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Comunità: il futuro dell’energia?

Il tema delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) è sempre più attuale. Tanti, sulla carta, i benefici: di tipo ambientale, sociale ed economico. La situazione in regione e a Rimini

Con tutta probabilità, in condizioni normali, ci saremmo arrivati tra diversi anni. Ma siamo in tempo di crisi e le emergenze, si sa, accelerano i cambiamenti. Così, la guerra alle porte dell’Europa e i conseguenti rincari dei costi dell’energia hanno dato nuovo impulso a tutti quei processi che vanno sotto il nome di ‘transizione ecologica’, ossia un cambio di rotta per quanto riguarda l’uso e le forniture di energia, abbandonando le fonti fossili in favore di quelle rinnovabili, molto meno impattanti dal punto di vista ambientale. Eolico e fotovoltaico le principali, al centro di discussioni e dibattiti, anche a Rimini. Ma non solo: da qualche tempo, infatti, si comincia a parlare sempre più concretamente delle cosiddette CER, ossia le Comunità Energetiche Rinnovabili, nuove forme associative che consentono alle persone di fare sinergia per produrre e, soprattutto, condividere energia “green”, abbattendo i costi delle bollette e, allo stesso tempo, riducendo l’inquinamento e l’impatto ambientale. Una svolta ecologica, insomma, ma che parte dal basso, dai cittadini e dalle singole comunità. Un “fenomeno” presente anche nel nostro territorio.

Cosa sono le Comunità energetiche

Come accennato, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono associazioni (per legge senza scopo di lucro) il cui fine è quello di produrre energia rinnovabile che viene poi messa in condivisione tra i suoi membri. Membri che possono essere di diversa natura, dagli enti pubblici alle imprese, fino ai singoli cittadini: si pensi, ad esempio, ai residenti di uno stesso quartiere che decidono di mettersi insieme per realizzare un impianto che produce energia pulita (come i pannelli fotovoltaici) da distribuire tra loro. Come, nello specifico? Lo spiega, in modo chiaro e sintetico, il vademecum informativo predisposto da ENEL Green Power. “Prima di tutto, bisogna individuare l’area dove si intende installare l’impianto di produzione, che deve essere in prossimità dei consumatori. – si legge nel documento – L’impianto non deve necessariamente essere di proprietà della Comunità, ma può anche essere messo a disposizione da uno o più membri partecipanti, o anche da un soggetto terzo. La condivisione dell’energia elettrica prodotta deve avvenire utilizzando la rete di distribuzione elettrica esistente”.

Quali sono i benefici?

I vantaggi di un’organizzazione del genere sono di vario tipo. Il più immediato e intuitivo è quello ambientale: l’energia prodotta dalle CER è pulita e rinnovabile, abbattendo le emissioni inquinanti di CO2 e, trattandosi di impianti da realizzare in prossimità delle abitazioni dei membri, vengono ridotti anche gli sprechi di energia dovuti alla distribuzione. Ma non solo. I benefici delle comunità energetiche sono anche di tipo sociale, poiché favoriscono nuove opportunità di occupazione e un indotto locale. I vantaggi, però, che possono incentivare di più sono quelli economici: i membri di una CER continuano a pagare normalmente le utenze dell’energia elettrica al proprio fornitore, ma periodicamente ricevono un compenso dalla Comunità, erogato alla stessa come incentivo. Un importo che, di fatto, ammortizza e riduce il costo delle bollette. “Una volta che l’impianto è in esercizio, – sottolinea ENEL – la Comunità può fare richiesta al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per ottenere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa. Gli incentivi sono riconosciuti solo per l’energia condivisa all’interno della Comunità, cioè quella consumata dai membri nella stessa fascia oraria di produzione. Se la produzione è superiore al consumo, per l’energia eccedente viene riconosciuto alla Comunità soltanto il valore economico dell’energia, senza altri benefici”.

Sul territorio

Le CER rappresentano un argomento ancora in evoluzione e, dovendo sintetizzare, si può dire che a livello nazionale ci troviamo in una situazione di stallo normativo. Così, sul nostro territorio, è stata la Regione Emilia-Romagna a prendere l’iniziativa sul tema, scegliendo di dotarsi di una propria, autonoma, disciplina. Si tratta di una legge della scorsa primavera (maggio 2022), con la quale l’ente regionale intende sostenere, attraverso l’erogazione di contributi, le comunità energetiche sia nella primissima fase, quella della costituzione e della progettazione, sia in quella della realizzazione, dell’acquisto e dell’installazione degli impianti di energia rinnovabile. “Per l’attuazione, – spiega la Regione – oltre il primo stanziamento inserito in legge di 200mila euro per il 2022 e 150mila euro per il 2023, la Regione intende utilizzare i nuovi fondi comunitari destinando almeno 12 milioni di euro del Fondo europeo di sviluppo regionale”.

E a Rimini?

Ma non è tutto. La legge in questione, infatti, impegna anche tutti i Comuni, assegnando loro il compito di individuare gli edifici e le aree pubbliche che possono essere utilizzate per installare gli impianti di produzione di energia “green” da destinare alle comunità energetiche. Impegno al quale Rimini ha già dato alcune risposte. “A Rimini abbiamo individuato già una ventina di pertinenze (tetti e parcheggi) di immobili pubblici adatti all’installazione di pannelli fotovoltaici. – le parole di Anna Montini, assessore alla Transizione ecologica del Comune di Rimini – Si tratta in particolare di scuole, impianti sportivi, centri sociali e anziani, tra cui ricordo la scuola elementare Sforza, il Pattinodromo, la palestra Romeo Neri, la Casa del Volley e il centro di via De Warthema”. Nel frattempo, proprio a Rimini si registra uno dei primi progetti concreti di comunità energetica rinnovabile. Si tratta del progetto presentato, all’inizio dell’estate scorsa, a San Giuliano mare: una CER che produrrebbe energia grazie a un impianto fotovoltaico costituito da due sculture, raffiguranti due pescatori, alte sette metri e da installare tra il complesso della Prua e l’area del nuovo mercato ittico. L’impianto, come illustrato alla presentazione del progetto, ha una potenza stimata di 500 KWp, avrà una produzione di 670mila Kwh/anno e consentirà il 20% di risparmio in bolletta immediato per i cittadini membri della CER, oltre che la riduzione di emissioni pari a 6000 tonnellate/anno di CO2, equivalente alla piantumazione di 17mila alberi. Un argomento in divenire, dunque, ma per il quale Rimini si trova già in prima linea.

Simone Santini