Non hanno avuto paura della fragilità, dell’umiltà di concedere la propria vita agli altri. Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo Borsellino ucciso dalla mafia, e don Claudio Burgio, fondatore della comunità di accoglienza per minori “Kairos”; si sono messi a nudo incontrando gli studenti delle scuole superiori di Rimini e raccontando la loro storia.
I due relatori sono stati affiancati al Palazzetto dello Sport “Flaminio” di Rimini dal presidente e vicepresidente della consulta studentesca di Rimini: Enrico Volpini e Carla Gonzalez, che hanno posto ai due ospiti tante domande emerse dagli studenti degli istituti scolastici di Rimini.
Presenti anche il vicesindaco Chiara Bellini, e Sabina Corsaro, referente e formatrice nei progetti sulla legalità della commissione didattica dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Rimini; collaborando al percorso “Educazione alla Memoria”, promosso dal comune.
Tramite le domande sono emerse le storie della famiglia Borsellino e le lotte che fino ad oggi si stanno portando avanti contro la mafia; Fiammetta afferma: “Per mio padre la morte è sempre stata una cosa ironica, questo pensiero è entrato in me”.
Don Claudio Burgio continua cosi: “Non è facile avere a che fare con questi ragazzi, hanno tutti dentro una rabbia fortissima. Il problema è avere uno sguardo che vada oltre a quello che commettono.”
Fiammetta Borsellino e don Claudio Burgio a fine conferenza hanno lanciato un invito agli studenti: creare delle comunità per fronteggiare queste battaglie.
Ulteriori approfondimenti sul prossimo numero in uscita de ilPonte.
Francesca Arlotti