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AFFITTI: MISSIONE IMPOSSIBILE

A Rimini trovare casa è diventato un lusso. È sempre più difficile assicurarsi un alloggio in affitto e non è solo un problema di tipo economico. Certo, i prezzi sono in costante aumento, ma è una conseguenza di un problema che si trova ‘a monte’: la scarsissima offerta di abitazioni disponibili.

Non si tratta di un tema solo giovanile, legato al mondo degli studenti universitari (come visto in uno degli ultimi numeri de ilPonte), ma è un tema trasversale, che interessa diverse fasce di età ed estrazione sociale. Tra le tante testimonianze e segnalazioni ricevute su questo tema, colpisce quella di Marta (nome di fantasia), infermiera riminese che assieme alla propria figlia, studentessa universitaria di 19 anni, cerca una casa in affitto a Rimini addirittura da 9 mesi. Senza successo. Una professionista che ha già un impiego sicuro in città, che cerca un alloggio per due persone da quasi un anno e non ci riesce, non può rappresentare una situazione normale. E non è certo l’unico caso. I motivi possono essere molteplici: dalla volontà dei proprietari di affittare solo ai turisti in estate, guadagnando le stesse cifre (e forse anche di più) senza il rischio di spiacevoli morosità, alla feroce concorrenza portata in anni recenti dalle piattaforme online specializzate in affitti brevi, che consentono ai proprietari di avere guadagni facili e immediati. Ma il risultato non cambia: a Rimini mancano gli appartamenti in affitto e i pochi disponibili sono a prezzi sempre più alti. A tutto questo si aggiunge il difficile momento storico attuale, caratterizzato da inflazione galoppante, rincari e dalle conseguenze ancora presenti della pandemia, che acutizzano il problema e hanno un inevitabile impatto anche dal punto di vista abitativo.

Il ruolo dell’edilizia pubblica. “Serve piano di lungo respiro” 

Un mercato privato sempre più inaccessibile e, allo stesso tempo, distante dalle tasche dei cittadini anche appartenenti al ceto medio, messi a dura prova dal contesto storico. Una situazione a cui si deve necessariamente dare risposta. In uno scenario del genere, una soluzione avanzata da più parti è quella di aumentare la disponibilità e l’offerta per quanto riguarda l’edilizia residenziale pubblica (Erp) e quella sociale (ossia le case destinate a coloro che non possono permettersi un affitto nel mercato privato ma che, allo stesso tempo, hanno un reddito troppo alto per i cosiddetti alloggi popolari).

Il patrimonio attualmente gestito da ACER (l’Azienda Casa Emilia-Romagna, che si occupa della gestione dell’edilizia pubblica a Rimini, ndr) nella provincia di Rimini è formato da un totale di 2.446 unità immobiliari, alle quali sommare i 62 alloggi privati reperiti attraverso l’Agenzia per la locazione per il servizio di emergenza abitativa. – spiega la CGIL di Rimini, che sul tema della casa ha organizzato di recente una tavola rotonda – Questo è ciò che abbiamo, ma non basta. La crisi economica, pandemica, climatica sta mettendo in difficoltà il nostro presente e ponendo incommensurabili ipoteche sul futuro. Le persone, le famiglie sono più povere e lo Stato sociale è messo a dura prova. Non riuscire a pagare un affitto oggi è un’emergenza che non riguarda solo i più poveri ma anche le fasce intermedie, ossia chi ha un reddito alto per accedere all’edilizia residenziale pubblica, ma che tuttavia non può far fronte ai canoni di affitto stabiliti dal mercato. Il sostegno al bisogno primario della casa – auspica il sindacato riminese – deve tradursi in un incremento dell’edilizia pubblica e sociale a saldo zero nel consumo del suolo, così da generare anche processi di riduzione della disuguaglianza e di inclusione sociale in un’ottica di sviluppo sostenibile del territorio. Alla luce delle nuove norme urbanistiche e di rigenerazione, la riqualificazione degli edifici e delle aree degradate andrebbe associata a un piano pluriennale per avviare e consolidare una politica abitativa di lungo respiro, volta ad aumentare l’offerta di alloggi pubblici e a canoni sostenibili per le precarie condizioni reddituali delle famiglie che non trovano soddisfacimento dall’attuale mercato”. Ma Rimini ha le forze necessarie per questo impegno sull’edilizia pubblica e sociale?

Rimini è indietro

Guardando agli ultimi anni la risposta sembrerebbe negativa. Un recente studio di Tutto Romagna Economia, che analizza i dati dell’Osservatorio regionale del sistema abitativo 2013-2018, ha infatti messo in evidenza come gli alloggi di edilizia pubblica, sommati a quelli extra Erp (ossia dati a persone che ne hanno bisogno e rientrano in casi o situazioni particolari) in provincia di Rimini arrivano a poco più di 3000 unità, circa mille in meno (in rapporto alla popolazione residente) delle altre province della Romagna, Forlì-Cesena e Ravenna. Un ritardo che, se sommato alle domande di alloggi che si registrano ogni anno e ai ritmi di assegnazione, rendono chiare le difficoltà presenti nella provincia riminese: “Il numero delle domande per un alloggio Erp in provincia di Rimini supera da parecchi anni le duemila unità – si legge nell’analisi – e al ritmo di assegnazione di poche decine di alloggi l’anno (nel 2018, a Rimini, erano disponibili 68 alloggi), per esaurire tutte le richieste ci vogliono diversi decenni”.

ACER Rimini: “Da soli non possiamo farcela” 

Per rispondere adeguatamente alle difficoltà abitative presenti a Rimini, dunque, occorre un profondo impegno in un’ottica di edilizia residenziale pubblica e sociale. “L’impegno è enorme in questo senso. – spiegano Tiziano Arlotti e Alessandra Atzei, presidente e direttore generale di ACER Rimini – Stiamo facendo di tutto e di più per rispondere alle difficoltà abitative acutizzate dall’attuale momento storico, ma è necessario sottolineare un aspetto: da soli è estremamente difficile. Sfortunatamente, infatti, si tratta di un tema che in questi anni non ha avuto da parte del Parlamento un’attenzione adeguata per dare ai più fragili delle opportunità dal punto di vista abitativo. Ci troviamo di fronte a un sistema che necessita, davvero, di essere rivisto in termini positivi. Non va dimenticato, infatti, che l’attuale crisi sta mettendo in difficoltà la tenuta stessa dei conti delle varie ACER territoriali, perché ci sono da gestire le morosità, molte delle quali incolpevoli. Abbiamo bisogno del sostegno dello Stato”.

Che non è arrivato? “Per fare un esempio, – proseguono da ACER – a Rimini abbiamo tutto un patrimonio edilizio che deve essere efficientato e riqualificato in ottica pubblica. Abbiamo pensato di farlo attraverso l’incentivo del Superbonus 110%: purtroppo, però, lo scorso luglio è stato bocciato l’emendamento che avrebbe permesso di procedere con i lavori fino al 2026, mantenendo le scadenze al giugno 2023. E, di fatto, rendendo estremamente complicato procedere alla riqualificazione di beni che, ricordiamo, sono dello Stato. Un fatto che ci mette in grande difficoltà, che vediamo come una ferita aperta e che, francamente, grida vendetta”.