In occasione della Festa dei Santi Martiri Innocenti dieci associazioni di Rimini tendono riconoscere anche i piccoli martiri dei nostri giorni, condannati da un sistema non rispettoso dei diritti umani fondamentali, primo fra tutti quello alla vita. “Vittime della cultura dello scarto” le ha definite papa Francesco.
Il 28 dicembre alle ore 9 ci sarà una preghiera pubblica per la vita nascente all’Ospedale di Rimini, luogo nel
quale da oltre vent’anni ogni martedì ci si raduna in preghiera alle ore 7,15. Seguirà alle ore 18 una santa Messa alla Chiesa di san Giovanni Battista.
La rete delle associazioni del territorio sperimenta ogni giorno la solitudine che vive una donna per una gravidanza non programmata, proprio nel momento di maggior vulnerabilità, non trova consenso di chi ha accanto, a volte subisce minacce e pressioni per rinunciare alla gravidanza. Non trova adeguato sostegno dalle istituzioni, molto spesso è costretta ad abortire perché non ha alternative percorribili.
Di fatto in questo tempo storico si moltiplicano gli ostacoli a chi desidera metter al mondo un figlio mentre si spiana la strada per incentivare e favorire l’aborto, fino alla banalizzazione attraverso l’uso di pillole abortive.
Durante la preghiera pubblica per la vita nascente saranno ricordati tutti i bambini/e (più di 11.000) che hanno perso la vita a causa dell’aborto legale nell’ AUSL di Rimini dal 1998, anno in cui il Servo di Dio don Oreste Benzi iniziò una presenza orante accanto a loro e alle loro mamme.
Sarà proprio una di loro a deporre un mazzo di fiori, portando anche il dolore, il rimpianto di tante altre donne che hanno vissuto l’amara esperienza dell’aborto volontario.
Un semplice gesto per conservare la memoria di queste vite spezzate e per rinnovare l’impegno per una nuova cultura che riconosca il valore sociale della maternità e sappia prendersi cura di ogni creatura concepita affinché possa venire alla luce.
“C’è lo scarto dei bambini che non vogliamo ricevere, con quella legge dell’aborto che li
manda al mittente e li uccide direttamente. Oggi questo è diventato un modo normale, una
abitudine che è bruttissima, è proprio un omicidio” (papa Francesco 27.9.2021)