Una ha striature rosse, gialle o arancioni su testa e zampe. L’altra è scura con puntini gialli smpre
su testa e zampe, ma soprattutto è protetta. Si parla di tartarughe. La prima si chiama trechemys scripta, nome scientifico. Si tratta di una specie esotica, la tartaruga palustre americana. Minaccia la seconda, la emys orbicularis, la tartaruga autoctona, romagnola doc. A causa delle sue maggiori dimensioni corporee, del fatto che raggiunge prima la maturità sessuale e della sua maggiore fecondità, la tartaruga americana è diventata una vera e propria minaccia per le specie locali, con rilevanti impatti sulla biodiversità. In particolare può influire negativamente sugli ambienti colonizzati attraverso la predazione di una grande varietà di specie animali, tra cui insetti acquatici, crostacei, pesci e anfibi, e nutrendosi anche di vegetazione acquatica. Un altro fattore di rischio legato al rilascio di questa specie nell’ambiente è dovuto alla possibilità di trasmissione di patogeni ad altre specie.
E’ per questo motivo che, a seguito dei numerosi ritrovamenti di tartarughe esotiche sulle spiagge di Rimini, Riccione, Misano Adriatico a causa delle recenti mareggiate e piene fluviali, la Regione Emilia Romagna ritiene opportuno ricordare ai cittadini “che la tartaruga palustre americana non può essere né detenuta, anche in confinamento, né trasportata, né rilasciata nell’ambiente”. Le tartarughe palustri americane rinvenute, possonono essere consegnate dai cittadini al Centro recupero animali selvatici (CRAS) di Rimini (Via Baracchi n. 47, 47923 Corpolò), gestito dall’Associazione ATENA OdV che provvederà al trasporto presso Centro CITES di Marina di Ravenna (presso la Riserva naturale Pineta di Ravenna – sez. Piomboni, Via Ciro Menotti 20), gestito dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità.
“E’ un invito che rivolgiamo ai cittadini, nella convinzione che dalla loro collaborazione potrà arrivare un contributo prezioso – spiega l’assessora regionale ai Parchi e biodiversità, Barbara Lori -. Purtroppo sono sempre più numerosi i casi di piante o animali esotici che, introdotti dall’uomo in modo accidentale o volontario, mettono a serio rischio molte specie e varietà native, compromettendo un equilibrio spesso fragile e già minacciato dalle attività umane”.
L’Emilia Romagna è regione pilota del progetto Life Urca Proemys (Urgent Conservation Actions