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Il Servizio? È una Tutela Minori

18 novembre 2022. Giornata nazionale per le vittime di abusi. Dal 2019 la Diocesi di Rimini ha dato vita ad un Servizio, a cui possono rivolgersi le vittime

Per contrastare e prevenire con determinazione il triste fenomeno degli abusi, la Diocesi di Rimini ha dato vita nell’estate 2019 al Servizio Diocesano Tutela Minori, nella coscienza che il problema degli abusi è un fatto gravissimo, e non ci si può nascondere dietro un dito, ma con la certezza che la Chiesa compie ogni giorno tanto bene accompagnando uomini, donne e bambini verso una maggiore crescita umana e spirituale, e che lo Spirito Santo accompagna tale servizio. La referente diocesana, la psicoterapeuta Cinzia Bertuccioli, guida un’équipe composta da undici persone, sacerdoti e in gran parte laici, professionisti ed esperti. L’abbiamo intervistata sulle funzioni del Centri di Ascolto, le problematiche che sollecita, la privacy, il rapporto con la Magistratura.

A chi possono rivolgersi le vittime di abusi in ambito ecclesiale? E chiunque voglia segnalare eventuali abusi?

“Il Centro di ascolto tutela minori e persone vulnerabili. Si tratta di un servizio ecclesiale con lo scopo di accogliere, ascoltare, accompagnare coloro che ritengono di essere stati vittima di abusi in ambito ecclesiale, avvenuti anche nel passato, e che vogliono consegnare il racconto della loro sofferenza, segnalare l’abuso subito e chi ne è stato responsabile. Il Centro di ascolto offre un servizio di natura ecclesiale e pastorale, cioè di accoglienza, all’interno della premura della Chiesa per le vittime. Dunque, non un accompagnamento psicoterapeutico e legale per il quale le vittime possono liberamente scegliere le persone e le professionalità di loro fiducia, e soprattutto mai alternativo all’autorità dello Stato al quale le vittime possono sempre rivolgersi”.

Per cosa si caratterizza il Centro di ascolto?

“Il Centro di ascolto non è una commissione temporanea di inchiesta canonica, ma un sistema stabile, autonomo, permanente, facilmente accessibile, di accoglienza e ascolto per chi ritiene di essere stato vittima di abusi in ambio ecclesiale o per chi vuole segnalare comportamenti inappropriati. È presidio sul territorionel quale operano persone volontarie e non dipendenti della diocesi o dell’ente religioso.Chi si rivolge al Centro di ascolto è consapevole della natura pastorale ed ecclesiale del suo servizio, vuole cioè affidare espressamente alla Chiesa e all’autorità ecclesiastica la propria vicenda personale, segnalare quanto vissuto, chiedere che sia fatta verità e che i responsabili siano perseguiti secondo le norme della Chiesa, riservandosi sempre e comunque la piena libertà di denunciare il crimine subito all’autorità giudiziaria dello Stato. D’altra parte, in alcun modo a chi intende segnalare comportamenti di abuso viene impedito o anche solo sconsigliato di rivolgersi a studi legali, ai media o altro”.

Il Centro di ascolto garantisce un ascolto autonomo?

“La presenza diffusa di una rete stabile e permanente del Centro di ascolto sul territorio, l’accessibilità libera e gratuita, la disponibilità di persone volontarie con una loro professionalità o un’esperienza consolidata nell’ascolto, la loro formazione permanente, la possibilità di essere accolti e ascoltati in modo riservato e trasparente, la certezza che quanto segnalato verrà quanto prima trasmesso all’autorità ecclesiastica competente, sono a garanzia di un ascolto ecclesiale, pastorale e autonomo da parte dei collaboratori dei centri stessi”.

Non c’è il rischio che rivolgendosi al Centro di ascolto le vittime non possano poi indirizzarsi alla Magistratura?

“Assolutamente no! Per questa ragione chiunque si rivolge al Centro di ascolto viene chiaramente informato della natura pastorale ed ecclesiale di questo servizio, che in alcun modo si contrappone o sostituisce l’Autorità dello Stato, e della possibilità di rivolgersi sempre e comunque alla Magistratura dello Stato. Chi si reca al Centro di ascolto è consapevole e vuole consegnare alla Chiesa la propria vicenda perché sia trattata dalla Chiesa e secondo il suo ordinamento, mantenendo la più assoluta libertà di rivolgersi nelle modalità ritenute più opportune all’Autorità giudiziaria dello Stato”.

Il Vescovo potrebbe trasmettere la denuncia ricevuta alla Magistratura?

“Non esiste in questo momento un obbligo in tal senso secondo la legge italiana e il dovere del Vescovo è garantire il massimo rispetto della volontà delle vittime e dei loro genitori o tutori se minorenni potendo questi, in qualsiasi momento, rivolgersi alla Magistratura. Tuttavia, chiunque si rivolge al Centro di ascolto o direttamente al Vescovo deve sapere che, qualora vi fosse un pericolo attuale per uno o più minori, valutata la verosimiglianza della segnalazione con i dovuti approfondimenti, pur senza alcun obbligo giuridico, ma morale, il Vescovo può trasmettere quanto ricevuto, nelle forme di legge, all’Autorità giudiziaria. In ogni caso chi si rivolge ai Centri di ascolto, mantiene comunque la libertà di rivolgersi all’Autorità giudiziaria nella consapevolezza che nulla verrà fatto per distoglierlo o privarlo di questo suo diritto”.

(Gvt)