Premesso che, in Italia, a sbrigare le faccende domestiche, le donne dedicano 5 ore della loro giornata mentre gli uomini appena 2, se fine del lavoro ci dovrà essere, come pronosticava tempo fa qualche studioso (Rifkin), difficilmente questa possibilità riguarderà il lavoro domestico (badanti+colf), cioè i servizi di cura alla casa e alle persone, che non solo non verranno meno, anzi aumenteranno con l’invecchiamento della popolazione, senza che nessuna intelligenza artificiale o robot sembra poter sostituire. A fine 2022, ultimo dato disponibile, a svolgere questo lavoro, in provincia di Rimini, sono più di 5.000 lavoratori: 1.951 come colf (collaboratori familiari), 5.8 ogni mille abitanti, sotto la media regionale, e 3.374 come badanti, 12.8 ogni cento anziani con più di 79 anni, questa volta in linea con le altre province dell’Emilia-Romagna. Ma sarebbe più corretto dire lavoratrici, perché le donne rappresentano il 92 per cento del totale. Di cui tre quarti di nazionalità straniera: 3.764 contro 1.141 italiane, provenienti in stragrande maggioranza da paesi dell’Est Europa (3.141). Lavoratrici domestiche non più giovanissime, dato che due terzi ha superato i 50 anni, ed una su tre anche i 60. Una condizione anagrafica, unita al fatto che un lavoratore domestico su quattro lavora più di 40 ore settimanali, rischia di diventare, per il corpo e per la mente di queste donne, particolarmente pesante. Un impegno gravoso per salari, pagati dalle famiglie, che solo per un lavoratore su tre supera i dieci mila euro lordi l’anno, mentre tutti gli altri guadagnano meno. Rispetto ad un decennio fa, quando i lavoratori domestici erano un migliaio in più, c’è stato un calo, ma a partire dal 2016 si sono stabilizzati sulle ultime cifre. Anche se negli anni del Covid, 2020 e 2021, si è assistito ad una temporanea risalita, dovuta alla regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire a tanti lavoratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di divieto di circolazione. Considerando che i datori di lavoro domestico in tutta la regione sono circa 80.000, per Rimini se ne possono stimare tra 5.000 e 6.000. Questi dati, è bene saperlo, fanno riferimento a datori e lavoratori domestici che stipulano contratti regolari, cui corrispondono regolari contributi. Ma, come scrive l’ultimo rapporto Domina 2023 sul lavoro domestico in Italia, il settore rimane caratterizzato da un alto tasso di irregolarità (51.8%, contro una media nazionale dell’11.3% per tutti gli altri settori), ragione per cui i lavoratori domestici reali sono molto di più. Forse il doppio.
Alberto Volponi