Nel 2025 il piano strategico di Rimini potrà dirsi maggiorenne, l’esperienza partecipativa quasi unica in Italia e rara nel resto del mondo è partita infatti nel 2007, quando a palazzo Garampi c’era la giunta Ravaioli. Nel frattempo, con lo scoccare dei suoi 17 il Rimini Venture entra nella sua seconda fase. Il 27 marzo alle 17,30 al cinema Fulgor sarà presentato alla comunità e agli stakeholders un nuovo percorso di partecipazione allargata. “È gradito il contributo di chiunque lo desideri”, spiega Valentina Ridolfi, coordinatrice e project manager dell’Agenzia Piano Strategico.
Con l’incontro pubblico del 27 marzo, in pratica, si aprono i lavori di questa nuova fase. “Durerà oltre un anno”, spiega Ridolfi. “La comunità in tutte le sue espressioni sarà chiamata a dare il contributo per costruire una consapevolezza collettiva sulle sfide dell’attualità e le opportunità del futuro, identificando prima e coprogettando poi azioni su tre ambiti: entro quest’estate a tema sarà il territorio, dopo l’estate l’economia e il lavoro, nel 2025 il sociale”. Per questo, dopo la presentazione pubblica si terranno una serie di incontri “ispirazionali” sulle tematiche proposte con relatori internazionali, “tra cui Elena Granada del Politecnico di Milano”. Agli incontri ci si iscrive su http://bit.ly/oggiedomani, ‘Oggi è domani’ è il titolo della nuova fase.
I diversi momenti di confronto, workshop e laboratori culmineranno nella primavera del 2025 con la restituzione alla comunità del primo Piano di azione strategico 2030.
È il presidente dell’associazione Forum Rimini Venture Maurizio Ermeti a delineare le sfide della fase due e una decisa differenza con la fase uno. “Oggi la situazione è diversa da quella del 2007, e degli anni successivi. Siamo costretti a confrontarci con un mondo che sta cambiando molto velocemente”. I temi “sono globali: ambiente, equilibri geopolitici, sanità, nuove tecnologie, economia, pubblica amministrazione, demografia”.
Nuovi temi, nuovi stili di vita richiedono un nuovo approccio strategico, con degli obiettivi “che sono quelli fissati dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030. Nel 2008 abbiamo dovuto inventare le strategie per affrontare le sfide che avevamo individuato. Oggi le linee guida sono già segnate”.
Reduce dalla gita romana, ieri in occasione della proclamazione della capitale italiana della cultura, onore che è andato a L’Aquila, il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad si consola. “Rimini è con certezza la capitale della pianificazione strategica”. E infatti a livello nazionale probabilmente solo Torino a suo tempo iniziò un percorso simile a quello riminese e “in giro per il mondo si contano sulle dita di una mano” le città che hanno investito in percorsi di pianificazione partecipata. Gli effetti del lavoro del piano strategico “sono sotto gli occhi di tutti. Rimini ha cambiato pelle”.
Il sogno di Sadegholvaad per Rimini, in vista del 2030, grazie alla fase due è quello di vedere completato “il piano di sviluppo della Fiera da 70 milioni. Una struttura che potrà lavorare dodici mesi l’anno significa riqualificazione del lavoro legato all’ospitalità e riqualificazione delle strutture alberghiere”. Tra i desideri anche il completamento del Parco del mare e del piano di salvaguardia della balneazione.