su istanze favorevoli alla vivibilità del quartiere. L’abolizione dei quartieri, giustificata in maniera falsa dalla necessità di ridurre le spese della politica, personalmente, l’ho vissuta come una presa in giro”.
Ritorno al futuro.Spettatori o protagonisti?
Se la soppressione effettuata delle circoscrizioni nei Comuni medio-piccoli resta una questione irrisolta anche per il quadro di modifiche avvenute negli anni per il ruolo di Sindaci, Amministrazione e macchina comunale, la dimensione di quartiere, anche per la progressiva molteplicità e diversità sociale, generazionale, culturale che una comunità, seppur piccola può rappresentare, resta sicuramente un tassello chiave e dirimente per il futuro governo delle città, proprio per via della sua rilevanza di “snodo di aggregazione e interazione” con l’amministrazione. Al di là di infelici battute, che tendono a dare, della partecipazione decentrata, una visione macchiettistica, la stessa rappresenta ancora oggi l’ambito ideale di prossimità, nella quale bisognerà impegnarsi per implementare i processi di rigenerazione degli spazi pubblici, declinare politiche di inclusione sociale e avvicinare l’amministrazione alla cittadinanza attraverso nuovi meccanismi di dialogo e collaborazione.
Alla luce dei risultati ottenuti, si è rivelata fin da subito fuorviante l’idea che le circoscrizioni potessero semplicemente uscire di scena. Oggi in molti comuni sono stati istituiti organismi variamente conformati, orientati a una funzione di stimolo della partecipazione civica, con l’obiettivo di raccordare le istanze sociali che insistono su un certo territorio, di mantenere il contatto con le relative comunità e di capitalizzare al massimo la loro ricchezza potenziale.
D’altra parte, dove le circoscrizioni non sono state reintegrate, resta lo spontaneismo dei comitati civici, le cui istanze se non incanalate nella giusta dimensione della politica, cioè del dialogo con responsabile consapevolezza, rischiano di accendere pericolose, inutili e sterili contrapposizioni.
Dal 2010, per quanto riguarda Rimini, purtroppo sembra che poco si sia fatto per ripensare le forme di aggregazione e partecipazione dal basso. Si sarebbe potuto guardare con maggiore attenzione alle rinnovate esperienze in corso in tante città della stessa dimensione di Rimini, altresì si sarebbe potuto iniziare a ri-disegnare una geografia delle circoscrizioni diversa da quella del passato, in modo da rendere, sia i territori, sia le comunità, aggregati con maggiore omogeneità rispetto alle precedenti circoscrizioni. Le vecchie spaziavano dai confini del centro storico a quelli della Repubblica di San Marino. Oggi, invece, servirebbe ipotizzare “zone d’interesse” ampie con più quartieri storici e non, con caratteristiche omogenee o similari nel proprio ambito. Proviamo a immaginare la vasta area del forese, che nella precedente esperienza amministrativa risultava frazionato in più circoscrizioni, ciascuna delle quali a prevalenza di residenti e interessi a carattere urbano/metropolitano.
Forse che Santa Giustina, Corpolò o Gaiofana non presentino caratteristiche più simili tra loro per mobilità, trasporto scolastico, traffico, presenza di infrastrutture di grande collegamento extraurbano, manutenzioni stradali e dei fossi di scolo delle acque, a confronto di realtà urbane o turistiche come Piazza Mazzini, Viserba centro e il V Peep?
Mai più Quartieri? E il confronto allargato?
La ripresa delle attività dei Quartieri necessita di un pensiero nuovo, che prende avvio dal confronto allargato con i cittadini per rimettere la discussione sulla giusta carreggiata, senza strappi o prese di posizioni “a prescindere”.
In Italia, negli ultimi anni, il “campo della democrazia” è stato a più riprese saccheggiato: alberi segati e raccolta indiscriminata di frutti, senza la necessaria attenzione nella cura, per mantenere bello, vivo e fruttuoso quel campo. L’abolizione delle circoscrizioni prima, la soppressione dell’elezione di Presidenti e consigli provinciali, il taglio significativo dei rappresentanti parlamentari, l’adozione di leggi elettorali che impediscono, di fatto, la scelta diretta, da parte degli elettori, dei propri rappresentanti per Camera e Senato, costituiscono dei pericolosi smottamenti di quel campo della democrazia, come dimostra la progressiva e crescente disaffezione al voto.
Don Giuseppe Dossetti in occasione della nascita dei “comitati per la difesa della Costituzione” ebbe a lanciare un’esortazione profetica, solo in parte, oggi, realizzata. “ Non vedo nascere un pensiero nuovo né da parte laica, né da parte cristiana. Siamo tutti immobili, fissi su un presente, che si cerca di rabberciare in qualche maniera, ma non con il senso della profondità dei mutamenti. L’unico grido che vorrei fare sentire oggi è il grido di chi dice: … attrezzatevi per tale situazione. Convocate delle giovani menti che siano predisposte per questo e che abbiano, oltre che l’intelligenza, il cuore, cioè lo spirito cristiano”.
Maurizio Taormina