L’UE ha fissato al 2035 l’obiettivo delle zero emissioni: ci si avvicina all’epoca delle auto elettriche. Una rivoluzione ‘green’ che, però, stenta a decollare. Perché? Cosa avviene a Rimini?
Se ne parla tanto, ma occorre insistere: la transizione ecologica, il passaggio all’utilizzo di forme di energia pulita e rinnovabile, abbandonando i combustibili fossili, è una priorità assoluta.
Un’urgenza che investe in modo trasversale tanti aspetti della nostra società. Tra questi c’è sicuramente la mobilità, che tocca in modo diretto la quotidianità di tutti. È la stessa Unione Europea a porre una vera e propria data di scadenza: dal 2035, infatti, scatterà l’obbligo di emissioni zero, quindi tutte le nuove auto e i nuovi veicoli leggeri che saranno venduti nel territorio dell’UE a partire da quella data non dovranno produrre nessuna emissione di CO2 ( focus nell’altro articolo di pagina). Tradotto, in buona sostanza: l’era delle auto elettriche entrerà nel vivo. Auto elettriche che sono al centro del dibattito ormai da diverso tempo: se i veicoli ibridi, infatti, sono già piuttosto diffusi e “accettati” nella percezione comune, le auto totalmente elettriche (le cosiddette full electric) scontano ancora un certo scetticismo, dovuto soprattutto a un mercato che viaggia su prezzi ancora elevati e a una poco diffusa conoscenza sul loro funzionamento (autonomia, utilizzo, ricarica, ecc.).
La rivoluzione “green” della mobilità, dunque, stenta ancora a decollare, nonostante il traguardo del 2035 sia sempre più vicino. Un cambiamento che va a rilento soprattutto se si guarda al nostro territorio, con una provincia di Rimini che registra alcuni primati amari. Ma andiamo con ordine.
Conoscere le auto elettriche
I veicoli elettrici presentano vantaggi sotto diversi aspetti. Uno è quello economico: se è vero, infatti, che attualmente il prezzo medio di un’auto elettrica è superiore rispetto ai veicoli a benzina o diesel (gli analisti stimano un +30%), è altrettanto vero che si tratta di veicoli che hanno costi ridotti sia per quanto riguarda il rifornimento sia per la manutenzione. “ Quello elettrico è sì un motore più innovativo, ma anche con una meccanica più semplice e un minor numero di componenti rispetto a quello termico.
Ecco perché la manutenzione di una vettura a batteria costa fino al 35% di meno rispetto al corrispettivo veicolo a benzina”, sottolinea Enel X, l’azienda del Gruppo Enel che si occupa proprio di servizi per la mobilità elettrica.
Importanti, come detto, anche i vantaggi legati al rifornimento: sempre secondo i dati di Enel X, si stima che ricaricare una macchina di media cilindrata per avere un’autonomia di 100 km costi circa 4 euro. Per intenderci, seppur le variabili siano molteplici, percorrere la stessa distanza con un’auto a benzina dalle stesse caratteristiche costerebbe tra i 12 e i 15 euro.
E a proposito di autonomia: “Anche le auto elettriche con minore autonomia riescono a coprire abbondantemente gli spostamenti giornalieri, che nel 95% dei casi assommano a meno di 200 km. Tanto più se una parte avviene in città, dove grazie alle frequenti decelerazioni e frenate l’auto recupera parte dell’energia”, aggiunge l’azienda. Ulteriori vantaggi derivano dai minori costi legati al bollo e all’assicurazione. “ Alcune stime indicano che sommando i risparmi dovuti ai minori
Come anticipato, nonostante i possibili vantaggi, il mercato delle auto elettriche stenta a decollare un po’ in tutta Italia. Rimini non è da meno, nonostante l’attenzione rivolta al tema della mobilità pulita (si pensi, ad esempio, alla viabilità ciclabile, alle bici, i monopattini e gli scooter elettrici in sharing, al Metromare e alla presenza di 42 colonnine di ricarica per veicoli elettrici sul territorio comunale, installate in 23 postazioni, alle quali nel prossimo futuro ne saranno aggiunte altre 10).
A dimostrarlo è una recente indagine condotta dal Centro Studi di AutoScout24, sulla base di dati ACI, secondo la quale non solo le auto elettriche o ibride presenti nel Riminese sono una netta minoranza dei mezzi circolanti, ma sono anche tra i numeri più bassi a livello regionale. Nello specifico, lo studio (relativo ai dati del 2022) riporta che le vetture elettriche o ibride presenti nel territorio di Rimini sono circa il 3,5% delle auto in circolazione. Dato inferiore alla media regionale (4,7%) e anche a quello delle altre province emiliano-romagnole, a eccezione di Forlì-Cesena (3,4%): Bologna (6,7%), seguita da Reggio Emilia (5,2%), Modena (4,9%), Parma (4,4%), Piacenza (4%), Ravenna (3,6%) e Ferrara (3,6%). Ma non solo.
Rimini fa registrare un risultato negativo anche per quanto riguarda la classe di emissioni, posizionandosi sul gradino più alto del podio in regione per quanto riguarda il tasso di vetture datate (Euro 4 o inferiore) rispetto al totale delle auto in circolazione: 48,1% (circa un’auto su due). Seguono Ravenna (45,3%), Forlì-Cesena (45,2%), Ferrara (44,4%), Piacenza (44,1%), Modena (42,3%), Parma (41,4%), Reggio Emilia (41,1%) e Bologna (39,2%). Lo stesso dato regionale è indice di una rivoluzione “green” che va a rilento: se da una parte, infatti, nel 2022 le auto ibride ed elettriche in circolazione in Emilia-Romagna hanno raggiunto 140.322 vetture, segnando un aumento del 39,3% rispetto al 2021, dall’altra si tratta ancora di una profonda minoranza rispetto al parco auto circolante (4,7%), percentuale che diventa ancora più bassa per quanto riguarda le auto completamente elettriche: 0,4%. Come invertire la rotta? “ Il 2035 segna una data storica, – conclude l’analisi AutoScout24 – ma fino ad allora bisognerà investire in infrastrutture e tecnologia per fare in modo che gli italiani superino la forte diffidenza soprattutto verso il mondo delle full electric, penalizzato dalla scarsa autonomia delle batterie (per il 35% del campione) e dal costo elevato (33%)”. Cosa accadrebbe, infatti, se il 2035 fosse molto più vicino? “ Secondo gli ultimi dati sarebbe una corsa per accaparrarsi modelli benzina e diesel di ultima generazione, nuovi o usati recentissimi, così gli automobilisti potranno continuare a utilizzare questo tipo di alimentazioni”. Come sempre, dunque, anche in questo caso il cambiamento deve cominciare da noi.