Rimini non è solo una delle città candidate a diventare Capitale della Cultura 2026, ma è anche una delle 10 finaliste, per un verdetto che arriverà nel mese di marzo. Facendo i dovuti scongiuri, dunque, le possibilità di tagliare il traguardo davanti a tutti si è trasformata da un bel sogno a una concreta possibilità. In attesa di scoprire il nome della città vincitrice, Rimini prosegue nel proprio percorso di preparazione. Ma a che punto siamo? Come si presenta la città nei vari aspetti che costituiscono la propria offerta culturale?
I numeri
Innanzitutto un’immagine generale è quella che si può ricavare dai dati, e quindi dallo stato di salute, degli istituti culturali della città. Partendo dalla biblioteca, dalla quale emerge uno scenario positivo: nel 2022 gli accessi alla Gambalunga sono stati complessivamente 131.077, rappresentando un netto aumento (+121%) rispetto all’anno precedente (complice, ovviamente, anche le limitazioni dovute alla pandemia) ma un calo rispetto al periodo pre-Covid: -15% (2019). Da sottolineare il netto aumento dei nuovi utenti: 2.803, numero tra i più alti addirittura del decennio, superato solo nel 2012 e nel 2014 (2.865 e 2.812). Guardando alla rete museale, i dati sono sempre relativi al 2022 e fotografano la difficile situazione che il settore (in tutta Italia) si è trovato ad affrontare a causa della pandemia. In generale, a Rimini, i musei hanno ospitato circa 180mila visitatori (177.758) per un incasso complessivo di 423mila euro. Nel dettaglio: Fellini Museum alla Rocca malatestiana (42.773 visitatori), Domus del Chirurgo (39.173), Museo della Città (38.285), Fellini Museum presso palazzo Valloni (32.921) e il Part (24.606). Da sottolineare anche i dati relativi all’offerta teatrale di Rimini, Teatro Galli e Teatro degli Atti. L’anno di riferimento è sempre il 2022, nel quale la Sagra Musicale Malatestiana registra un vero e proprio crollo negli abbonamenti: dai 220 del 2019 agli appena 18 del 2022. Risalita difficile quella legata alla stagione di prosa, che nel 2022 vede un totale di circa 24mila spettatori (23.929), lontani rispetto agli oltre 29mila del 2019. Bassi gli abbonamenti, anche rispetto al 2021 (da 1.722 a 1.062). Stesso trend per la lirica, che passa dagli oltre 2.800 spettatori del 2019 ai 1.900 del 2022.
La cultura… di prossimità
Ma la cultura di Rimini è anche quella delle iniziative di quartiere, nate dal basso, dalle realtà di vicinato e caratterizzate dalla volontà di diffondere l’incontro e l’aggregazione tra cittadini. Tra i numerosi progetti, si segnala quello del Bookcrossing di Viserba, nato pochi anni fa e gestito dal Comitato Turistico, che prosegue con successo ancora oggi. A raccontarlo è Maria Cristina Muccioli, giornalista riminese e tra i volontari che gestiscono il progetto, conosciuto come “Libri sul Lungomare”. “Quando è stato realizzato il nuovo lungomare a Viserba – racconta – sono stati sistemati alcuni ‘salottini’ lungo la strada, con tavolini, sedie e panchine. Questo suscitò una certa curiosità sui social, tanto da arrivare a proporre di renderli davvero dei piccoli salotti, attraverso l’organizzazione di iniziative”. Dal ‘salotto’ al Bookcrossing. “In quel periodo il Comitato Turistico aveva allestito delle casette in legno da adibire ai mercatini natalizi, esprimendo però la volontà di mantenerne almeno una attiva tutto l’anno. Così è partito ‘Libri sul Lungomare’: in sostanza, è possibile portare i propri libri presso la nostra casetta e, in cambio, è possibile prendere quelli portati da altri, consentendo di avere uno scambio costante”. Ma non solo. “Oltre ai libri, – prosegue la Muccioli – abbiamo organizzato anche delle iniziative culturali, in primis gli incontri con gli autori, che hanno permesso a tanti aspiranti scrittori del territorio di farsi conoscere e di mostrare al pubblico i propri lavori”. Positiva la risposta, da persone di tutte le età. “Abbiamo numerosi ‘clienti’ fissi, che con frequenza settimanale (la casetta è aperta tutti i sabati, con variazioni durante le festività) non mancano l’appuntamento. Ed è davvero per tutti: abbiamo ogni genere di libro e, soprattutto quelli per bambini, vanno a ruba”.
Parola ai giovani
Tutto l’impegno di Rimini nella corsa a Capitale della Cultura 2026 è rivolto al futuro. Ma cosa ne pensano i giovani riminesi, che della città (e non solo) rappresentano proprio l’avvenire? Ne abbiamo interpellati alcuni, chiedendo loro di commentare il Dossier ufficiale con cui Rimini ha presentato la propria candidatura. La risposta è stata tendenzialmente positiva. “È molto interessante dare alle nuove generazioni la possibilità di vivere la città come polo culturale. – è il parere di Andrea, 18enne riminese – Avvicinare i giovani alla cultura della città è importante anche per lo sviluppo della propria coscienza civica, nella prospettiva di formare una futura cittadinanza attiva e in grado di essere partecipe”. Dello stesso avviso la 24enne Martina, anche lei riminese, che si sofferma in modo particolare sul tema del digitale. “Interessante l’idea della digital library del patrimonio culturale della città, – le sue parole – un open source che donerà ancora maggior prestigio a ciò che di unico ha Rimini, nel segno dell’innovazione e dell’accessibilità”. Un’opinione in controtendenza, invece, è quella di Emanuele, 23enne studente riccionese. “La parte relativa ai giovani, in realtà, non mi ha particolarmente colpito. – spiega – Ci sono degli elementi interessanti, certo, ma sono abbastanza vaghi e non mi danno l’impressione di avere mordente, di avere la giusta forza per essere efficaci. Lo stesso vale per i progetti che riguardano l’ambiente: il tema dell’economia circolare esiste già da diverso tempo e ciò che viene proposto non è particolarmente innovativo e, soprattutto, si poteva già essere impegnati in tal senso, senza dover aspettare la candidatura a un evento del genere”.