Si intende per economia sommersa o, come scrive il Ministero delle Finanze, non osservata, indicata con l’acronimo NOE (dall’inglese Non-Observed Economy), quell’insieme di attività economiche che, per motivi differenti, perché sommerse o perché illegali, sfuggono all’osservazione statistica diretta. Fenomeno che va dal nero, alla sotto dichiarazione, per arrivare al lavoro irregolare e alle attività totalmente illecite. Facendo la somma di tutto questo insieme, l’economia sommersa italiana è stimata, nel 2019, ultimo anno regolare prima del Covid, intorno al 10% del Pil (era un po’ più dell’11% nel 2017).
Tra i settori di attività dove il sommerso emerge con maggiore evidenza ci sono: altre attività di servizi 35% del valore aggiunto, commercio e turismo 22%, costruzioni 20% e agricoltura 17%. Il sommerso è invece minimo, tra il 2 e 5% del valore aggiunto in manifattura, attività finanziarie e immobiliari. È piuttosto intuitivo che le tasse è più facile evaderle dove c’è del sommerso. La differenza tra quello che si sarebbe dovuto pagare, considerando il sommerso, e quello che effettivamente l’Agenzia delle Entrate riscuote, prende il nome di tax gap. In sostanza è la quantificazione dell’evasione. Che in Italia ammonta, come media 2018-2020, a 96 miliardi di euro. Era di 109 miliardi nel 2017. Cifra che consentirebbe al Governo, se riscossa, di pagare agevolmente, ne resterebbe anche qualcosa, gli interessi annuali del suo enorme debito pubblico. Tra le principali tasse evase troviamo: 31 miliardi di euro per mancato versamento Irpef dei lavoratori autonomi (partite Iva) e delle imprese, 27 miliardi di Iva e 10 miliardi di mancati versamenti contributivi a carico delle imprese. Questi numeri già sono indicativi, ma il quadro emerge ancora più chiaro quando scopriamo che la propensione ad evadere l’Irpef è del 69% tra gli autonomi, l’Ires da parte delle imprese il 23% e l’Iva il 20%. Per un confronto, si consideri che l’evasione Irpef del lavoro dipendente è inferiore al tre per cento. Quindi, dove cercare l’evasione è quindi piuttosto chiaro. Ce lo dicono gli stessi documenti del Ministero delle Finanze. Gli strumenti ci sono, spesso manca la volontà politica. Cioè l’interesse generale.
Alberto Volponi