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Il tempo delle scelte

Nella complessa fase della crescita, lì dove l’adolescenza fa capolino, terminate le scuole medie ci si affaccia a un fatidico bivio: la scelta della scuola superiore. Questo momento, carico di aspettative e incertezze, diventa un vero crocevia, tra la marea dei vari indirizzi di studio che la Pubblica (ma anche privata) Istruzione propone. I giovanissimi, spinti e tirati dalla corrente dei consigli degli adulti, dalle mode del momento e dalle pressioni sociali, devono destreggiarsi in questa nebulosa di pensieri non facile da gestire. Tuttavia, la scelta non dovrebbe essere dettata da queste influenze esterne, ma piuttosto dalla vera passione e dalle inclinazioni personali.

Quindi cosa scegliere?

A delineare quali siano le preferenze dei giovani in merito alle scelte scolastiche intervengono le più recenti statistiche del Ministero dell’Istruzione, dove i dati nazionali rivelano che l’interesse per gli Istituti tecnici e professionali  sta vivendo una crescita, con il 30,7% dei ragazzi e il 12,7% delle ragazze che ne accolgono la proposta. Tuttavia, i Licei mantengono una posizione di predominio apparentemente inscalfibile, sebbene rispetto all’anno scolastico 2022/2023 si osservi una leggera contrazione: mentre per l’anno 2021/2022 il 57,8% dei giovani optava per un percorso liceale, quest’anno si attesta al 56,6% (-1,2%).

Il quadro di Rimini

I licei nel riminese stravolgono la statistica dell’intera Emilia-Romagna e continuano a difendersi dall’avanzata degli istituti professionali e dei tecnici. Il numero degli iscritti negli istituti tecnici e professionali continua a crescere comunque di anno in anno, ma stando ai dati elaborati dall’Ufficio scolastico regionale, del totale delle iscrizioni alle scuole superiori a Rimini, quelle nei licei sono state 1.559, il che significa più del 50% del totale, che arriva a 3.030.

Due giovani riminesi a confronto

Per approfondire il tema, cosa porta i nuovi teenager a intraprendere un determinato percorso scolastico rispetto a un altro? Ho deciso di dare spazio a due “voci a confronto”: Ludovica e Alessandro, entrambi 15enni, rispettivamente corianese e riminese, che hanno intrapreso percorsi diversi: il Liceo scientifico ‘A. Volta’ di Riccione da una parte e l’Istituto Alberghiero di Rimini ‘Malatesta’ dall’altra. Reduci, quindi, dalla fatidica scelta dell’indirizzo dell’istruzione superiore.

Qual è stata la motivazione dietro la vostra scelta di seguire questo percorso formativo?

L: In verità il motivo è più semplice di quanto si possa pensare: sono sempre stata bravissima in matematica sin dalle elementari, crescendo ho mantenuto questa mia propensione per i numeri e quindi ho scelto di frequentare lo Scientifico a indirizzo tradizionale. Inoltre mi piace abbastanza studiare, quindi penso che dopo il liceo proseguirò all’Università nel medesimo settore. Non ho mai preso in considerazione di intraprendere un percorso tecnico o professionale, non sono particolarmente incline e sinceramente preferisco ‘lavorare di ragionamento e di testa’ che di operatività e manualità.

A: Non mi è mai piaciuto tanto studiare, non penso di essere troppo portato, prediligo notevolmente ‘sporcarmi le mani’ e lavorare. Ho deciso di frequentare l’istituto alberghiero perché allo studio preferisco di gran lunga cucinare, quindi ho deciso di non ‘perdere tempo’ sui libri e di cimentarmi fin da giovane in questa mia passione. Tra cinque o dieci anni non mi vedo dietro a un banco o a una scrivania di qualche ufficio a perfezionare o mettere in atto le dottrine di un percorso accademico. Vorrei invece diventare cuoco per qualche ristorante rinomato del territorio.

Cosa ne pensi del fatto che la provincia di Rimini sia uno dei territori con maggior numero di studenti liceali, rispetto ad altre zone dell’Emilia-Romagna?

L: Credo che Rimini soffra ancora dello stereotipo di essere esclusivamente la città del divertimento, e sicuramente dall’esterno viene ancora percepita così, ma i tempi cambiano, le dinamiche cambiano, l’economia cambia e infine anche le persone cambiano insieme ai luoghi.
Pensare che la mia città abbia da offrire a livello lavorativo solo quelle attività che facciano da cornice al turismo balneare, è veramente limitante.
Se sempre più adolescenti optano per un percorso liceale è perché, penso, vogliano sradicare questa tendenza e dimostrare che, in un certo senso, oltre al turismo c’è di più.

A: A mio parere la questione è dovuta al fatto che la mia generazione voglia rimandare l’ingresso nel mondo lavorativo. Mi spiego: solitamente chi decide di frequentare un istituto professionale è perché ricerca una propria indipendenza personale oltre che economica, io ad esempio già dal terzo anno di superiori posso iniziare a fare tirocini presso strutture alberghiere o ristoranti, entrando prima nel mondo del lavoro. Questo nei licei non avviene.

Dal tuo punto di vista qual è il punto di forza che vanta il tipo di scuola che hai scelto?

L: L’approccio nell’affrontare qualsiasi tipo di materia a 360 gradi. Mi piace la trasversalità degli argomenti teorici che affrontiamo e anche il modo in cui i miei professori li trattano: dal latino alla chimica, dall’inglese alla matematica, restando comunque competitivi nel settore tecnologico e informatico.

A: Penso che il punto di forza del mio istituto sia la sinergia che si crea tra il mondo della scuola e quello lavorativo. I professori collaborano in maniera attiva con esperti del settore e ci danno la possibilità di seguire corsi di formazione tenuti da maestri del settore, li fanno venire a lezione in classe ed è un modo per sapersi orientare a livello lavorativo in futuro. Inoltre, gli insegnanti spiegano anche dinamiche legate alla parte contrattuale del lavoro: un vero caposaldo che va oltre e forse, oggi come oggi, serve anche di più delle mere competenze pratiche.

FEDERICA TONINI