La grande macchina fotografica di piazzale Fellini, un raduno di Vespa guidata dal gentil sesso. Ma anche la vita della spiaggia e del porto (molte sono figure di donne), gli scorci del centro storico e piazza Cavour animata. Immagini in bianco e nero che ritraggono in ogni aspetto storico-artistico e di costume, la società e i paesaggi riminesi della ricostruzione, i primi anni del boom turistico in cui si testimoniano visioni urbane perdute, tradizioni culturali scomparse, avvenimenti mondani, la moda e i personaggi di quella epoca in cui si gettarono le basi della Rimini contemporanea.
Sono le fotografie che compogono “Rimini Ritrovata. Immagini degli anni Cinquanta negli scatti inediti di Amedeo Montemaggi”, la mostra fotografica a cura di Sabrina Foschini e Associazione Rimini Sparita APS, con il coordinamento di Andrea Montemaggi e la collaborazione della Biblioteca Gambalunga, e allestita alla Galleria dell’Immagine.
La mostra nasce da un ritrovamento.
Nel 2020, infatti, sono stati rinvenuti tra gli effetti di Amedeo Montemaggi, storico, saggista e giornalista nonché grande appassionato di fotografia, un sorprendente numero di negativi, con immagini mai stampate (tranne pochissime eccezioni). Il fondo fotografico conta circa 40.000 scatti a partire dal 1954 in avanti, che documentano sistematicamente eventi, personaggi e paesaggi riminesi, compreso il patrimonio artistico e architettonico della città.
Amedeo Montemaggi, appassionato d’arte e ammiratore dei maestri americani della fotografia legati alla rivista “Life”, non solo documenta i fatti ma li interpreta attraverso il suo occhio creativo e sperimentale, con un’attenzione inesausta e uno studio accurato della composizione delle inquadrature e della luce.
Giornalista, capo pagina del “Resto del Carlino” e collaboratore per anni de “ilPonte” (per queste edizioni scrisse il famoso Pianeta Valmarecchia) e storico, Montemaggi è considerato il più grande conoscitore degli aspetti storici e militari della Linea Gotica. Il ritrovamento, la mostra e il catalogo che l’accompagna, ora mettono in luce un altro aspetto – e non secondario della sua attività artistica.
“ Amedeo Montemaggi è riuscito a coniugare, in modo unico ed esemplare, l’abilità del fotografo dilettante – ma talentuoso – alla sensibilità dell’osservatore/ cronista appassionato e competente, ovvero due mondi che gli appartenevano e che risultano oggi perfettamente bilanciati ed esaustivi in ogni scatto. – ha scritto Nicola Gambetti dell’Associazione Rimini Sparita – Abbiamo infatti scoperto, oltre a numerosi (e riusciti) esercizi di stile studiati e costruiti alludendo inevitabilmente all’iconografia monocromatica della rivista ‘Life’, che Montemaggi ha documentato viaggi, contesti e trasformazioni urbane con l’occhio attento di chi è perfettamente conscio che la cattura visiva è un elemento complementare alla narrazione complessiva dell’istante, della quale la fotografia – pur esteticamente esaustiva – rappresentava solo uno dei tanti tasselli percettivi. E questa visione (mai parola fu più adatta), non a caso è la stessa che anima le finalità della nostra associazione”.
La mostra (che resterà aperta fino al 12 marzo ad ingresso libero), che vuol essere l’omaggio ad un’importante figura della vita intellettuale riminese nel centenario della nascita, espone, attraverso un campione di cento immagini, una città in profonda trasformazione, ma da cui prorompe una straordinaria ‘fame di vita’. Dalle figure che animano la vita della spiaggia e del porto fino alle vedute urbane, vanno in scena i luoghi della quotidianità e dell’identità, talvolta mutati ma subito riconoscibili. Un ulteriore contributo per promuovere la conoscenza della memoria comune e mostrarne la vitalità narrativa, così come emerge anche dal catalogo di 160 pagine (Edizioni NFC, 2022) che accompagna l’esposizione.