Piadina Romagnola. Settore in grande crescita (+10% rispetto al 2021), il 50% della produzione è IGP. Sul Consorzio ancora pregiudizi e disinformazioni
Possono quattro semplici ingredienti (farina, acqua, sale, strutto o olio) passare alla storia tanto da rappresentare un territorio e le sue tradizioni? La risposta è sì. La Piadina Romagnola non ha bisogno di particolari presentazioni, da decenni è il prodotto simbolo della Romagna, uno street food (cibo di strada) che ha ottenuto la certificazione IGP dalla Commissione Europea. Un insieme di materie prime di tutto rispetto, anche nella variante Riminese, prodotta nel luogo d’origine, nel rispetto del disciplinare. Nessun altro potrà farlo.
Ma quali devono essere i requisiti di una vera Piadina Romagnola IGP?
Lo chiediamo al Presidente del Consorzio IGP, Alfio Biagini.
“L’obiettivo della certificazione è quello di dare garanzia e sicurezza al consumatore; la piadina deve essere prodotta secondo un disciplinare che definisce gli ingredienti, i metodi di preparazione e la zona geografica, riconosciuti e approvati dal Ministero e dall’Unione Europea.
C’è già una distinzione – prosegue Biagini – data dalla presenza sulle confezioni dei loghi del Galletto, Piadina Romagnola e del marchio IGP. Solamente il prodotto che riporta entrambi i loghi identifica un ambiente geografico, i fattori di clima e caratteristiche ambientali, e i fattori umani (tecniche di produzione, artigianalità, know-how). Il Consorzio è un organo super partes, non produce, non vende e non ha obiettivi commerciali: ha lo scopo di promuovere e tutelare il territorio e coloro che ci vivono e lavorano, attraverso la protezione di un prodotto tipico.
La tutela avviene sia sul mercato italiano che estero con la registrazione del marchio già avvenuto in Canada, Stati Uniti, Regno Unito e Australia, inoltre abbiamo procedure aperte con Russia, Svizzera e Brasile e a breve registreremo il marchio in Giappone, Emirati Arabi e in Cina. Successivamente in India e Argentina”.
A cosa serve il Disciplinare e la tracciabilità?
“Il Disciplinare viene depositato presso il Ministero e l’UE. Il resto è basato sull’auto dichiarazione di chi produce. Inoltre esiste una distinzione visiva data dalla presenza sulle confezioni dei loghi del Galletto, Piadina Romagnola e del marchio IGP. Solamente il prodotto che riporta entrambi i loghi può essere denominato Piadina Romagnola”.
Quante sono le imprese che fanno parte del Consorzio?
“Sono 11 le imprese associate che si trovano nelle province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna (fino ai confini Romagna fiume Sillaro).”
Perché non tutti i produttori di piadine richiedono la certificazione da apporre alle confezioni insieme a ingredienti e scadenza del prodotto?
“Alla base c’è un problema d’informazione e vari pregiudizi: per le aziende più piccole o per i chioschi si pensa che ‘non valga la pena’.
Le certificazioni DOP e IGP vanno a prodotti enogastronomici tipici di alta qualità e il marchio distingue ufficialmente tipicità, qualità, tutela nel contrasto a frodi, contraffazioni e falsificazioni”.