“Per estensione la diocesi di Faenza risulta la più colpita, praticamente tutti i Comuni della diocesi, da Nord a Sud, sono stati coinvolti. Tre di questi, Faenza, Sant’Agata sul Santerno e Solarolo, sono quelli che hanno riportato i danni maggiori. La zona sud della diocesi risulta ancora isolata a causa delle frane, le strade non sono ancora percorribili e anche le attività produttive sono ferme. Ci sono molte case evacuate. A questo si aggiunga la zona di campagna danneggiata dall’alluvione”. Sono le parole del vescovo di Faenza, Michele Morandi al Sir, intervistato da Daniele Rocchi.
“La risposta solidale delle parrocchie, e non solo, è impressionante e ci colpisce molto. La reazione della popolazione è stata immediata, già subito dopo le piogge erano tutti in moto, i vicini di casa che si aiutavano gli uni gli altri prima ancora che arrivassero i volontari e gli aiuti. La comunità ecclesiale, nelle sue varie espressioni associative, si è data da fare anche nell’accoglienza abitativa: moltissime famiglie che non avevano subito danni hanno aperto le loro case private a chi era rimasto senza tetto. Il fine settimana scorso abbiamo poi assistito ad un grande flusso di volontari da fuori che si ripeterà anche nel prossimo: migliaia di volontari si sono riversati nelle nostre città”.
Sottolinea il vescovo di Faenza, “siamo ancora nella fase più adrenalinica della tragedia che ci ha colpito”, tuttavia “abbiamo davanti nuove sfide, che facciamo fatica a capire. Guardando a ciò che accade sembra essere stati abbandonati da Dio ma non è così. Sono rettore di un seminario e con i miei giovani ragionavamo proprio su questo: ciò che stiamo vedendo è un grande afflato di amore prodotto dalla tragedia. La gente sta dando il meglio. Ecco, Dio è con noi che toglie il fango, è in coloro che stanno offrendo il loro tempo all’ascolto. Dobbiamo recuperare la consapevolezza di essere in relazione con il Creato e per questo pensare a un modo diverso, sostenibile e rispettoso, di approcciare la natura”.