Nonostante sia passato piuttosto in sordina su gran parte dei media, di recente si è tenuto l’importante evento della COP27, la Conferenza delle Nazioni Unite dedicata al tema dei cambiamenti climatici. Conferenza che aveva lo scopo di iniziare la fase dell’attuazione degli accordi siglati nel Patto per il Clima di Glasgow, ufficializzato l’anno scorso nel contesto della COP26 e contenente gli obiettivi per contrastare in modo concreto e sistematico gli effetti della crisi ambientale. Purtroppo, però, c’è sempre un’emergenza nuova a cui far fronte. Lo scoppio della guerra in Ucraina e i conseguenti sconvolgimenti dello scenario internazionale (soprattutto dal punto di vista delle forniture di gas proveniente dalla Russia) hanno, infatti, rallentato i processi di transizione ecologica e riportato molti Paesi a rivolgersi ai combustibili fossili. Complicando, ovviamente, il percorso già difficile che la COP27 si propone di portare avanti.
Ma quella del clima è, e rimane, una delle emergenze più concrete (e sottovalutate) di questa epoca. Un’ulteriore dimostrazione arriva da un recente studio di respiro globale condotto da Save the Children, che aiuta a capire quanto tangibili e reali siano gli effetti della crisi climatica già oggi, nella quotidianità. Secondo l’indagine, infatti, si stima che l’80% dei bambini e dei giovani di oggi sia colpito da almeno un evento climatico estremo all’anno. Non solo. Un questionario proposto ad oltre 42mila bambini e ragazzi di 15 Paesi in tutto il mondo (tra cui anche l’Italia) rivela che l’83% dei bambini e dei ragazzi consultati afferma di essere testimone, quotidianamente, degli effetti del cambiamento climatico.
Un allarme, dunque, vero e concreto. Purtroppo, però, emerge anche che ad avere una reale consapevolezza del problema non sembrano essere i grandi decisori del pianeta, che difficilmente vedranno in prima persona gli effetti più gravi della crisi ambientale, bensì i giovani, le generazioni che erediteranno la Terra (e i suoi problemi, sempre più grandi). Addirittura il 73% dei giovani interpellati, infatti, ritiene che gli adulti, soprattutto coloro che prendono le maggiori decisioni politiche, compresi i partecipanti alle riunioni del G20 e della stessa COP27, “dovrebbero fare molto di più per affrontare questa emergenza”.
Magari, come primo passo, iniziando a considerarla come tale.