ARTE. Uno sguardo sul Duomo di Rimini: è possibile? Un libro di fotografie ci prova e provoca
La Basilica è un ‘simbolo’ dell’umanesimo europeo. Ma la lettura è parziale Le immagini ‘teologiche’ di Liuzzi aiutano a cogliere la bellezza dell’interno
Per questa opera voluta da Sigismondo Pandolfo Malatesta e frutto dell’ingegno di Leon Battista Alberti che ne ha fatto un manifesto dell’architettura sacra rinascimentale, il Comune di Rimini ha intrapreso l’iter per candidarlo a patrimonio dell’Unesco. Da un paio di stagioni a questa parte di questa candidatura non si sa più nulla , ma ciò non scalfisce né l’importanza né la bellezza di questo centro della cultura umanistica cristiana, della spiritualità e della vita liturgica della città.
A questo gioiello, che può essere anche il simbolo di quelle terre malatestiane che rendono unico questo territorio, l’editore-stampatore Pazzini di Verucchio ha dedicato un volume fresco di pubblicazione. Nel Tempio.
Immagini e volti: l’interno della Cattedrale di Rimini nelle fotografie di Luciano Liuzzi (questo il titolo del libro, 144 pp, a colori, 25 euro) raccoglie una importante selezione di “sguardi” che il fotografo riminese Luciano Liuzzi ha dedicato al Tempio durante la sua lunga attività.
L’opera si avvale anche del colto, raffiato commento alle suggestive immagini del prof. Pier Giorgio Pasini, che a questo mirabile monumento dell’umanesimo europeo ha dedicato gran parte del suo prezioso lavoro di ricerca e di studio.
“ La cospicua ed elegante documentazione fotografica raccolta nella pubblicazione di Liuzzi – ha scritto il Vescovo emerito di Rimini mons. Francesco Lambiasi nell’Introduzione – ci restituisce, per quadri poetici, l’originale, assolutamente inconfondibile identità della Basilica Cattedrale, con la sua suggestiva articolazione di spazi lambiti da una luce attraverso la quale si disvela un’architettura ‘viva’ popolata da innumerevoli e variegati volti che tutti insieme, in una mirabile unità corale, sembrano voler innalzare una lode perenne”.
Mons. Lambiasi prosegue: “ Da ognuno di quei volti plastici che si stagliano nello spazio etereo della Basilica, accarezzati da una luce che sgorga dall’interno della materia stessa, così attentamente osservati, indagati e documentati da Liuzzi, sembra percepirsi un dolce canto interiore che concorre alla creazione di un più ampio contrappunto sapienziale, in cui la cifra della tradizione ebraico-cristiana e quella classica greco-romana sembrano intrecciarsi in uno stupefacente inno rivolto all’esaltazione del vero e unico Tempio – Cristo”.
Le immagini del Tempio che compongono il libro sono il “frutto” della lunga frequentazione dell’Autore della Basilica, “ da riminese e da turista, e non da esperto d’arte e di cultura. – racconta l’82enne Liuzzi – Nel corso degli anni, tutte le volte che passavo dal Duomo e avevo con me la macchina fotogra_ca, entravo e scattavo fotografie”. Il risultato è un archivio corposo e un’amore smisurato per il gioiello riminese visto dall’interno: Sigismpondo Malatesta, il sepolcro di Isotta illuminato da un raggio di sole, l’abside, gli angeli di Agostino Di Duccio, il reliquiario argenteo di San Gaudenzo, le balaustre. “ Ho sempre apprezzato lo stile di Liuzzi perché le sue fotografie non sono artificiali né artificiose ma spontanee e libere nei confronti del soggetto.
– puntualizza lo storico dell’arte Pier Giorgio Pasini – Il libro è una perfetta dimostrazione del gusto di Liuzzi per la fotografia”.
Pasini, che ha curato tutti i testi del volume (“ Sono appena didascalie” si schernisce), mette in risalto l’originalità dell’opera di Liuzzi. “ Tutti parlano del Tempio Malatestiano: i libri di storia, quelli di arte e perfino di economia, ‘soffermandosi’ spesso solo sull’esterno e sul genio di Leon Battista Alberti.
La ricchezza straordinaria dell’interno della Basilica specialmente grazie alle sculture di Agostino Di Duccio – è invece rimasta più in ombra.
Era bello che finalmente si desse l’importanza che merita all’interno del Tempio, a sculture, volti, espressioni, figure così caratteristiche, speciali e rinascimentali”.
Il Tempio racconta tante storie, e la sua lettura è così complicata che nessuno secondo Pasini – è riuscito a “leggerlo” bene. Ciascuno si è fatto la propria lettura particolare, addirittura erotica ed esoterica. “ È così complesso il Tempio che la sua lettura – a guardarlo bene – è semplicissima. – è la provocazione del prof. Pasini – Il Tempio è costruito per dare lode e gloria a Dio, non ai santi e alle madonne che piacciono tanto al popolo, ma unicamente a Dio come invita la Sacra Scrittura”.
Liuzzi si è accostato al Tempio utilizzando semplicemente l’obiettivo, evitando cavalletti e altre attrezzature, ma intervenendo sulle immagini solo in fase di elaborazione, ad esempio per raddrizzarle o renderle più fruibili. È il caso della Cappella di Isotta ripresa in chiaroscuro con la luce che entra dalla finestra. “ Ogni volta è un’emozione diversa, anche senza l’ausilio della macchina fotografica” assicura.
La conclusione a cui arriva mons. Lambiasi ore un ulteriore punto di vista. “ Il materiale ‘iconografico’ raccolto in questo volume non è semplicemente una mera antologia fotografica, ma qualcosa di molto di più. Qui la fotografia assume un valore teologico, là dove i molteplici sguardi e volti coperti dagli scatti ci aprono allo stupore, ci interrogano pure, e ci additano che il vero volto dell’Amore è quello di Cristo: Lui è il Luogo dell’incontro e in Lui ogni speranza può avere il suo pieno compimento”.
Tommaso Cevoli