Piove sempre sul bagnato. Non sono solo i rincari dei costi dell’energia, e il conseguente aumento delle bollette, a pesare sulle tasche (e sulla qualità di vita) dei cittadini. La fine dell’emergenza Covid, infatti, ha portato con sé l’auspicato ritorno alla normalità, di cui fa parte anche l’agognato ritorno degli studenti (e dei lavoratori) alle proprie attività in presenza. E, soprattutto, è tornato più vivo che mai il flusso di studenti universitari fuorisede, che hanno potuto fare nuovamente le valigie per andare a costruire il proprio futuro in un’altra città. Elemento positivo, ma che ha un inevitabile effetto collaterale sulle tasche delle famiglie d’origine, che si trovano a sostenere il costo di un ulteriore appartamento, di altre utenze e altre tasse. E proprio sugli appartamenti nasce la questione: questo grande flusso di persone verso le grandi città, infatti, rende sempre più difficile trovare disponibilità per un alloggio, con conseguente aumento dei prezzi degli affitti. “ Trovare un appartamento è diventata una vera e propria odissea, nonché una mazzata per il portafogli”, è il ‘grido’ di tanti studenti.
Avviene in tante città universitarie italiane, una su tutte Bologna. Qual è, nello specifico, la situazione? E soprattutto: sono problematiche che si riflettono anche su Rimini, che come noto ospita uno dei Campus dell’Università bolognese?
I dati
La fotografia più chiara della situazione arriva dai numeri. Secondo un recente report realizzato da Immobiliare.it, uno dei principali portali italiani del settore, nel 2022 i prezzi delle camere singole (cercate maggiormente dagli studenti) nelle principali città universitarie italiane sono aumentati in media dell’11% rispetto all’anno scorso, aggirandosi attorno ai 440 euro al mese. Guardando alle singole città, nonostante la capolista rimanga Milano, città più cara d’Italia, con i suoi 620 euro mensili per una camera singola (+20% rispetto al 2021 e +8,2% rispetto al periodo pre-Covid) Bologna non è, purtroppo, molto più in basso in classifica. Il prezzo medio di una stanza singola a Bologna, infatti, quest’anno si attesta attorno ai 450 euro, segnando un rialzo del 16,7% rispetto all’anno scorso.
Dato che colpisce, ma che porta con sé anche un buon rovescio della medaglia: sempre rispetto al 2021, i prezzi delle camere doppie si aggirano, in media, sui 216 euro, che rappresenta un calo del 12%. In ogni caso, il quadro nazionale parla chiaro: gli affitti, soprattutto nelle città universitarie, sono in costante (e rapida) ascesa. Quali le possibili cause? “ Con il ritorno alla normalità studenti e lavoratori fuorisede sono tornati a popolare i grandi centri, innescando di fatto la ripresa del mercato delle locazioni. – spiega Carlo Giordano, di Immobiliare.it – L’elevata richiesta, che ha portato a una contrazione dell’offerta, ha fatto sì che i proprietari tornassero ad alzare i prezzi, che attualmente in molte città sono addirittura superiori a quelli del periodo pre-pandemico. È prevedibile che, con la crisi alle spalle, si ritorni alle logiche di crescita continua, soprattutto dove l’offerta di immobili scarseggia”.
Il ruolo degli affitti brevi e di Internet
Un altro fattore che influisce in modo importante sulla scarsità di alloggi disponibili e, di conseguenza, sull’impennata degli affitti, sono i cosiddetti affitti brevi. Da diversi anni, infatti, soprattutto nelle città turistiche si sono affermate alcune piattaforme digitali (la più famosa è senza dubbio Airbnb) che, comodamente con il proprio cellulare, consentono di prenotare un alloggio anche per pochi giorni (qualcuno addirittura per poche ore), in modo veloce e in tempo reale. Piattaforme, dunque, vantaggiose sia per i clienti sia per i proprietari, che possono far fruttare un immobile in modo agile e con pochi rischi (spesso queste piattaforme prevedono il pagamento anticipato da parte dei clienti). Il successo di queste nuove modalità ha fatto sì che nelle città che sono sia universitarie sia turistiche la maggior parte delle case sia stata convertita per essere destinata agli affitti brevi limando ancora di più, dunque, l’offerta di alloggi per il mercato dei residenti (come gli studenti). E Bologna non può che soffrire in modo particolare questa situazione, essendo importante città turistica e sede di una delle principali università del mondo: 90mila gli studenti, compresi quelli nelle sedi di Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini, numeri ai quali difficilmente possono dare risposta decisiva le varie residenze universitarie, con le loro poche centinaia di alloggi disponibili.
Gli appartamenti sfitti
A tutto questo, inoltre, si aggiunge un altro elemento, ossia la tendenza diffusa da parte di molti proprietari immobiliari di preferire un appartamento vuoto rispetto a concederlo in affitto, vuoi per non incorrere in spiacevoli situazioni di morosità o per una mancata fiducia nei confronti dello “stile di vita” degli studenti. “ La nostra legge, giustamente, tutela i soggetti più deboli, ossia gli inquilini, ma non tiene conto di chi se ne può approfittare. – spiega Andrea, proprietario riminese – A volte possono volerci anni per riuscire a tornare in possesso del proprio appartamento, oltre a tanti soldi per processi e spese legali. Inoltre, durante l’emergenza Covid c’è stato anche il blocco degli sfratti. E, da non sottovalutare, capita soprattutto a chi affitta agli studenti di trovare il proprio appartamento danneggiato dagli inquilini e dal loro ‘stile di vita’. Per tutti questi motivi, è comprensibile che molti proprietari preferiscano tenere le proprie case vuote pur di non rischiare”. Contraendo ancora di più l’offerta.
La situazione a Rimini
Come già anticipato, sorge una domanda: come si riflette la complicata situazione bolognese su Rimini, anch’essa città turistica e sede di uno dei Campus dell’Università di Bologna? Nella sostanza, seppur con le dovute proporzioni, le stesse criticità si rilevano anche sotto l’Arco d’Augusto. “Anche a Rimini registriamo le stesse difficoltà per quanto riguarda gli affitti – è la conferma che arriva da Solo Affitti, agenzia immobiliare di Rimini – Per intenderci, ci sono persone che stanno cercando casa, senza successo, addirittura da sei mesi. E lo scenario è chiaro anche qui: manca proprio l’offerta”.
Quali sono le cause? “Una è sicuramente il blocco degli sfratti introdotto durante il periodo Covid, ma non solo. Ci sono tanti proprietari che prediligono gli affitti ad uso turistico piuttosto che residenziale. Proprietari che, in inverno, affittano solo per periodi brevi oppure preferiscono lasciare vuoto l’alloggio, anche per non incorrere in situazioni di morosità complicate e spiacevoli da risolvere. In questo contesto, l’Amministrazione dovrebbe usare la carota con chi decide di affittare e il bastone con chi, invece, preferisce lasciare le case chiuse, perché rischiamo davvero di rimanere senza appartamenti”.
E i prezzi? “Oggi a Rimini trovare un bilocale a meno di 600 euro al mese è diventato quasi impossibile, mentre le camere singole si aggirano attorno a una media di 300, 350 euro”. A tutto questo, infine, si aggiunge anche il problema del sommerso. “Molti, purtroppo, affittano in nero: a Rimini i proprietari devono presentare al Comune un elenco degli appartamenti che vengono messi in affitto. A nostro parere, il numero dei proprietari che rispettano questo adempimento non supera il 15%, a essere ottimisti”.