A Rimini “tutto si immagina”, recita uno slogan di derivazione felliniana (e chi se no) che potrebbe apparire pretenzioso ma che forse non lo è. In quali altre città, ad esempio, si sarebbe potuta creare un’espressione così surreale quanto allo stesso tempo originale ed evocativa come “ex nuova Questura”? L’espressione, come noto, indica quell’enorme coso abbandonato in via Bassi che non è mai stato quello che doveva essere. A rigor di logica andrebbe casomai definito come la ‘mai Questura’ di Rimini. E, invece, a noi piace chiamarlocon quel paradosso di ‘Ex nuova’ che di per sé pare immotivato. Tutto a un certo punto diventa ‘ex nuovo’: un telefonino, una macchina, una casa. Invece quell’espressione in due parole riassume tutta la storia di quello stabile. Quello che doveva essere nei progetti, la puerile gioia nell’avere una cosa nuova pronta e verniciata e poi la delusione e il momento in cui quell’aspettativa è stata definitivamente disattesa. E così quel concetto apparentemente illogico diventa straordinariamente evocativo: ‘ex nuova’ è una cosa che ci pareva a portata di mano e poi un brutto giorno non lo è stata più. In quelle poche lettere c’è una lunga e intricata storia di cui avremmo fatto volentieri a meno ma che ha creato questo piccolo capolavoro di immaginario ‘nonsense’. Di cui Fellini (e chi se no) sarebbe stato probabilmente orgoglioso.