Le false credenze sul gioco d’azzardo sono molto diffuse. “Fate il nostro gioco” è uno spettacolo che restituisce le reali probabilità di vincere attraverso simulazioni di gioco, video e una continua interazione con il pubblico. “Fate il nostro gioco” della compagnia Taxi 1729 che va in scena mercoledì 10 maggio in Sala Manzoni, a Rimini (ingresso libero), è una delle numerose iniziative del progetto “Quando il gioco non è un gioco”, il nuovo percorso promosso dal Distretto socio sanitario di Rimini nell’ambito del “Piano Locale contro il Gioco d’azzardo”. Obiettivo: realizzare azioni di informazione, prevenzione e intervento destinate a una vasta platea di destinatari. “Si tratta di interventi necessari e urgentissimi, non procrastinabili. – fa notare l’assessore ai Servizi Sociali di Rimini, Kristian Gianfreda – Quello del gioco d’azzardo (nella foto Riccardo Gallini) è un disagio strisciante, silenzioso, con il giocatore in solitudine e i danni che vengono alla luce quando ormai sono conclamati”.
Occorre dunque raggiungere il maggior numero di cittadini, sensibilizzando in modo differenziato i vari target con interventi di informazione e maggiore conoscenza dei rischi annessi. Rischi che ad oggi, in particolar modo tra le giovani generazioni, si annidano dietro il gaming che, non di rado, da semplice divertimento si trasforma in dipendenza. Il progetto ‘Quando il gioco non è un gioco’ nasce dunque per unire le forze, promuovere sinergie, per far fronte a un fenomeno dilagante che colpisce una percentuale non irrisoria di persone, differente per età, provenienza e ceto sociale. U.O. Dipendenze Patologiche dell’Azienda USL Romagna e Comune di Rimini, in sinergia con la Rete Gap di Rimini composta dalla Comunità Papa Giovanni XXIII (capofila), Millepiedi, Cento Fiori, Alcantara, Parkinson in Rete e Il Gesto hanno dunque allestito il percorso ‘Quando il gioco non è un gioco’: dallo sportello ad hoc dove i giocatori possono rivolgersi per ricevere supporto psicologico e di carattere legale, passando agli incontri nelle scuole fino a laboratori, spettacoli, incontri.
Slot machines, Gratta&Vinci, scommesse e quella vasta frontiera di giochi che si sono sviluppati con il digitale, a partire dai videogame. Quando da passatempo il gioco diventa una dipendenza allora sorge la malattia, che però può essere sia curata sia prevenuta.
“Soprattutto durante la pandemia, il gioco on line ha subito una crescita importante, con risvolti allarmanti. – rilancia Gianfreda – Il progetto messo in campo dal Distretto di Rimini è dunque fortemente aderente con i tempi che stiamo vivendo: contrastare il gioco d’azzardo, puntando sulla conoscenza, sulla formazione e sulla consulenza è una priorità assoluta, centrale, a cominciare dalle nuove generazioni e dal loro rapporto con l’universo digitale.”.
Nel periodo pre-pandemico (2017), nel solo Comune di Rimini la spesa pro capite in gioco d’azzardo corrispondeva a 1798 euro. Un dato che collocava Rimini al 557 posto, su 7954 comuni italiani, nella classifica generale per spesa pro capite. Considerando le città delle stesse dimensioni – sempre nella stessa classifica – Rimini risulta al posto numero 27 su 130 comuni (fra i 50mila e i 200mila residenti).
Regione Emilia-Romagna. Da un’elaborazione della Regione, in Emilia-Romagna nel 2021 sono state complessivamente oltre 31 mila le persone assistite dai servizi per le dipendenze patologiche (SerDP) delle Aziende Usl (esattamente 31.207), 1.139 delle quali per problemi collegati al gioco d’azzardo: il 3,7% del totale degli assistiti. Più della metà di questi (602, pari al 52,8%) sono giocatori patologici, che si sono rivolti ai servizi per la prima volta. La maggioranza degli assistiti è di genere maschile (80%) e di cittadinanza italiana (91%). La fascia di età più rappresentata, indipendentemente dal genere, è quella compresa tra 41 e 60 anni, seguita dagli ultrasessantacinquenni, che costituiscono il 16,4% delle persone in carico ai servizi. Il 56,4% predilige giocare ai videogiochi nei bar/tabacchi o sale gioco, il 18,7% gioca al lotto, superenalotto, lotterie e gratta e vinci; alle scommesse sportive o ippiche si dedica il 10,8% dei giocatori e il 15,4% gioca attraverso le piattaforme on line; parte dei giocatori sono però dedite a più tipologie di gioco contemporaneamente.
“Nel 2022 abbiamo assistito a un aumento del gioco d’azzardo in tutta Italia, raggiungendo una raccolta totale di 131 miliardi di euro, che corrisponde ad una media di 2000 euro giocati a testa. Se il gioco fisico è aumentato del 22% rispetto al 2021, il dato ancora più preoccupante dato è sul gioco on line che nel 2022 è incrementato del 137% rispetto al 2021. Una pratica difficile da contrastare, attiva 24 ore su 24, e disponibile ovunque ci sia una connessione internet e attiva 24 ore su 24 – spiega Teo Vignoli, Direttore U.O. Dipendenze Patologiche Rimini AUSL della Romagna – Anche l’Emilia-Romagna non è esente da questo trend, con un 41% di giocatori sulla popolazione generale, di cui il 2% considerato a rischio medio-alto. Questo significa che, in Romagna, le persone a essere interessate sono circa 20.000.”.
La fotografia del giocatore tipo vede i maschi giocare più delle femmine e circa 1 minorenne su 5 gioca d’azzardo illegalmente prima di raggiungere la maggiore età. “Lo spostamento del gioco on-line complica ulteriormente gli intrecci che ci sono tra GAP e dipendenza da internet, soprattutto nelle fasce più giovani. La vera sfida al GAP è sul territorio: gli accessi alla nostra rete dei servizi sono in progressivo aumento (50 persone sono quelle attualmente seguite dal Serd, ndr) , ma non basta. Ancora troppi giocatori non chiedono aiuto, non si fanno affiancare da esperti. L’intercettazione precoce è uno degli obiettivi primari, su cui stiamo lavorando con determinazione, forti anche di una proficua collaborazione pubblico-privato che ci ha permesso ad oggi di raggiungere importanti traguardi”.
“Il tema è davvero complesso. – ad alzare la voce sui rischi dell’azzardo è Fethi Atakol, educatore della Coomunità Papa Giovanni XXIII, – Paradossalmente, potremmo dire che ‘nessuno si sente escluso’ dal gioco visto l’ampio range d’età dei giocatori. Occorre dunque affiancare alle notizie sulle vincite distribuite dalla dea bendata, quelle relative ai danni del gioco patologico e prima che il danno sia compiuto. “Se un tossicodipendente su 3 si rivolge ai servizi, solamente 1 su 60 giocatori patologici bussano agli sportelli: il sommerso è enorme. – fa notare preoccupato Cristian Tamagnini della coop. Centofiori – Il giocatore patologico soffre molto lo stigma della società, perché il gioco è normalizzato, e più facilmente si rivolge ad uno sportello anonimo, non connotato come ad esempio il Serd o altri servizi”. Da qui l’apertura dello Sportello di consulenza psicologica e legale per facilitare l’accesso dei giocatori e dei loro familiari ai Servizi specialistici svolto presso ‘La Casa Ludica’ a Rimini. (p.g.)