I conti della Chiesa riminese continuano a sorridere: meno spese, meno debiti
L’esercizio 2022 si chiude con un utile di oltre 2 milioni. Meno entrate ma anche meno spese, e debito bancario ridotto. “Ma senza rinunciare alla mission della Chiesa”
L’unica “impresa” che la Diocesi può organizzare, è quella di spendersi per il bene delle persone e del territorio nel quale opera. L’utilizzo dei beni materiali mobili e immobili della Diocesi va dunque in questa direzione, partire dal suo compito primario: favorire e incrementare l’an- nuncio del Vangelo. “Anche la dimensione più strettamente economico-amministrativa concorre a questo fondamentale compito della Chiesa. – illustra così la filosofia che anima il suo ufficio, l’economo diocesano don Danilo Manduchi – Ogni euro è dunque profuso nell’attenzione della cura e nell’attenzione dei più piccoli e dei più poveri che sono e restano
i veri ‘tesori.’ I beni della Chiesa – come ricordava papa Benedetto XVI nella Caritas in veritate – sono soprattutto dedicati alla vita della comunità cristiana, alle opere educative e pastorali, ai poveri e ai bisognosi”.
Il Bilancio 2022 della Diocesi va in questa direzione.Un esercizio, quello 2022, che una volta di più vede scendere in maniera sostanziale il debito bancario, mentre continua la contrazione dei costi, così come il conseguimento della buona amministrazione. Una strada, quella intrapresa da alcuni anni con decisione dalla Chiesa riminese (bilanci in attivo consecutivamente dal 2014), che le ha “fruttato” anche i compli- menti della Congregazione per il Clero di Roma.
I numeri del 2022 parlano di 4.492.039 euro di ricavi, a fronte di 2.029.000 euro di costi, per un utile di gestione pari a 2.462.000. Da un’analisi con i bilanci delle ultime stagioni si evince che
le entrate si sono leggermente contratte: dai 4.830.375 del 2020 ai 4.751.257 della stagione scorsa si è passati a 4.492.039 del 2022, cioè 259.218 euro in meno. D’altro canto, però, anche le spese sono in continua diminuzione: 2.992.606 nel 2020, 2.357.037 nel 2021, fino ai 2.029.000 euro della stagione scorsa, ovvero un risparmio di 328.037 euro in meno. Questa oculata gestione ha portato così a limare ulteriormente
il debito verso banche, che si è ridotto da 15.993.074 a 11.304.567 euro. 4.688.507 euro in appena una stagione.
A certificare la filosofia che ani- ma l’operato della Diocesi, e che si basa sulla sostenibilità, è anche il confronto con la cifra dalla qua- le si era partiti nel 2014, quando il debito bancario ammontava a 36.000.000. Significa che in dieci anni il debito è stato ridotto di quasi 25 milioni di euro.
E un credito di 1.000.000 di euro che la Diocesi deve riscuotere nel 2023, fa pensare ad un ulteriore riduzione del debito.
La Diocesi di Rimini, dunque, ha contratto i costi, ridotto sensibilmente il debito, intrapreso azioni sostenibili, ma a quale prezzo? Senza dimenticare che molti costi che la Chiesa riminese sostiene (come tutta la Chiesa italiana) sono spesso supplenza di ciò che lo Stato dovrebbe fare ma di fatto non fa o non riesce a fare, “attraverso la sussidiarietà passa molto della testimonianza cristiana che ci sta a cuore” fa notare don Manduchi.
Si continua a risparmiare ma – dati alla mano – senza che la Diocesi venga meno al suo compito precipuo. Infatti: la proposta pastorale ed evangelizzatrice della Chiesa, scopo fondamentale della sua esistenza, non ha subito tagli e limitazioni: € 123.800; la proposta di promozione umana e servizio alla persona e alla società (carità) ha avuto un incremento significativo nelle attività (Emporio Solidale, Albergo solidale, ecc…) e nei servizi alle persone più deboli: € 510.000; costi di gestione della diocesi, utenze e manutenzione: € 284.622; ristrutturazioni delle parrocchie: € 210.000 (costo parziale, l’intero si vedrà nel 2023); confermato l’impegno nella comunicazione della diocesi: € 160.000; aumentata l’attività di formazione permanente a favore di laici e preti della diocesi: € 75.000; salvaguardato i posti di lavoro; i costi per il personale sono passati da € 309.000 a € 296.755; diminuiti oneri e interessi bancari, passati da € 240.000 del 2021 a € 172.772.
Queste somme provengono dalle abituali fonti di reddito: 8xmille ordinario = 1.500.000; 8xmille straordinario = € 222.000; affitti attivi per € 2.117.615 (cifra alta perché vi è compresa l’ultima rata del contratto di affitto della Scuola Media “Marvelli”); donazioni (testamenti) ed offerte per € 655.384.
Naturalmente il cammino prosegue e certo non ci si può sedere sugli allori: gli 11.304.567 che ancora restano da saldare alle banche e la situazione socio-economica sconsigliano distrazioni e sottovalutazioni. Senza dimenticare la necessità di continuare a finanziare Le attività pastorali della diocesi.