Ogni tanto, prima di fare una scelta, bisogna fermarsi a fare due conti. Di recente ho passato diverso tempo su Facebook per: 1) leggere i commenti indignati contro la vip di turno da parte di persone che credono che siano veri quei video farlocchi dove la Marcuzzi/Ferragni/Canalis in un programma di Fazio o Cattelan rivela “informazioni che potrebbero scuotere la finanza italiana”, ovvero come guadagnare soldi a palate senza fare niente (ovvero bis: investire in dubbi siti di criptofinanza). I video sono doppiati da intelligenze artificiali che imitano alla buona le voci originali, ma gli indignati di cui sopra spesso neanche li aprono; 2) curiosare chi delle mie conoscenze ha ripubblicato il famoso testo altrettanto farlocco per avvisare Facebook che “anch’io sto disattivando!”, “Non do il permesso a Facebook di addebitare 4,99 dollari al mese sul mio account, anche tutte le mie foto sono di mia proprietà e non di Facebook” etc etc…; 3) leggere i commenti a un post su un gruppo riminese dove, durante, le trafficate giornate di Ecomondo, un utente trattava come sprovveduti i visitatori che non utilizzavano l’hotel attaccato alla fiera, soluzione ovvia e banale per evitare di stare in coda in auto.
Hotel che, come ben sa il 99,99% dei riminesi, è chiuso da anni. Una gaffe ci può stare, ma lo “svegliaaa” a fine post è aggravante indifendibile.
Ci sarebbe altro ma questo è bastato per arrivare alla conclusione.
Visto che passo inevitabilmente molto più tempo a sollazzarmi in queste situazioni che sulle serie in streaming, ho deciso. Tengo Facebook, adios Netflix. Dove devo pagare?