Giovani nelle “tendopoli”. Le immagini dei tanti studenti universitari che hanno deciso di dormire in tenda nelle piazze delle principali città italiane rappresentano l’ennesimo sintomo del morbo che colpisce l’Italia ormai da molti anni. Un Paese che se le inventa tutte per ostacolare i giovani nella costruzione del proprio futuro, con un mondo del lavoro impermeabile alle nuove generazioni e sostegni pari allo zero, e che ora riesce a sbarrare il percorso addirittura alla fonte, all’inizio del percorso universitario.
Il tema è quello del caro affitti: nelle principali città d’Italia i prezzi delle camere per gli studenti hanno raggiunto livelli vergognosi. A Milano, per intenderci: 630 euro al mese l’affitto medio per una camera, 1.200 per un monolocale, più di 1.800 per un bilocale. Ma nemmeno questo è sufficiente per spingere i giovani a rinunciare ai propri desideri e al proprio percorso, tanto che, di fronte all’ennesima forma di ostruzionismo nei loro confronti, hanno deciso di mettere in piedi una protesta, in modo ordinato, silenzioso, pacifico, mite. Rispondendo allo strozzinaggio con l’educazione. Ma c’è di più, perché l’Italia di oggi è ostile ai giovani non solo nei fatti, ma anche nella mentalità. Sì, perché se protestare per maggiori diritti nel mondo del lavoro fa di loro dei bamboccioni, se farlo per una maggiore attenzione politica fa di loro delle zecche, se alzare la voce per trattare meglio il nostro Pianeta fa di loro dei “gretini”, denunciare lo sciacallaggio degli affitti dormendo in tenda li rende… “tendìni”. Non si sono fatti attendere, infatti, i commenti sarcastici e provocatori dei tanti “opinionisti” che inquinano l’attuale dibattito pubblico, che come al solito invece di ascoltare, accorciare le distanze e discutere di possibili soluzioni, preferiscono deridere e ridurre i giovani a fastidio da ignorare.
Ed è curioso osservare come, al contrario di ciò accade di consueto, nei giorni della drammatica emergenza meteo che ha piegato l’Emilia-Romagna nessuno dei suddetti personaggi abbia speso anche solo una parola per sottolineare la presenza dei tantissimi giovani che, ancora oggi, trascorrono le giornate intere ad aiutare a spalare il fango nelle zone alluvionate. Proprio loro, che “non hanno voglia di lavorare”. Loro, bamboccioni, zecche, gretini e tendìni.