“Dobbiamo fare in modo che il tessuto culturale e il tessuto sociale della nostra città sposino questo progetto, vengano coinvolti e siano i promotori essi stessi dell’operazione e dell’intervento. Nostro obiettivo era dare strutture più moderne e anche un pochino più innovative a questi luoghi”, ha precisato l’assessore in conclusione del suo intervento.
Gran parte del primo piano del museo offre quindi da oggi la possibilità di un viaggio nel tempo che inizia nel alto medio evo e finisce con il tramonto della dinastia dei Malatesta, offre un racconto coinvolgente della storia di Rimini e soprattutto i pezzi forti del museo, come il sarcofago del duca Martino e del figlio Agnello (III e VIII-IX secolo) già in Santa Colomba, o il Pluteo con croci del VI secolo, proveniente dalla chiesa dei Santi Andrea, Donato e Giustina, ricomposto per l’occasione dopo le distruzioni belliche. E ancora le preziose tavole dell’incantevole Trecento riminese di Giovanni, Giuliano e Pietro da Rimini, i capolavori del Quattrocento come le medaglie malatestiane di Matteo de’ Pasti, la straordinaria Pietà di Giovanni Bellini e la grande tavola di Ghirlandaio.
La vera grande sorpresa, almeno al momento, è non tanto nel ritorno del Giudizio universale nella sala del museo che da sempre porta il nome della grande opera del Trecento. La sorpresa è nel come sia tornata: scomposta, con i vari pezzi bene esposti ad altezza d’uomo, uno accanto all’altro. “Abbiamo pensato questo percorso anche con la diocesi che è proprietaria del bene naturalmente e con la collaborazione dell’Università Ca’ Foscari, di Giulio Zavatta e di Giulio Pojana”. Il Giudizio è così “perché c’è bisogno di studiarlo tecnicamente, c’è bisogno di capire meglio questo capolavoro che è stato indagato tantissimo dal punto di vista iconografico. Oggi lo vogliamo indagare anche dal punto di vista tecnico, comprendere meglio i metodi con cui è stato realizzato, conservato, salvato dalla sua condizione originaria dentro Sant’Agostino dopo il terremoto, per poterlo custodire meglio e per poter magari pensare, questo è l’auspicio, a un intervento di restauro importante che possa consentire all’opera di affrontare il proprio futuro nel miglior modo possibile”.
All’anteprima per la stampa ha fatto capolino anche il sindaco Jamil Sadegholvaad. “Credo che nessuno potrebbe pensare di essere, anche perché non lo sarà ormai, onnisciente. Quindi come sindaco devo cercare di essere un buon allenatore di squadra, è quello che sto provando a fare. Per questo ringrazio Giovanni, a Serena, a Francesca, grazie davvero a tutte le donne e gli uomini di questa meravigliosa struttura che è il nostro museo. Abbiamo avviato un percorso di valorizzazione importante. Con Giovanni, appena arrivato, ci siamo messi al lavoro per raggiungere questo risultato. Come si diceva prima, le opere c’erano già. Oggi le possiamo apprezzare fino in fondo e abbiamo il nostro Giudizio che è ritornato a casa, il Trecento è tornato a casa. E’ ancora un work in progress, ma quando avremo completato l’intervento credo davvero che avremo regalato la città, all’Italia e al mondo qualcosa di straordinario. Grazie ovviamente anche alla Diocesi, alla Fondazione Carim. In questo percorso siamo sempre stati insieme e andremo ancora avanti”.
Sarà un weekend speciale per gli amanti dell’arte. Il 13 aprile dalle 18.30 alle 23 e domenica 14 aprile per tutta la giornata il Comune di Rimini invita la cittadinanza alle visite gratuite dedicate alle nuove sezioni del Museo della Città e, sabato, alle 21 e alle 22, alla Domus del Chirurgo. La prenotazione è obbligatoria attraverso il sito https://www.ticketlandia.com/m/musei-rimini, info tel. 0541 793851.