In questi ormai venti anni di normale carriera su queste colonne (non capisco perché le carriere debbano essere per forza sempre ‘onorate’: io non ho mai ricevuto onori, al massimo qualche pacca sulla spalla) ho sempre cercato di non ripetere mai per due volte di fila lo stesso argomento. Ora invece ho deciso che, fino a che non arriverà una bella giornata autunnale con la nebbia che entra nelle ossa o col vento che fa venire i goccioloni agli occhi, continuerò a scrivere del meteo impazzito che prolunga l’estate fino a date assurde.
Oggi scriverò della vacanza dell’albergatore: il tipico albergatore riminese a metà settembre è solito chiudere l’albergo, prendersi il tempo che ci vuole per dare una pulita e impacchettare, quindi prende l’aeroplano per raggiungere qualche località esotica ove godersi la sua meritata vacanza (ma poi perché le vacanze devono essere per forza sempre ‘meritate’? A me nessuna agenzia viaggi ha mai chiesto se sono stato bravo). Il tipico albergatore riminese ricompare poi in pubblico per San Gaudenzo, doverosamente abbronzato e pronto a dispensare racconti della sua esotica vacanza ad amici e parenti. Ecco, oggi tutto questo non è più necessario. L’albergatore potrà sempre ricomparire bello abbronzato per San Gaudenzo, e alla domanda “ma dove sei stato? Guarda come sei nero” potrà tranquillamente rispondere: “alla Barafonda”.