Le criticità sono note: accessi impropri, lunghi tempi di attesa, personale sotto pressione. E tentativi di soluzione, come il progetto sperimentale dell’ambulatorio infermieristico
Quando si parla di sanità a Rimini, uno dei temi più “caldi” è sicuramente quello legato alla situazione del Pronto Soccorso.
Negli ultimi anni, infatti, il sovraffollamento delle corsie dell’urgenza riminese è stato di frequente al centro del dibattito, con particolare riferimento ai tempi di attesa che spesso gli utenti si trovano a dover affrontare. Situazione difficile che, per ovvi motivi, si acutizza durante la stagione estiva, con ore di attesa che in alcuni casi hanno raggiunto anche la doppia cifra, facendo eco sulle pagine della cronaca, locale e non. In questo scenario, diverso tempo fa, ilPonte ha cominciato a suggerire, in modo da stimolare un dibattito in merito, la possibilità di realizzare un Pronto Soccorso dedicato alle persone anziane, sulla falsa riga di ciò che già avviene a livello pediatrico, in modo che almeno le persone più fragili possano evitare di sottoporsi ad attese eccessivamente lunghe quando si recano al PS. Dal dibattito che ne è scaturito, interpellando diversi referenti e professionisti del settore, sono emersi due principali ordini di problemi, che ostacolerebbero questa proposta. Da una parte, le difficoltà di realizzazione in termini di risorse. Dall’altra, invece, la questione sarebbe da imputare a un errato approccio “culturale” al Pronto Soccorso, alle modalità scorrette con le quali oggi si utilizza questo servizio. Ed è proprio su questo tema che la situazione, negli ultimi mesi, ha cominciato a muoversi.
Differenziare gli accessi. L’esperimento riminese
Quello degli accessi impropri al Pronto Soccorso, con il conseguente aumento del carico di lavoro e delle tempistiche di attesa (e anche del generale livello di tensione che può venirsi a creare tra pazienti esasperati e personale medico sempre più sotto pressione), è oggi questione centrale.
Uno scenario confermato dai numeri della Regione Emilia-Romagna, che riportano che negli ultimi anni la maggioranza degli accessi al PS (oltre il 60%) è rappresentato da casi di minore entità, i codici bianchi e verdi; situazione sovrapponibile a quella del territorio della Romagna: anche per gli accessi al PS di Ausl Romagna circa il 60% è rappresentato da codici bianchi e verdi. Appare evidente, dunque, come le criticità maggiori siano da “imputare” alla quantità di accessi al PS di persone che non presentano condizioni di particolare gravità. E che, a livello logico, potrebbero essere seguite altrove, togliendo pressione al lavoro del personale di Pronto Soccorso.
Su questo, proprio il territorio di Rimini è stato tra i primi a dare una risposta, almeno a livello sperimentale. Nella primavera scorsa, infatti, a Rimini è stato attivato il progetto di un ambulatorio infermieristico dedicato in modo specifico alla gestione dei codici bianchi e verdi del Pronto Soccorso. Si tratta, nello specifico, di un percorso separato che il paziente valutato come codice bianco o verde, una volta informato di questa possibilità in sede di triage, può scegliere di seguire in modo del tutto volontario: una volta optato per questo servizio, il paziente viene preso in carico e assistito dal personale infermieristico, specificatamente formato a tale scopo. Andando, in questo modo, ad alleggerire da una parte il lavoro del Pronto Soccorso “tradizionale” e, dall’altra, ad accorciare i tempi di attesa dei pazienti che si presentano per situazioni di minore entità, avendo la possibilità di accedere a un percorso alternativo e pensato ad hoc.
Tutto questo, perlomeno, sulla carta. Ma è così anche in concreto? A diversi mesi di distanza, come sta procedendo il progetto?
Sta avendo un impatto positivo sulle criticità del PS riminese? Al momento di andare in stampa, Ausl Romagna (interpellata sul tema) non si è ancora espressa. Ma alcune prime impressioni sull’andamento di questo progetto sperimentale arrivano direttamente dal alcuni membri del personale sanitario. “ Si tratta di un servizio che ha molte potenzialità ma, purtroppo, è ancora troppo presto per vederne gli effettivi benefici. – è il punto di vista di un infermiere del PS riminese – Siamo solo all’inizio e questo si vede da alcuni elementi. Al momento, ad esempio, non c’è uno spazio specifico per questo ambulatorio, ma c’è semplicemente personale infermieristico aggiuntivo in sede di triage che, una volta che il paziente ha scelto il servizio, svolge contestualmente l’attività ambulatoriale. In alcuni giorni, poi, ci possono essere tanti utenti che si presentano e che optano per questo servizio, ma altri giorni può anche non esserci nessuno: diventa molto complicato, quindi, aprire uno spazio completamente dedicato se ancora è difficile valutare se possa prendere piede o meno, con il rischio di avere uno ‘spreco’ di risorse. Dal punto di vista dei tempi di attesa, però, abbiamo notato alcuni benefici, soprattutto in estate dove l’afflusso è stato maggiore”. “ Il servizio funziona con protocolli in cui l’infermiere può gestire una particolare condizione in autonomia, – aggiunge un altro membro del personale sanitario – ma se per qualsiasi motivo ci fosse la necessità della presenza di un medico, e questo non fosse presente perché impegnato in altre attività, l’ambulatorio non sarebbe attivabile. Ed è un problema”. Restano, dunque, diverse incognite che non rendono facile dare un giudizio in merito alla reale efficacia di questo progetto che, ricordiamo, rimane sperimentale. Non resta che aspettare informazioni e chiarimenti da parte dell’azienda sanitaria, che saremo felici di riportare.