“Come stai?”. È una domanda che ci sentiamo fare spesso, il più delle volte probabilmente giusto per cortesia, o in maniera pressoché retorica. Incontri per strada un vecchio amico e tra i convenevoli questo quesito va per la maggiore. In realtà, però, se ci soffermassimo con più attenzione sulla risposta, ci accorgeremmo che non ce n’è mai una semplice e lineare. Noi giovani, specialmente, fatichiamo anche solo a decifrare ciò che ci passa per la mente, mettere in ordine i pensieri. Sempre più adolescenti percepiscono sulle proprie spalle un peso indicibile, un malessere a cui non sanno dare un nome. Parlano i numeri.
Le indagini preoccupanti…
L’Istat ha certificato che nel 2021 il 6,2% (l’anno prima erano il 3,2%) dei ragazzi tra 14 e 19 anni, oltre 220mila giovani, erano insoddisfatti della propria vita e vivevano una condizione di cattiva salute mentale. L’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), inoltre, indica il suicidio come la seconda causa di morte nel mondo dei teenager tra i 15 e i 25 anni. In Italia sono 2 milioni gli adolescenti tra i 10 e i 20 anni che soffrono di disturbi mentali. Un numero enorme pari al 20% della Gen Z, cioè di tutti i nati tra il 1997 e il 2012. Secondo un’ulteriore recente indagine di Telefono Azzurro dedicata alla salute mentale dei giovani e realizzata su 800 ragazzi tra i 12 e i 18 anni, emerge che il 21% di loro si sente in ansia, il 6% si definisce ‘triste’. Tra le principali sofferenze che gli adolescenti riscontrano troviamo: la dipendenza da internet e dai social network (52%), mancanza di autostima (41%), difficoltà relazionale con gli adulti (40%) e dulcis in fundo ansia e attacchi di panico (30%). Altri timori che incidono in questo senso sulla salute mentale giovanile sono: la paura di non riuscire a trovare la propria strada nella vita; il giudizio degli altri; la paura della solitudine; la sensazione di essere inadeguato ad affrontare le sfide e le delusioni in campo sentimentale. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP), nell’ottobre 2021 ancora ha registrato un aumento del 31% dei pazienti in terapia con meno di 18 anni. Tra loro 1 su 2 vive un disagio psicologico e 1 su 10 manifesta un disturbo.
…e una possibile via d’uscita
I dati non sono troppo confortanti, però un piccolo spiraglio di luce sembra farsi spazio. La buona notizia è che la Generazione Z non considera lo psicologo un tabù e anzi lo ritiene una risorsa utile.
In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, il sito Studenti.it ha sottoposto a 3.200 utenti un questionario che rivela qualche numero positivo: il 74% di loro crede che andare in terapia sia utile, il 50% di questi non se ne vergognerebbe, un 11% preferirebbe che gli altri non lo sapessero mentre il 13% vorrebbe andarci ma ritiene che costi troppo. Il 26% restante pensa che la terapia non sia utile. Alla domanda ‘se avessi la possibilità di andare in terapia (se avessi i soldi oppure uno psicologo gratis a disposizione) ci andresti?’, il 68% ha risposto affermativamente.
La proposta
Fedez, personaggio famoso tra i giovani per la sua musica e per il suo impegno sociale, ha lanciato un’iniziativa rilevante per l’argomento. Una raccolta firme (che in poco tempo ha raccolto più di 400.000 adesioni) per richiedere al Governo che vengano varati i decreti attuativi rispetto al Bonus Psicologo e che, in generale, ci sia un impegno a stanziare maggiori fondi per la salute mentale. “L’Italia – lamenta l’artista – destinando alla salute mentale poco più di 60 euro per cittadino, si colloca fra gli ultimi posti in Europa”.
Cos’è il Bonus Psicologo
Si tratta di un contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia, una misura per sostenere le persone in condizione di ansia, stress, depressione, fragilità psicologica. Gli importi del beneficio sono pari a 1.500 euro per redditi con Isee inferiore a 15mila euro; 1000 euro per redditi con Isee compreso tra i 15mila e i 30mila euro; 500 euro per redditi con Isee superiore a 30mila ma inferiore a 50mila.
La risposta del Governo
Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, tramite il Capo di Gabinetto, ha ufficialmente risposto alla petizione lanciata dalla Fondazione Fedez e il 23 novembre scorso ha comunicato la firma del Decreto attuativo, che dà il via al contributo per 5 milioni di euro. I fondi, da ripartire tra le Regioni, saranno 8 milioni a partire dal 2024. Sono sufficienti? Già nel 2022 (con 25 milioni di euro di fondi) la misura è riuscita a coprire solo poco più del 10% delle domande presentate…
Il parere dei giovani riminesi
“Ho attraversato un periodo molto difficile, qualche tempo fa. – si confida Camilla, 25 anni– Mi ritrovavo impantanata con l’università, non riuscivo più a dare un esame, non sapevo come destreggiarmi con il lavoro e mi ero chiusa in un silenzio assordante, non mi riconoscevo. È stato in quel preciso momento che un’amica mi ha consigliato di rivolgermi ad uno specialista. Per parlare, sfogarmi, cercare di trovare una soluzione. Confesso di aver sempre pensato di non aver bisogno di uno psicologo, me la sono sempre cavata da sola. Però, avendo toccato il fondo, ho deciso di provare. E sono rinata, letteralmente. Da quel momento, quando mi capita, consiglio sempre a tutti di rivolgersi ad uno sportello psicologico che sia quello scolastico o privato. L’iniziativa di Fedez l’ho molto apprezzata, avere qualcuno che si impegna affinché sia riconosciuto l’aiuto psicologico come un diritto e non un optional è davvero importante”.
“Noi della nuova generazione non abbiamo più timore a considerare utile l’aiuto di uno psicologo, semplicemente perché stiamo crescendo in un mondo che corre, cambia in continuazione, non si ferma e, soprattutto, non ci aspetta. – spiega Giacomo, 21 anni – Siamo consapevoli di far parte di un mutamento costante, cambiando noi stessi. Non ce ne facciamo una colpa. Parlare con qualcuno, ascoltare i suoi consigli di esperto, ci aiuta a non sentirci schiacciati o in ritardo rispetto a qualcosa. Il Bonus Psicologo dovrebbe ricevere più considerazione, più fondi. È necessario che al Governo capiscano che impedire o non consentire a tutti di poter godere del beneficio di uno psicologo, rischia di far crescere futuri cittadini frustrati, sempre più aggrovigliati nei problemi”.
“Avere 17 anni, oggi, è molto difficile. – sospira Giada, 17 anni – I social non aiutano, perché spingono ad aspirare a ideali talvolta assurdi e noi adolescenti, come pesci che abboccano all’amo, tentiamo di inseguirli. Me compresa. Spesso mi sono sentita inadeguata, inadatta, troppo brutta per determinati canoni o poco intelligente. Parlandone con i miei genitori, mi sento rispondere che è solo un periodo, che passerà crescendo. Quando ho detto loro che mi sarebbe piaciuto provare ad andare da uno psicologo, mi hanno quasi riso in faccia. Nonostante questo loro rifiuto, che ho accettato mio malgrado perché so che la loro generazione è totalmente diversa, credo fermamente che una chiacchierata con uno specialista sarebbe utile anche solo per capire che il dolore che senti non è ‘niente’ o ‘di poco conto’. Ognuno dovrebbe avere la possibilità di comprenderlo”.