Oggi a essere in crisi è la fede degli adulti, un modello adulto di vita cristiana contemporanea che faccia percepire ai credenti di essere donne e uomini di oggi. Si può dire in modo un po’ semplicistico che gli adulti hanno capito o hanno deciso di manifestare il loro non riconoscersi più nel profilo di cristiano adulto che viene proposto loro, e ne hanno preso le distanze. E così, i percorsi di adulti e giovani si congiungono, in uno smarrimento da cui è difficile prevedere l’uscita. Ciò di cui vi è necessità oggi e che i giovani segnalano come urgenza, non è solo quella di avere davanti a sé credenti adulti significativi, ma un modello contemporaneo di adulto credente. L’allontanamento deliberato e consapevole dei giovani si verifica per lo più attorno ai 16-17 anni, cioè quando si presentano le domande “da adulti”, quando si comincia ad avvertire come imprescindibile l’esigenza di dare ragioni personali alle proprie scelte. Anche quando il cammino catechistico precedente è stato positivo e gradevole, i ragazzi diventati adolescenti e giovani identificano quella proposta con la loro storia passata. Le loro domande non sono ora di natura religiosa, ma esistenziale; non riguardano la fede, ma la loro vita. Mi chiedo se la crisi di questa età e la relativa proposta formativa non siano da affrontare nel segno della discontinuità, accompagnando i giovani non tanto a rafforzare le conoscenze e le ragioni che hanno già ricevuto, quanto a trovare ragioni nuove a domande nuove e a porre in dialogo questi interrogativi con una visione credente.
La fede adulta, nel contesto attuale, difficilmente può essere la prosecuzione della fede da ragazzi; mi pare che debba essere una fede generata ex novo, quasi a ripercorrere dall’inizio, dalla sua genesi, il cammino che apre al mistero di Dio e all’incontro con Cristo. La fede adulta dei giovani di oggi non può essere quella delle loro madri o dei loro padri, ma una fede adatta a questo tempo e alle domande nuove che esso suscita nella loro coscienza di persone di oggi. Per gli educatori, si apre il tempo di un impegno appassionante e difficile, una vera conversione spirituale e intellettuale: passare dall’idea di una fede trasmessa a quella di una fede generata, nelle doglie del parto non solo di un’esperienza religiosa nuova, ma anche di una nuova esperienza di umanità.
Paola Bignardi