IL TEMA. Quale futuro per il Teatro Novelli e gli ex The Barge ed Italy&Italy da tempo diventati ricovero per senza tetto? Ecco le idee del Comune
È un gigante addomentato.
Anzi, decadente e abbadonato. Per anni il Teatro Novelli è stato “il” teatro di Rimini. Sul suo palco ha ospitato, tra gli altri, Gorbaciov, Kissinger, Napolitano, di Lady Diana, ma anche Rita Levi-Montalcini, Pavarotti e Lucio Dalla. E attrici come Sharon Stone. L’affiancamento del Teatro degli Atti e soprattutto l’arrivo del Teatro Galli lo hanno fatto scivolare in ultima fila. Era stato persino rimodernato, non senza problemi, ma non è più riuscito a risorgere. Negli ultimi tempi l’unico pubblico che aveva era quello di senza tetto e sbandati che ne aveva fatto la propria dimora, così nelle settimane scorse è stato in pratica transennato. Senza nessuna pietà per la storia.
Il Novelli nacque nel 1930, dopo la demolizione, nel 1925, del vecchio e fatiscente “teatro di marina”, per prendere le fattezze attuali nel 1970, quel cubo di cemento che si erge a due passi dal felliniano Grand Hotel.
Se il Cinema Astoria è teatro di idee e progetti e periodicamente accoglie iniziative, il Novelli è alla deriva. Esiste un progetto sul teatro di Marina centro? Recuperarlo, con quale destinazione?
La possibile vendita dello stabile è stata presa in considerazione dall’Amministrazione comunale?
Della sorte del Novelli s’è discusso in consiglio comunale qualche settimana fa. “ Non si tratta appena di qualche cambio di sedia. – è deciso l’assessore ai Lavori Pubblici, Mattia Morolli –
Riconoscendo l’importanza della struttura, la sua posizione baricentrica, l’apporto che ha sul settore cultura e l’affetto che lo lega ai riminesi, come assessorato stiamo mettendo in campo una seria valutazione della parte strutturale e impiantistica (illuminotecnica, idrica, ecc). Le regole antincendio che riguardano i luoghi di pubblico spettacolo, ad esempio, sono cambiate e sono norme più stringenti. E stiamo parlando di una struttura che accoglie oltre 800 spettatori”. Per questa “perizia” si ipotizzano 5-6 mesi: “ Una volta scattata questa attenta fotografia conclude Morolli – avremo tutte le carte necessarie per decidere cosa fare del Novelli”.
Fabio Biondi quel teatro lo ha guidato dal 1989 al 1992. Ma non è solo l’affetto a a guidare il ragionamento dell’attuale direttore artistico del teatro Dimora-L’Arboreto di Mondaino. “ Auspico che venga riqualificato e rilanciato come contenitore culturale e teatrale. E che gli venga restituita l’autorevolezza di un tempo, quell’autorevolezza che gli permetteva di dialogare col sistema teatrale italiano”. Auspica dunque il Novelli come bussola culturale, differente per contenuto dal Galli, magari un laboratorio per le tante compagnie presenti sul territorio.
Ex The Barge
È stato uno dei locali che hanno fatto la storia di Marina centro.
Per anni, soprattutto durante il periodo estivo, il The Barge (nella foto di mezzo), sul Lungomare Tintori, a due passi dal Grand Hotel, ha riempito la sua ‘piazza’ esterna di riminesi che, con una birra in mano, ascoltavano musica dal vivo. Dopo anni in prima linea, e una fase decadente, è passato di mano, ma la nuova proprietà non è riuscita a riportarlo in auge.
Chiuso già da tempo, era diventato ritrovo per sbandati e senzatetto. Almeno fino al dicembre del 2022 quando il Comune di Rimini ne è tornato in possesso, come conferma l’assessora all’Urbanistica e Pianificazione del Territorio e al Demanio, Roberta Frisoni.
“Un anno e mezzo fa, l’Amministrazione comunale, ha riacquisito in proprietà, dopo infiniti contenzioni, l’intera area su cui sorgeva il The Barge. Il suo riutilizzo rientra pienamente nella rigenerazione del Triangolone su cui a stretto giro di posta sarà affidato un incarico di progettazione attraverso Masterplan. La pianificazione urbanistica del Triangolone è stata inserita anche nel Piano Spiaggia e gli obiettivi dell’Amministrazione sono il completamento del Parco del Mare fino a piazzale Boscovich; il portare avanti un progetto di rigenerazione innovativo, di livello internazionale nelle architture e nelle forme; attuare la riqualificazione anche tramite il coinvolgimento di privati e attrezzare un sistema di sosta che risponda alle esigenze di accessibilità all’area.
Nel complesso portare avanti un progetto di grande respiro per un’area che riteniamo strategica per tutta la città”.
Dall’Italy& Italy al McDonald’s Altra situazione che meriterebbe un intervento tempestivo è quella che riguarda la struttura che ha ospitato prima l’Italy& Italy e, successivamente, il McDonald’s, e ora completamente abbandonata. Qui, però, c’è un problema di fondo in quanto l’immobile ha una proprietà privata, anche se l’area su cui insiste, per un terzo è del Comune. Certo è che, in un contesto splendido come quello del Parco del Mare, avere, proprio al suo inizio, siamo davanti al Bagno 14, un edificio così fatiscente, è una cosa inconcepibile.
Pensare che fino a pochi anni fa, quell’angolo di Marina centro, era frequentatissimo. Tutto ha avuto inizio con il famoso Italy& Italy, la prima vera catena di fast food italiana, nata negli anni ’80, quando nessuno aveva idea di cosa fosse.
Si pagava ancora in lire e chi ha qualche capello bianco in testa si ricorderà il grande menù alle spalle delle casse. Dal ‘Superitaly’ al ‘Superitalycheese’ al ‘Pizzotto’. Ma chi voleva poteva prendere anche gli spaghetti nelle tre versioni: Garibaldi, Mazzini e Verdi. Pochi lo sanno, ma l’Italy& Italy nacque da un’idea di Paolo Cevoli, il comico riccionese diventato famoso a Zelig e in questi giorni impegnato con la moglie come concorrente della trasmissione ‘Pechino Express’. L’Italy durò una decina d’anni, poi fu assorbito da ‘Burghy’, altra catena di origine modenese e, in seguito, dalla catena americana McDonald’s. Poi dopo l’addio del Mc, il nulla, se non abbandono e sporcizia. Adesso, però, sembra che qualcosa stia accadendo. Lo aveva già anticipato l’assessore ai Lavori pubblici, Mattia Morolli, rispondendo a un’interrogazione di Gioenzo Renzi: “C’è una trattativa con il privato”. Proprio per questo, da Palazzo Garampi, nessuno vuole sbilanciarsi.
Francesco Barone/Paolo Guiducci