Dal forte impatto mediatico, le contestazioni portano con sé tante esigenze, ma spesso eterogenee e non uniformi. Alcuni punti in comune: politiche UE da rifondare, concorrenza sleale delle importazioni, prezzi e agevolazioni fiscali
Dalla Germania alla Francia, passando per il nord-Italia arrivando fino a Rimini. È l’itinerario (ideale) che nelle ultime settimane ha percorso la cosiddetta “protesta dei trattori”, locuzione giornalistica un po’ superficiale, ma che porta con sé le esigenze e le accese contestazioni di un intero settore, quello degli imprenditori agricoli, nei confronti delle istituzioni nazionali ed europee. Protesta, per l’appunto, espressa attraverso lunghi cortei di mezzi agricoli che sfilano per le arterie stradali principali delle città interessate, con tanto di clacson, cartelli e bandiere tricolori, e che proprio pochi giorni fa è arrivata anche nelle strade riminesi. Ma cosa chiedono, nello specifico, gli agricoltori?
Lo scenario, in generale, è tutt’altro che omogeneo. Le proteste, infatti, nonostante un’apparente uniformità data dal forte impatto mediatico, sono organizzate e portate avanti da diversi gruppi di attivisti e numerose piccole associazioni, che agiscono perlopiù in modo indipendente, seppur esprimendo esigenze che seguono un filo comune.
Sono, inoltre, innumerevoli i temi coinvolti, rendendo complessa una trattazione puntuale a 360 gradi. Per approfondire, quindi, gli aspetti salienti delle contestazioni di queste settimane, è possibile guardare all’attività del Coordinamento Nazionale Riscatto Agricolo (CNRA), il movimento che più di tutti ha trovato spazio sulle cronache recenti, sia nazionali sia locali, diventando sostanzialmente il volto rappresentativo delle proteste. Il CNRA, di recente, ha realizzato e diffuso un vero e proprio manifesto nel quale, in 10 punti, sono riassunte le principali richieste avanzate dal movimento al Governo e alle istituzioni europee.
Le richieste principali. Verso l’Europa…
Come detto, le esigenze espresse sono numerose ed eterogenee. In primo luogo il dito è puntato verso la PAC, la Politica Agricola Comune, ossia l’insieme di norme con le quali l’Unione Europea disciplina il riconoscimento e l’erogazione dei fondi al settore dell’agricoltura nei Paesi membri, che rappresenta uno dei più sussidiati: alla PAC, infatti, l’UE destina addirittura un terzo del proprio bilancio. I criteri previsti per l’erogazione di tali fondi, però, sono caratterizzati da una sensibile prospettiva ambientalista (e non potrebbe essere altrimenti, visto il contesto storico), che rende più complicata la produzione ed è proprio su questo che i “trattori” protestano, definendo la politica agricola europea come “estremismo ambientalista”, che necessita di “revisione completa”. Va sottolineato che, su questo punto, un primo avvicinamento tra le parti sembra esserci, seppur accennato.
Tra gli elementi maggiormente contestati c’è, infatti, l’obbligo per gli agricoltori europei di lasciare almeno il 4% dei propri terreni privi di colture, al fine di tutelare e stimolare la biodiversità. Elemento che, per ovvi motivi, colpisce la produzione. La norma, a seguito delle contestazioni, è finita al centro di una proposta di deroga da parte della Commissione europea: al posto di essere lasciato incolto, il 4% dei terreni potrebbe essere destinato a colture particolarmente benefiche per i terreni (piselli, fave, lenticchie…) oppure a piante meno impattanti. La proposta, però, dovrà seguire l’iter europeo, quindi al momento occorre attendere.
Rimane il tentativo di trovare un compromesso. Altro punto di forte contestazione nei confronti dell’Europa è quello relativo all’importazione di prodotti da Paesi extra-UE, “ dove non sono in vigore gli stessi nostri regolamenti produttivi e sanitari”, sottolinea il CNRA. Una situazione che mette in difficoltà gli agricoltori europei, dal punto di vista economico, e i consumatori, per quanto riguarda le garanzie di qualità. Prodotti extra-UE, dunque, per i quali i movimenti di protesta chiedono il divieto di importazione.
… e verso il Governo
Come anticipato, le contestazioni dei “trattori” non sono rivolte solo verso Bruxelles, ma anche verso Roma. Oltre al tema dell’esenzione IRPEF per redditi agricoli, inizialmente assente dalla Legge di Bilancio 2024 ma poi riconfermata nel Milleproproghe proprio in questi giorni, al centro del dibattito ci sono i rincari energetici, in particolare dei carburanti, tema sensibile (ovviamente) anche in agricoltura. In particolare, la questione verte sulle agevolazioni per il gasolio agricolo: nel 2022, infatti, il Ministero dell’Ambiente ha inserito questa agevolazione nel ‘Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi’, perché “ incoraggia l’uso di gasolio e benzina nei lavori agricoli e assimilati, a discapito di carburanti alternativi meno impattanti e prodotti localmente, come biogas o oli vegetali”, sottolinea il documento ministeriale. L’incentivo, dunque, si trova in uno stallo che vede da una parte il suo ruolo centrale per la competitività del settore agricolo e dall’altra la necessità di perseguire gli obiettivi di transizione ecologica. Stallo da risolvere entro il 2026, anno di scadenza del PNRR, dentro il quale questo dossier si inserisce. L’agevolazione, dunque, potrebbe concretamente essere eliminata entro tale data, motivo per cui gli attivisti chiedono fortemente che “ il sistema che tiene calmierati i costi del gasolio agricolo sia mantenuto anche dopo il 2026”.
A tutto questo, inoltre, si aggiungono le proteste relative ai cosiddetti ‘cibi sintetici’ e alle tutele nei confronti della fauna selvatica e dei danni provocati alle colture, ma si tratta in questo caso di richieste più generiche e meno approfondite.
I trattori a Rimini
Le contestazioni dei “trattori”, dopo aver interessato soprattutto il nord-Italia, sono arrivate anche a Rimini. La scorsa settimana, infatti, sono stati circa 150 i mezzi agricoli che hanno sfilato con suoni di clacson, cartelli e tricolori per le principali strade riminesi, in un lungo corteo che ha interessato le vie Coriano, Marecchiese e la Statale Adriatica, fino al raduno che ha avuto luogo in un campo all’altezza del cavalcavia sulla SS16. La manifestazione è stata organizzata in forma anonima (ennesima conferma della disomogeneità del movimento, e che per questo ha suscitato anche perplessità nelle associazioni di categoria) e ha visto evidenziati anche a Rimini i temi principali delle proteste.
“ Siamo piccole aziende del Riminese, presenti oggi per sottolineare i nostri problemi. – le parole di alcuni agricoltori partecipanti alla manifestazione – Protestiamo soprattutto nei confronti dell’Unione Europea, che ci sottopone a norme che ci rendono impossibile il lavoro. Ci stanno massacrando con i prezzi e con le importazioni, creando una situazione in cui il nostro prodotto non viene più valutato”. “ Con le attuali regole – aggiunge un altro agricoltore presente a Rimini – l’imprenditoria agricola locale, ma anche nazionale e comunitaria, non riesce più a sostenersi. Le nuove regole che l’UE ci impone ci mettono in una situazione di grossissima difficoltà a livello di competitività con il resto del mondo. Questo porta con sé il rischio che l’agricoltura europea, che è la più salutare al mondo, scompaia, lasciando il posto a prodotti di importazione, soprattutto dall’America Latina, che non garantiscono gli stessi livelli di qualità, con il rischio di avere col passare del tempo cibi sempre meno salubri”.