Tra pochi giorni ricorrerà il decimo anniversario della bomba d’acqua (anche se il termine tecnicamente è improprio) che nel giugno 2013 fece cadere su Rimini la quantità di acqua di un’intera stagione con conseguenti danni e disagi.
Dieci anni che, per Rimini, sembrano un secolo fa. Innanzitutto per quanto fatto in termini di sistemazione della rete fognaria dopo decenni di non proprio innocente sbadataggine: un lavoro ancora incompleto, con qualche ritardo sulla tabella inizialmente prevista, ma fondamentale come dimostrato dalle recenti avversità meteo che invece in luoghi distanti solo poche decine di chilometri hanno creato disastri di incalcolabili proporzioni. Ma anche per i progressi nella presa di coscienza da parte dell’intera città che il problema non era più nascondibile e procrastinabile. Tanto che ‘Basta merda in mare’, da associazione impronunciabile si è pure ritrovata con un meritato Sigismondo d’Oro per la pressione svolta negli anni su istituzioni e opinione pubblica.
Insomma una città che ha saputo prendere in mano una patata bollente che rischiava di comprometterne seriamente l’immagine turistica, fonte di sussistenza per tante imprese e famiglie, per presentarsi oggi finalmente come centro balneare con un mare affidabile.
Poi arriva il solito fenomeno che scrive nei gruppi pubblici, visibili anche a esterni, “tanto il nostro mare è sempre una fogna” e buonanotte.