Roma, 509 a.C. La bella, casta e dolce Lucrezia, moglie di Collatino, viene costretta da Sesto, figlio del re Tarquinio il Superbo, a subire una violenza sotto minaccia e intimidazione. Il giorno seguente, pressata dalla vergogna, la paura e il turbamento, la giovane decide di togliersi la vita. Un evento storico, per tanti solo un mito, raccontato dopo alcuni secoli da Tito Livio.
Un episodio lontano da noi anni luce, quasi appartenente ad un’altra vita, a un altro mondo. Ma è davvero così?
Due millenni più tardi, purtroppo, sembra invece essere attualissimo. Sì, perché guardando alla cronaca le notizie di violenze domestiche, stupri, femminicidi sono all’ordine del giorno. Certamente, dall’epoca dei re di Roma, dall’epoca della vicenda della povera Lucrezia, qualcosa è cambiato. Oppure, in teoria dovrebbe esserlo.
Il “codice rosso”
È il modo in cui è comunemente conosciuta la legge 19 luglio 2019 recante ‘modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere’. Si tratta di un codice rosso analogo a quello previsto in ambito ospedaliero, in cui le vittime, in gran maggioranza donne e minori, dovranno essere sentite obbligatoriamente dai pubblici ministeri, e d’urgenza, entro tre giorni dall’iscrizione dei fatti denunciati nel registro delle notizie di reato. Anche riguardo alle misure cautelari e di prevenzione (custodia in carcere, arresti domiciliari con o senza braccialetto elettronico, obbligo di firma in commissariato o in caserma…) sono state apportate importanti modifiche. Ma è sufficiente? Vediamo cosa è successo in questi ultimi mesi.
Un’estate da incubo
Tentando di circoscrivere il fenomeno a un periodo recente e ben delineato, concentriamoci sugli avvenimenti di questi mesi estivi. Tentativi di stupri e, purtroppo, altri portati a termine sono in cima alla lunga lista di nefandezze subite da ragazze, donne e anche… bambine. Qualche esempio? Lo scandalo milanese scoppiato tra maggio e giugno, con protagonista il figlio di un noto politico, perpetrato ai danni di una coetanea dopo una serata passata insieme in discoteca. O ancora l’episodio stomachevole di una diciannovenne palermitana vittima di un branco di 7 aguzzini che avevano più o meno la sua età. Due cuginette di appena 10 e 11 anni, nel difficile quartiere di Caivano (NA), anche loro vittime di un branco. Come se non ci fosse fine al peggio, è molto più recente la storia, proveniente ancora una volta dal Palermitano, di due sorelle che ad oggi hanno 13 e 20 anni, ma che per ben 11 hanno sopportato angherie e violenze da parte di chi, più di tutti, avrebbe dovuto proteggerle e amarle. E questi sono solamente accenni di episodi che hanno scosso l’opinione pubblica perché onnipresenti nei servizi giornalistici in tv, sui social, sui giornali. Ma ce ne sono ancora tanti altri, alcuni forse nascosti, taciuti.
La piaga nel Riminese
Anche Rimini, purtroppo, è stata scenario di molteplici vicende simili. Come non citare l’omicidio-suicidio perpetrato ai danni di una madre di famiglia per mano del marito. O ancora la ragazzina di quattordici anni che, arrivata per un ritiro spirituale, ha subìto violenze da parte del suo ‘mentore’, se così possiamo definirlo. Nel cosiddetto mondo della notte, numerose sono state le denunce per tentati stupri, aggressioni, da parte di ragazze riminesi o anche turiste. Un episodio, in particolare, che ha visto una giovane donna di 21 anni picchiata selvaggiamente, aggredita e violentata sulla spiaggia di Rivazzurra nel cuore della notte. Fatti, purtroppo, ormai noti a Rimini, che hanno popolato le pagine dei giornali durante l’estate.
Il parere dei giovani riminesi
Ad ascoltare queste notizie è facile farsi prendere dallo sconforto. Il mondo, almeno dal punto di vista dei valori, sembra andare a scatafascio, pare che i passi compiuti nella storia, non abbiano condotto troppo lontano. Chiediamo il parere di alcuni giovani riminesi: ragazze che dal canto loro magari sono spaventate; e ragazzi, che tengono a precisare che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. “Sono giovane e sono un ragazzo. – esordisce con un sospiro Jacopo, 25 anni – Ascoltare questo genere di notizie mi amareggia non poco. Soprattutto perché mi accorgo che, a causa di questo, molto spesso se mi ritrovo in strada a camminare di sera tranquillo con davanti una ragazza, anche mia coetanea, avverto la sua insicurezza nei miei confronti. Dove siamo arrivati? È necessario agire, migliorare. Non è normale che una ragazza non possa sentirsi al sicuro a passeggiare, come non è normale sentirsi ‘in colpa’ per spaventare qualcuno semplicemente camminando. Gli uomini non sono tutti dei mostri”. Concorda in pieno anche Elisa, 23 anni: “Personalmente penso che siamo arrivati al degrado. È diventata talmente una cosa normale, quella delle violenze, delle aggressioni ai danni di noi ragazze e donne, che per risolvere questo problema ci si rivolge direttamente a loro, a noi, raccomandandoci di stare attente a come ci vestiamo o a non ubriacarci quando in realtà chi bisogna educare sono altre persone”. Camilla, 23 anni, aggiunge: “Ci vuole tatto, sensibilità anche a comprendere lo stato d’animo delle vittime, mettersi nei loro panni. Sono convinta che se si riuscisse a farlo anche solo per un minuto, qualcosa cambierebbe, in meglio”.