Monsignor Lambiasi ha firmato la presentazione dell’ultimo libro del Papa dedicato al tema scelto per il tempo che precede l’Anno Santo
Non capita davvero tutti i giorni di apporre la propria firma su di uno scritto prima di quella di Papa Francesco.
L’onore (ma anche l’onere) è toccato al Vescovo emerito di Rimini. Monsignor Francesco Lambiasi ha infatti vergato la “Presentazione” dell’ultimo libro del Santo Padre, La preghiera del cuore, fresco di stampa per le edizioni Il Pozzo di Giacobbe (pp. 224, 17 euro).
Pregare significa attingere costantemente ai doni dello Spirito Santo: pace, sapienza, forza, giustizia, equilibrio. La preghiera è condizione essenziale della vita cristiana e sfida, con la sua bellezza, ogni riduzione dell’uomo alla sola dimensione materiale.
Papa Francesco pone profonda fiducia nel potere della preghiera ed è sinceramente convinto che senza di essa nulla sia possibile, nella vita dell’umanità, mentre tutto assume una luce nuova se “attraversato” dalla luce che solo dalla preghiera emana su ogni cosa.
In questo testo, Papa Francesco propone cinque fondamentali passi per scoprire l’essenza della preghiera. Pagina dopo pagina, il libro diventa dunque un itinerario alla scoperta della preghiera del cuore con le più belle preghiere del Papa. “ Nella preghiera Dio cambia il nostro cuore per vivere nella gioia”
scrive Franciscus, prima di concludere con l’immancabile “ Non dimenticare di pregare per me”.
La preghiera del cuore è l’accurata, agile antologia di una lunga serie di catechesi tenute dal Papa nelle udienze generali del mercoledì, dal gennaio 2020 al giugno 2021. Le catechesi nella presente raccolta non vengono allineate secondo un ordine cronologico, ma sono state riordinate e raggruppate in cinque ‘passi’ successivi, che ritmano un trascinante itinerario di formazione alla preghiera.
Prima di aiutare il lettore ad immergersi nel testo, il Vescovo Lambiasi offre la bussola per orientarsi.
L’ago della bilancia di questo libro ‘francescano’ è lo stupore contrapposto all’assopimento, perché l’autentica preghiera cristiana non è il prodotto dell’abitudine bensì il frutto di un innamoramento.
Con lo stile accattivante e incisivo che gli è proprio, e che i riminesi hanno imparato ad apprezzare durante i quindici anni di servizio episcopale in Diocesi, mons.
Lambiasi prende in esame i cinque passi proposti da Papa Francesco.
Il primo passo del percorso prende di petto due domande preliminari e ineludibili: cos’è la preghiera e perché pregare? La risposta di Francesco risulta limpida e coinvolgente: “ La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio”. “ Qui il messaggio si fa subito appassionante, – avverte mons. Lambiasi – declinato com’è, attraverso la figura evangelica di Bartimeo, il mendicante dagli occhi spenti, ansiosi di luce”. Bartimeo rappresenta ogni uomo venuto alla luce, avido di cielo, “ con il cuore ferito da un’acuta nostalgia, ‘ un crepaccio assetato di Assoluto’ (Kierkegaard) che desidera incontrare quel ‘Tu’ che riesca a saziare l’irrequieta brama di Infinito, che abita il nostro io”.
Sempre accompagnati dalle preziose indicazioni del Vescovo Lambiasi, arriviamo al secondo passo – “ La preghiera nella Bibbia” – dove incrociamo prima testimoni autentici e autorevoli maestri di preghiera come Abramo, Mosè, Davide, Elia. Come Maria. Ma soprattutto il più importante “cattedratico” della scuola biblica della preghiera: Gesù.
Il terzo passo “ è dedicato ancora più esplicitamente allo scambio bidirezionale tra vita e preghiera”, come promette già il titolo: “ Momenti di vita diversi – Atti di preghiera diversi”. Vi si parla di preghiera di ringraziamento e di lode.
E di preghiera nella liturgia.
Il quarto passo contempla i diversi modi di pregare e ci consegna alcuni preziosi consigli per una autentica “ preghiera del cuore”. Da queste pagine, suggerisce mons. Lambiasi, traspare “ un Papa molto preoccupato della tentazione numero 1, che mette a serio rischio la nostra fedeltà al cammino della preghiera, ed è l’insidiosa, sgradevole tentazione dello scoraggiamento.
La controffensiva a questa tentazione è possibile se si confermerà la decisione di continuare a combattere, nella serena certezza di essere ascoltati da Dio, soprattutto quando veniamo trascinati a pensare il contrario. Mai Dio ci è così vicino, come quando siamo nella prova”.
L’ultimo passo – “ La forza della preghiera e i suoi frutti” offre in pratica una sostanziosa sintesi di tutto il tracciato fin qui percorso. Da cui discendono almeno cinque frutti, l’ultimo dei quali – suggerisce il Vescovo Francesco – “ è il grande bene che ci viene dalla preghiera dei santi e dallo sconfinato «mare di preghiera della Chiesa» ”.
Mons. Lambiasi condensa “ l’esuberante bellezza di questa cinquantina di brani di catechesi” in tre parole: amore, benedizione e contemplazione.
Nel lessico ‘francescano’ della preghiera, Amore è voce irrinunciabile. L’amore di Dio per l’uomo, una radice di fede dalla quale germoglia la preghiera. Per cui “ Il verbo pregare non fa solo rima baciata con lodare, ma anche con il verbo lottare.
Paolo raccomandava con tono accalorato ai cristiani di Roma: «Lottate con me nelle preghiere»”.
“Pregare fa rima ideale anche con il verbo benedire.
Perché – ci insegna San Paolo – qualunque cosa accada, nulla ci potrà separare dall’amore di Cristo”.
Last but not least, contemplazione.
“ Osserva il Vescovo di Roma: un tempo i maestri di spiritualità mettevano in alternativa contemplazione e azione.
No. «La preghiera può iniziare nella penombra di una navata, ma poi termina la sua corsa per le strade della città».
Non possiamo dividerci tra contemplativi e attivi. Possiamo e dobbiamo puntare a divenire ‘contemplattivi’”, come suggeriva Tonino Bello, una ‘lezione’ che il beato Alberto Marvelli aveva già appreso e messo in pratica nella sua breve ma intensa vita.
“Questo è un compito essenziale della Chiesa: – conclude Papa Francesco pregare ed educare a pregare. Trasmettere di generazione in generazione la lampada della fede con l’olio della preghiera”.
Francesco, la parte sua l’ha fatta. E molto bene, conclude il Vescovo emerito di Rimini. Porgendo il testimone ad ogni lettore: “ Ma noi ora siamo decisi e pronti a fare la nostra?”.