La casa è il problema principale
Povertà, la Caritas diocesana presenta il suo rapporto. L’emergenza abitativa è tra i problemi principali.
“La povertà è in aumento, a Rimini come in tutta Italia, come dimostra anche il Rapporto annuale appena presentato da Caritas Italia”, spiega il direttore Mario Galasso. “Il problema dei mutui, esploso con l’innalzamento dei tassi d’interesse, ma anche fenomeni come l’alluvione, ci hanno fatto incontrare tante famiglie impensabili, anche nuclei giovani dove entrambi lavorano ma non riescono a fronteggiare le difficoltà”.
Per Galasso, “i poveri sono sempre più poveri, e non hanno neppure uno straccio di casa dove abitare. La casa è attualmente il problema principale.
Caritas diocesana nel rapporto annuale offre numeri e dati: a questi numeri andrebbero associati volti, storie, persone, urla, grida”.
La povertà “è indice della sconfitta di tutta la comunità. E riguarda tutti, come abbiamo voluto testimoniare con i segnalibri Decalogo della Carità. Distribuiti in occasione della Giornata Mondiale dei poveri, domenica 19 novembre, hanno avuto una tale, enorme diffusione che le richieste hanno superato”.
I dati presentati riguardano le 43 realtà Caritas di tutta la Diocesi,” dunque sono una fotografia a livello diocesano, non solo riminese. La povertà riguarda i riminesi ma investe anche gli stranieri, con un’impennata di difficoltà per ucraini (da 5 a 15%) e pakistani”, spiega Isabella Mancino, responsabile Osservatorio Povertà Caritas diocesana. “Il problema della casa investe tutti, italiani e stranieri, tra questi ultimi i più penalizzati sono i nuclei familiari con figli minori.
Riscontriamo anche un aumento degli anziani assistiti dal ‘Giro Nonni’, e della consegna a domicilio dei viveri. Questo servizio, come pure quello della distribuzione dei pacchi viveri nelle Caritas, oltre a rappresentare un aiuto e una diminuzione della spesa per le famiglie, è anche un momento di socialità e di dialogo fondamentale per e tra le persone”.
Alla presentazione è intervenuto anche il vescovo Nicolò Anselmi. ““In questi 10 mesi ho imparato ad apprezzare sempre più il lavoro e l’organizzazione della Caritas: ringrazio tutti, volontari e operatori”, ha detto. “Dovremo sempre più concepire la Chiesa – ma anche l’umanità tutta – come una famiglia, al cui interno vivono alcuni figli che soffrono. La carità non è un servizio ma la piena realizzazione di un clima familiare, è un ‘dovere’ di chi parte della famiglia. E tutti siamo chiamati e invitati a pensare a tutti, non solo a chi è vicino a noi, gomito a gomito, ma anche a chi vive più lontano, magari nei territori di guerra o alle prese con crisi energetiche o economiche. Pensiamo ad una solidarietà a 361°. Nella speranza che le guerre che oggi insanguinano drammaticamente il mondo finiscano il più presto possibile – e per questo dobbiamo pregare incessantemente ed essere noi stessi operatori di pace laddove abitiamo e viviamo –, dobbiamo essere consapevoli che questi conflitti lasceranno sul campo migliaia e migliaia di orfani, vedove, persone senza lavoro, senza casa, senza relazioni. Fin da ora siamo invitati a diventare una famiglia che si prende cura di orfani, vedove, sfollati, persone rimaste senza più casa e lavoro”.
Sguardo d’insieme
Nel 2022 le Caritas presenti in tutta la diocesi (quindi Caritas diocesana più Caritas parrocchiali), hanno incontrato 5.407 famiglie, quasi 800 in più rispetto al 2021, per un totale di oltre 10 mila persone. 10 mila persone, è come dire tutti gli abitanti di Montescudo, più quelli di Mondaino e Pennabilli. Un sacco di gente insomma!
Se nel 2021 erano nuovi il 34%, nel 2022 i “nuovi” sono arrivati ad essere il 40%, cioè 4 su 10 non erano mai stati poveri prima di quest’anno. Quest’aumento è dovuto in gran parte dai cittadini ucraini (rappresentano il 30% dei nuovi), ma anche dai pakistani (il 46% di essi si sono rivolti alla Caritas per la prima volta nel 2022). Si tratta cioè di persone scappate dalla guerra e venute a cercare pace e sussistenza sul nostro territorio.
La maggior parte dei cittadini immigrati è rappresentata dagli africani che corrispondono al 36%, nettamente diminuiti rispetto al 2021, quando erano il 45%. Tra questi prevalgono i nord africani e sono in aumento i nuclei famigliari con minori rispetto agli uomini singoli.
Tra le famiglie con minori segnaliamo un aumento di marocchini, albanesi, senegalesi, tunisini e nigeriani.
I cittadini europei sono anch’essi diminuiti dal 16% al 13%.
Mentre sono aumentati gli ucraini: passati dal 5% al 15%, pari a 825 persone, di cui 334 hanno bussato alle porte della Caritas per la prima volta nel 2022. L’Osservatorio dei fenomeni migratori della Regione Emilia-Romagna[1] ha visto Rimini al primo posto nell’accoglienza di ucraini sfollati, si parla di oltre 5.350 persone. In alcuni casi sono state le famiglie italiane che hanno accolto, ma poi chiesto un sostegno alimentare alla Caritas, in altre situazioni sono state le donne ucraine già presenti sul territorio a chiedere aiuti per le proprie connazionali ospitate da loro stesse, ma, nella maggior parte dei casi, sono stati i profughi stessi a chiedere aiuto e sostegno alle Caritas, soprattutto nella misura in cui i progetti di accoglienza terminavano e loro desideravano essere il più autonomi possibile sul nostro territorio.
Anche i pakistani sono aumentati, in particolare quelli appena arrivati, in attesa del riconoscimento di asilo politico, che sono rimasti in strada, senza sapere per nulla l’italiano, senza sapere dove dormire e dove mangiare. 51 quelli incontrati nel 2022.
Tra le problematiche degli immigrati segnaliamo: la fatica nel trovare un lavoro in regola, dovuta spesso a problematiche relative ai documenti, ma anche al fatto che alcuni dirigenti se ne approfittano. Difficoltà nel trovare casa in affitto (specie se hanno figli minori), nel rinnovare i documenti se non hanno i requisiti (mancanza di lavoro e/o di residenza), nell’imparare una lingua e una cultura diversa dalla propria, specie se provengono da paesi con alfabeti completamente diversi dal nostro (cirillico, arabo, pakistano).
Gli italiani sono passati da 1.700 nel 2019 a 2.134 nel 2022 e rappresentano il 39,5%.
Chi sono gli italiani?
Il 57% si rivolge alla Caritas dal 2020 (non era mai venuto prima della pandemia)
il 63% sono residenti nella diocesi di Rimini
Il 58% sono uomini
Il 72% ha un titolo di studio basso
Il 28% è senza dimora
I problemi più diffusi per gli italiani sono: basso reddito, casa, lavoro, basso titolo di studio, rapporti difficili tra familiari, storie d’amore infrante, dipendenze, post detenzioni….
Il tema della casa
Rimini è la seconda provincia in Regione per il costo della casa, dopo Bologna, e la quinta per gli affitti.
Se guardiamo i dati provinciali, Riccione supera addirittura la media regionale, seguita da Misano, Cattolica e Rimini. Se parliamo di casa non possiamo non tenere in considerazione che il primo problema è che costa troppo.
Ci sono 13.000 alloggi sfitti, eppure trovare una casa in affitto è un miraggio. Tantissime persone vengono in Caritas dicendo che lavorano, ma non riescono a trovare casa.
– 1.800 persone si sono rivolte alla Caritas avendo casa in affitto, ma, una buona parte di esse ha dichiarato che questa è troppo piccola o mal ridotta per la famiglia o costa troppo per la famiglia e quindi necessitano di cambiare abitazione, ma non la trovano.
– 250 persone non trovando casa si sono accontentate di residence o stanze d’albergo, che però a maggio devono abbandonare non sapendo nuovamente dove alloggiare e che, comunque, non rilasciano il certificato di residenza e quindi non permettono alle persone di beneficiare dei servizi sociali, del centro per l’impiego o di fare domanda per la casa popolare.
– 180 persone vivono in casa in comodato d’uso gratuito, ma non sempre è vero che non pagano, si sta diffondendo l’escamotage, da parte di alcuni proprietari, di stipulare un contratto gratuito per beneficiare di tutti gli sgravi fiscali, ma di richiedere poi l’affitto in nero con ardue conseguenze per gli affittuari che non possono così chiedere contributi per gli affitti ai servizi sociali e non possono avere un Isee coerente con le proprie uscite, rischiando così di non riuscire neppure ad entrare in graduatoria per le case popolari o di avere determinati bonus o incentivi in quanto l’isee è troppo alto.
– Poi ci sono quelli che rimangono in strada: nel 2022 abbiamo incontrato quasi 1.500 senza dimora, in particolare sono 72 quelli che sono venuti in Caritas tutti i giorni e che quindi sono stabili sul territorio, se a questi aggiungiamo quelli che incontrano i volontari delle unità di strada, si parla di circa 300 senza dimora stabili sul riminese.
Come Delegazione Caritas abbiamo avviato una ricerca regionale sul tema della casa, sul territorio di Rimini abbiamo intervistato, grazie alle Caritas parrocchiali, 75 persone è emerso che:
– Nonostante le difficoltà, il 90% degli intervistati desidera rimanere sul territorio riminese;
– La maggior parte riuscirebbe a pagare senza problemi un affitto tra i 300 ei 400 euro;
– Solo il 45% ha fatto domanda per la casa popolare, mentre diversi non l’hanno neppure fatta, ritenendo di non riuscire ad avere risposte in tempi brevi;
– Il 25% è in difficoltà perché non ha le garanzie per la stipula del contratto d’affitto;
– Il 21% ha dichiarato di avere problemi di discriminazione nel trovare casa, non tanto e non solo se sono stranieri, quanto piuttosto se hanno figli minori.
Come Caritas sul tema dell’alloggio
– Disponiamo di un dormitorio, che nel 2022 ha accolto 204 persone per 2.500 notti;
– Abbiamo aperto un Albergo sociale che nel 2022 ha accolto 57 persone per oltre 5.800 notti, del quale tra poco vedremo un video.
– Insieme alla Papa Giovanni XXIII, che è capofila del progetto, come Caritas assistiamo 4 donne nel progetto del Comune Housing first dove, nel 2023 ha visto la buona uscita di 2 andate a vivere in autonomia.
Il Comune di Rimini
Ha messo e sta mettendo in atto diverse strategie per ovviare ai problemi relativi alla casa:
– A fine aprile ha emanato uno stop agli sfratti per il periodo estivo;
– A luglio ha preso in considerazione la valorizzazione del patrimonio immobiliare dismesso per uso alberghiero per convertirlo ad uso privato;
– Il 1° settembre ha presentato il patto “CASA RIMINI” che prevede incentivi di 12mila euro per ogni proprietario finalizzati a lavori di manutenzione degli appartamenti e per coprire eventuali morosità degli affittuari.
Sicuramente è necessario un lavoro ancora di più sinergia tra tutti i soggetti pubblici e privati per trovare soluzione a questa emergenza.
Le risposte
In questi ultimi anni la richiesta maggiore che si sono sentiti porre i volontari delle Caritas parrocchiali è stata quella del cibo, perché per riuscire a pagare affitto e bollette le famiglie cercano di risparmiare sul cibo. L’altra richiesta incessante è appunto quella di un aiuto nel trovare abitazioni economiche.
Rispetto al tema del cibo le Caritas agiscono:
– Sono presenti tre mense (Caritas diocesana, Caritas Madonna del Mare a Riccione, Caritas San Pio V a Cattolica) e un refettorio solidale a Savignano sul Rubicone. Nel 2022 sono stati serviti quasi 70 mila pasti a 1.500 persone.
– Caritas Rimini odv, in collaborazione con le amministrazioni, gestisce #EmporioRimini, che nel 2022 ha riempito 1.924 carrelli a 269 nuclei familiari, per un totale di 700 persone, tra cui 277 minori.
– Le Caritas parrocchiali hanno distribuito quasi 30 mila pacchi viveri, di cui 7.600 a domicilio, a 2.700 persone.
– Caritas Rimini odv ha portato 23.624 pasti caldi a casa di 79 anziani e/o disabili attraverso il servizio “Giro Nonni”
– Sono stati distribuiti 54.333€ di buoni spesa da utilizzare presso supermercati convenzionati a 564 famiglie
450 i volontari delle Caritas parrocchiali, 298 quelli della Caritas diocesana e 40 operatori. Un vero e proprio esercito di pace, di persone che silenziosamente, ogni giorno, combattono contro la povertà per favorire accoglienza, inclusione, per portare ascolto, sollievo, ma anche risposte concrete come cibo e indumenti.
Sul territorio della Diocesi sono presenti 43 Caritas parrocchiali, non si sono mai fermate, anche quando con il lockdown c’era l’obbligo di stare in casa, piuttosto hanno attivato strategie quali: il maggior utilizzo del telefono e le consegne dei pacchi viveri a domicilio per non far uscire le persone di casa.
Ogni rapporto ci provoca e ci interroga su cosa possiamo e dobbiamo fare per facilitare la vita delle persone che si rivolgono a noi e crescere in comunità.
Infine, si ricorda l’appello lanciato dal nostro Vescovo Nicolò Anselmi nell’agosto 2023:
“Le nostre parrocchie e comunità cristiane sono luoghi dove si respira, anche grazie a voi, l’amore, la vicinanza, la prossimità. Vi chiedo di trovare, insieme, una casa, un appartamento, un luogo dove una piccola comunità di 2, 3 o 4 persone possa essere accolta materialmente e avere intorno a sé una comunità di fratelli e sorelle con cui giocare, pregare, parlare, festeggiare, gioire e soffrire, fare vacanza e lavorare.
Sono certo che la presenza di questi nostri fratelli e sorelle in difficoltà farà ulteriormente fiorire una parte significativa della Chiesa locale. Se ogni parrocchia o zona pastorale accogliesse un piccolo gruppo di persone sarebbe veramente una bella risposta alla voce sofferente di Gesù: “Avevo fame e mi hai dato da mangiare, cercavo casa e mi hai aiutato a trovarla, ero straniero e mi hai accolto. Siate benedetti, ricevete la ricompensa preparata per voi”. I problemi concreti, i soldi per l’affitto, per le utenze, non devono spaventarci: la Provvidenza ci aiuterà.”