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QUEI RAGAZZI COSÌ SPECIALI

Francesca, Maria, Rossella, Valentina e Alfredo, le loro storie che, assieme ad altri loro amici con sindrome di Down, hanno contribuito a imbastire tante attività e progetti del Centro 21, si sono improvvisamente schiantate sull’asfalto. Restano i loro sorrisi, la tenerezza e quell’impegno profuso non solo per conquistare un po’ di autonomia, ma anche per far capire agli altri che non esistono diversità. Ognuno lo faceva a modo suo con le proprie capacità e passioni. Maria Aluigi (34 anni) era appassionata di ballo. Faceva parte del gruppo guidato da Eleonora Gennari, che con i ragazzi organizzava spettacoli nei teatri, piazze e hotel.

Il ballo la faceva sentire libera.

Andava a lavorare in bus a Rimini, al ‘Peccati di Gola’, grazie a un inserimento lavorativo ben riuscito, ne era davvero felice. Anche per Francesca Conti (25 anni) il sogno si era realizzato, tanto da diventare un punto di riferimento per lo staff del ‘Pastrocchio’ di Riccione. Loquace e solare, faceva esperienza nel gruppo appartamento. Cammino, questo, condiviso anche da Valentina Ubaldi (31 anni), nella speranza di acquisire un’autonomia personale. Nel frattempo anche lei era impegnata in un’altra attività di punta di Riccione, il ‘Gelato di Gigi’, per lei era il quarto anno di lavoro, il primo l’aveva trascorso al Pepper. Aveva fatto passi da gigante, partita con il lavaggio delle caraffe era arrivata a imparare i metodi di produzione di granite e gelati. Poi i loro compagni di viaggio Alfredo Barbieri (52 anni), la sua fidanzata Rossella De Luca, (37), si erano conosciuti al Centro 21, dove tre anni fa era scattata la scintilla dell’amore. Una tenera storia che sarebbe sfociata nel matrimonio in una vita autonoma, Alfredo andava a lavorare da solo guidando con il suo patentino.

Storie da libro cuore.

 

Massimo, l’uomo dei più bisognosi

Doveva essere una vacanza premio che s’intrecciava con l’ennesimo progetto del Centro 21 per dare sempre più forza, ossigeno e autonomia ai suoi giovani con sindrome di Down. Ma quel sogno si è infranto assieme a chi in quella ‘missione’ credeva veramente, l’aveva voluta, fatta crescere e seguita fino all’ultimo suo respiro.

Così Massimo Pironi, sindaco di Riccione dal 2009 al 2014. Per lui, persona discreta, gentile, pronta a dispensare a tutti sorrisi sinceri, non artefatti e di facciata, l’avventura politica era cominciata da studente, a16 anni. Nel suo cuore la passione per il volontariato, l’attenzione per i più deboli, caratteristiche che col suo modo di atteggiarsi e di fare politica con vero spirito di servizio, gli avevano fruttato l’appellativo di ‘bravo ragazzo’. Come testimonia il suo predecessore e carissimo amico Massimo Masini, Pironi aveva notevoli capacità relazionali, capace di risolvere i problemi tanto in Giunta, quanto con l’apparato e nelle riunioni cittadine. Era approdato in politica da percorsi diversi dai suoi e da quelli dei compagni di Giunta come Valeriano Fantini e Daniele Imola (anche lui poi diventato sindaco) che si erano formati nella sinistra classica. “Pironi arrivava dall’impegno sociale, era l’uomo del volontariato con un impianto cristiano cattolico solido”. Ha fatto capire ai colleghi che il volontariato col calore che emana è importante e ben si affianca al servizio offerto dalle istituzioni. Già da assessore comunale, prima di rivestire altri ruoli, compreso quello di consigliere regionale, aveva dato vita all’A.p.e., quindi alla Consulta cittadina della Solidarietà, formata da tutte le associazioni di volontariato riccionesi. Sempre con lo sguardo rivolto agli altri e marciando sottotraccia, anche se questo per le diatribe politiche del tempo, nel 2014 gli ha chiuso la porta al secondo mandato di sindaco. Massimo non si è riciclato, nelle ore extralavorative si è buttato anima e cuore nell’attività del Centro 21. Si è battuto per la nuova sede di viale Limentani, fino a realizzarla e seguirla con tante idee e progetti che hanno coinvolto importanti realtà e personaggi come Linus e la Pina, Paolo Cevoli e Aldo Drudi. Al suo fianco la presidente Codicé e Romina Bannini, 36 anni, altra persona solare, una colonna, che fungeva da trade union tra il Centro e tutte le realtà che di volta in volta venivano coinvolte. Anche lei, giovane dal cuore d’oro, piena di entusiasmo, stimatissima, sempre pronta a consigliare e a dare una mano. I suoi organi, com’era sua volontà, ora ridanno vita e speranza ad altre persone. Mentre ilPonte va in distribuzione, giovedì alle 14.30, nello stadio comunale, si tengono le esequie delle sette vittime, martedì omaggiate anche dall’equipaggio della Vespucci in sosta a Riccione. Sull’altare il vescovo Francesco Lambiasi e tutti i sacerdoti e diaconi di Riccione.

A lato il coro formato da tutte le parrocchie. L’ultimo A-Dio, dopo l’esposizione delle salme nella camera ardente allestita mercoledì, quando sono tornate a casa. Tantissime le personalità attese anche da fuori regione e con loro la sindaca Daniela Angelini, che sabato ha proclamato il lutto cittadino per tre giorni, per poi partire con le famiglie per San Donà di Piave per il riconoscimento delle salme. Si sono associati al dolore Ron, Paolo Fresu e Mirko Casadei che avrebbero dovuto aprire i festeggiamenti del centenario di Riccione proprio nei giorni di lutto. Si sono messi “a disposizione del Comune a titolo gratuito per recuperare una data e omaggiare le vittime di questa tragedia”. Lo conferma Casadei.

Nives Concolino