Corridoio Adriatico (1). 8 e 9 giugno: si vota per rinnovare il parlamento dell’Unione. Quanto le politiche europee pesano sul territorio? Il caso Adriatico
prossimi 8 e 9 giugno gli italiani quasi contemporaneamente agli altri cittadini d’Europa (si voterà tra il 6 e il 9 giugno in tutti i 27 Paesi membri dell’Unione) andranno alle urne per rinnovare il parlamento, istituzione che non raggruppa gli eletti per Paese di provenienza ma per gruppi parlamentari politicamente omogenei.
Rimini, e l’Emilia-Romagna, sono inserite nel collegio Italia nord orientale, che comprende Trentino– Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna.
L’Europa per la vita dei cittadini rappresenta qualcosa di molto importante, spesso non percepito nella pienezza del ruolo, della forza e dei limiti che le politiche dell’unione comportano. Basti pensare alla capacità di risposta che l’Unione ha avuto nella lotta alla recente pandemia, o alle politiche agricole, o ancora al sistema infrastrutturale.
È altrettanto lecito chiedersi sia quanto le comunità riminese e romagnola, “sentano” questa appartenenza, sia quanto “pesi” l’Europa nei nostri territori e nelle nostre comunità.
Iniziamo con questa pagina un viaggio dentro il nostro territorio, per interrogarci su quanto le politiche europee pesino sulla nostra provincia. Cercheremo di affrontare il viaggio Europa-Rimini, andata e ritorno, su alcuni aspetti, meno noti ma che grande influenza hanno avuto e avranno sul futuro della comunità.
Storicamente Rimini è il nodo dei traffici e delle vie che dal sud e dal centro Italia si dirigevano verso i territori del nord-est e l’Europa centrale e del nord. Oggi può ancora essere uno dei nodi della modernizzazone del sistema adriatico e del futuro della regione adriatica nel contesto europeo?
Uno scatto in questo senso è stato il progetto noto come “Corridoio Adriatico”, nato su iniziativa delle sette regioni italiane che si affacciano sull’Adriatico. Obiettivo dichiarato: sviluppo e miglioramento delle reti trans-europee di trasporto per favorire le relazioni economiche e la coesione territoriale tra i paesi della Comunità e tra questi e le aree dell’Europa centro orientale e mediterranee.
Cosa resta di quegli obiettivi e di quella programmazione? Ben poco, purtroppo. Gli unici obiettivi concretizzatisi, almeno per Rimini, risalgono al primo decennio degli anni 2000: la realizzazione della III corsia della A14 e l’adeguamento della galleria ferroviaria di Montalbano, nei pressi di Cattolica, per consentire il transito dei moderni treni porta container. Poi più nulla.
Pnrr, avanti piano anzi pianissimo
Una lieve ripresa dell’attenzione, la si può registrare nel corso degli ultimi due anni grazie al PNRR e al conseguente ottenimento del finanziamento – 49 milioni di euro circa – per il prolungamento del trasporto rapido costiero, noto come Metromare, per la tratta urbana riminese Stazione Fs-Fiera, e del miglioramento dell’infrastruttura Ravenna-Rimini con la progressiva eliminazione, a cura di RFI, degli incroci a raso (passaggi a livello). Adeguamento e efficientamento che procede con lentezza e ancora con risultati non apprezzabili sui tempi di percorrenza, frequenza, ritardi… Ma si tratta esclusivamente del giusto e necessario miglioramento del trasporto pubblico locale. Nulla di strategico, nulla di larga scala e di respiro europeo.
Inoltre il sistema ferroviario che attraversa il territorio su tre direttrici fondamentali verso Bologna-Milano-Firenze, verso Ancona-Pescara-Bari, è altrettanto sofferente, ma quello che risulta realmente critico, perfino malato – a dire della stessa regione – è la tratta Rimini-Ravenna- Ferrara-Venezia-Trieste.
Ravenna-Rimini, un ‘disastro’
Ad oggi la tratta ferroviaria Ravenna-Rimini, per disservizi, ritardi e altro risulta tra le peggiori tratte ferroviarie italiane, causa di continui ritardi e disagi, contestazioni e continue proteste da parte dei pendolari, e dell’utenza più in generale, compresa quella turistica, che chiede a gran voce servizi migliori e più efficienti. Ma quello che continua a mancare è la continuità della tratta fino a Venezia e Trieste, e analoga assenza per gli interventi stradali. Nulla per l’adeguamento della SS16 Rimini-Ravenna, nessuna previsione di completamento di bretelle autostradali Ravenna-Ferrara per connettere Rimini, Ravenna e l’intera Romagna alla A13, per proseguire in direzione nord verso Padova, Venezia, Trieste, l’Europa.
In ogni caso, del vecchio “Corridoio Adriatico”, e della stagione che vide Rimini protagonista, non rimane quasi più nulla. A testimonianza di ciò basta prendere in esame il più importante documento di programmazione approvato con Decreto legge e che ha ricevuto i pareri delle competenti commissioni di Camera e Senato.
Dall’Adriatico al Baltico
Il nuovo corridoio chiamato “BATCo”, cioè “Baltic Adriatic Tansport Cooperation”, ha in qualche modo reindirizzato flussi di traffico, ridisegnata la geografia, e si muove secondo un asse nord-est/sud-est: attraversa la Regione delle Alpi orientali e l’Italia settentrionale; il tratto italiano inizia al valico del Tarvisio e si conclude a Ravenna e prevede i collegamenti ferroviari Vienna-Udine-Venezia- Ravenna, e Trieste-Venezia- Ravenna. Di Adriatico insomma è rimasto ben poco.
Scarso o nullo interesse per i flussi che risalgono Italia e Europa provenienti dai porti di Gioia Tauro, Brindisi, Bari.
Rimini e la Romagna meridionale del tutto ignorate. Ma andando a leggere più in profondità, le sorprese, per Rimini, la regione Emilia-Romagna e per ciò che un tempo fu il corridoio Adriatico non mancano:
• L’unico interporto previsto in regione è collocato a Bologna, dove sono massimizzate le risorse e concentrate ogni tipo d’infrastruttura, viaria, ferroviaria, aeroportuale (strano non abbiano ancora pensato d’aprire un porto), in modo tale da somigliare sempre più a un nodo gordiano, inscioglibile e pericoloso per i rischi di collasso, non solo per la regione ma per l’intera Italia.
• Dei già previsti e urgenti interventi sulla ferrovia Ravenna-Rimini (tra le tratte maggiormente collassate e deficitarie), che sarebebro indispensabili per chiudere il “corridoio Baltico Adriatico (come adesso si chiama) nessuna traccia. Sono, invece, previste Linee ad Alta Velocità nel Nord che collegano l’Italia all’Europa: 180 km di infrastruttura ferroviaria ad alta velocità, di nuova realizzazione, per passeggeri e merci sulle linee Brescia-Verona-Vicenza- Padova, Liguria-Alpi e Verona Brennero, per un totale di 8,6 miliardi di euro.
• Sono previsti dei potenziamenti dei nodi ferroviari metropolitani e dei collegamenti nazionali chiave con risorse per 3,0 miliardi di euro, per migliorare 1.280 km di tratte ferroviarie riguardanti 12 nodi metropolitani e i collegamenti nazionali chiave. E indovinate un po’, invece di chiudere la tratta adriatica tra Ferrara-Ravenna- Rimini completando la rete, oggi inesistente o carente, si prevede e finanzia il collegamento trasversale, Bologna-Venezia- Trieste/Udine.
Maurizio Taormina