Come mai se nel mondo cresce così tanto la voglia di viaggiare, Rimini è rimasta agli stessi numeri di 20 anni fa? È la domanda da cui è partito il nostro dossier sul turismo in Riviera. È vero, gli arrivi sono cresciuti, ma causa la riduzione dei periodi di vacanza, i pernottamenti, che sono quelli che contano, perché consentono la vendita di più servizi, non ne hanno beneciato. La componente estera che nei tempi gloriosi era arrivata a coprire il 40% circa dei pernottamenti, oggi si è quasi dimezzata. Sicuramente c’entra la concorrenza che è aumentata, perché grazie ai voli a basso costo le località di mare che si possono raggiungere si sono moltiplicate. Ma, non dimentichiamolo, è cresciuta, e non poco, anche la domanda. Per non andare troppo lontano, sulla costa croata, dal 2017 al 2019, i pernottamenti dei turisti stranieri sono saliti da 80 a 84 milioni. In Turchia, nello stesso periodo, i pernottamenti dei visitatori non domestici, da 80 sono diventati 132 milioni. A Rimini, invece, le notti trascorse in una struttura ricettiva da visitatori stranieri, dove i tedeschi restano i più numerosi, sono rimaste le stesse: 3.8 milioni.
Anche i numeri del turismo dell’entroterra non aiutano.
Bisognerebbe, forse, puntare di più sul connubio mare-collina. Magari, la mattina, in spiaggia, e nel pomeriggio a visitare i nostri borghi che nulla hanno a che invidiare a quelli toscani, umbri o esteri. Qualcosa si sta muovendo con gli agriturismi. Ma è ancora troppo poco.
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