Serata nebbiosa di fine gennaio, guido sulla Statale Adriatica a velocità non sostenuta come si conviene a una situazione di visibilità ridotta. All’improvviso sbuca dalle mie spalle un fanale, mi affianca, mi sorpassa e poi sparisce nella coltre così come ci era emerso. E penso a quell’articoletto che avevo loro dedicato tre anni fa, per ringraziarli del servizio che avevano svolto in quelle settimane in cui erano tra i pochi a potersi muovere nella desolazione del lockdown. E poter mangiare una pizza uscita da un vero forno era una consolazione, per quanto piccola, in quella triste reclusione. Ci abbiamo messo poco, però, a esaurire la nostra gratitudine e i pizza boys sono tornati a essere l’anello debole del sistema delivery. C’è la nebbia/neve/ gelo/pioggia? Chi me lo fa fare a uscire di casa? Chiamo e mi faccio consegnare restando in pantofole. Le pizze che fanno a cinque chilometri mi piacciono di più di quelle che fanno alla pizzeria qua sotto? Che problema c’è? Il fattorino in scooter si infila sulla Statale, a suo rischio e pericolo, e me le porta a casa. E pazienza se ogni tanto qualcuno finisce a terra. E pazienza se mi dimentico di dare la mancia. Arriverà il giorno in cui le pizze le consegneranno i droni, come affermano fiduciosi articoli che girano ormai da otto anni. Ma intanto devono continuare a farlo, in condizioni sindacali inadeguate, questi ragazzi che da eroi urbani sono presto tornati figure precarie. Anche per colpa dei nostri ricordi annebbiati.