«Venite a riposarvi un po’». La frase di Gesù nel Vangelo di Marco ha fatto da cornice ideale alla bellissima giornata di comunione che i sacerdoti riminesi hanno vissuto venerdì 10 maggio alla Cella di Bonora a Montefiore. Erano un centinaio, di ogni età, provenienti da tutta la Diocesi. Motivo del ritrovo: la festa ai due amati vescovi, per i 25 anni di episcopato di monsignor Francesco Lambiasi e per il compleanno di monsignor Nicolò Anselmi (il 9 maggio). Clima di grande fraternità e gioia del ritrovarsi. In molti momenti della vita i sacerdoti sono soli, ma la fraternità sacerdotale è dono di grazia per loro e testimonianza per il Popolo di Dio. Del resto in virtù della comune ordinazione e missione, tutti i preti sono fra loro legati da un’intima fraternità che spontaneamente e volentieri si manifesta nel mutuo aiuto, spirituale e materiale, pastorale e personale, nelle riunioni e nella comunione di vita, di lavoro e di carità. E questo, senza richiederlo, è stato il clima in cui è vissuto l’incontro.
Nella preghiera di fronte alla bellissima e dolce immagine di Maria che allatta il bimbo, il primo pensiero è andato ai don ammalati e naturalmente a quelli che ora non ci sono più, iniziando dagli ultimi due rettori del santuario: don Emilio Maresi e don Ferruccio Cappuccini. Dopo il caffè al nuovo bar gestito dalla Comunità Educativa Carcerati (Cec), tutti in chiesa per il Rosario guidato da don Egidio Brigliadori, l’attuale Rettore. Alle 11 la messa presieduta dal festeggiato monsignor Francesco con un pensiero di apertura del vescovo Nicolò. Il clima è gioioso, monsignor Lambiasi in forma splendida.
Riprende nell’omelia i ricchi contenuti del suo primo messaggio da Vescovo all’ingresso nella Diocesi di Anagni “Cinque pani e due pesci”. Ad ogni pane un significato, così ad ogni pesce. Un sacerdote biricchino commenta a bassa voce: “Fortuna che non ha commentato i pani dopo la moltiplicazione”, ma è solo per scatenare un ulteriore sorriso. Alla fine della celebrazione qualche piccolo dono per ricordare l’evento: un quadro con due putti musicisti del Tempio Malatestiano a monsignor Francesco e un casco da ciclista per monsignor Nicolò, con l’invito – non solo scherzoso – a correre meno. Il Vescovo lo ha ripreso nell’incontro che ne è seguito: “ È vero, abbiamo bisogno tutti di correre meno. Del resto che fascino vocazionale può avere una vita tutta di affanni? Lo dico, ma poi faccio fatica a viverlo”.
Il pranzo finale, offerto da don Francesco, è nell’ex refettorio del Seminario estivo. Il cibo è preparato dagli ospiti del Cec, dai collaboratori della Comunità, dalle suorine Sorelle dell’Immacolata. Come il bar, è il primo passo del bel progetto che speriamo si attui nell’Anno Santo, anche con il contributo della Cei (8×1000), di trasferire la comunità dal paese al santuario.
Accanto al CEC dovrebbe nascere una Casa Famiglia, per il potere educante che, chi vive un handicap, ha rispetto alle persone in carcere per scelte sbagliate. La festa a monsignor Lambiasi avrà un secondo momento per tutti domenica 2 giugno alle 17,30 in Cattedrale. (GvT)