È il tema dell’estate.
Ma non è una buona notizia: la siccità. Il nostro territorio, così come gran parte del nord Italia, soffre ormai da mesi a causa di una profonda scarsità d’acqua, con tutti gli effetti (negativi) che questo comporta. Soprattutto sull’agricoltura, ancora oggi in grande difficoltà. Situazione a cui non pongono rimedio le piogge dei giorni scorsi, in alcuni casi accompagnate (come accade sempre più spesso negli ultimi anni) da eventi atmosferici violenti che rischiano di portare più danni che benefici. Siccità e caldo intenso che producono i propri effetti anche su uno degli “snodi” tipici della stagione agroalimentare: la vendemmia.
Vendemmia che, proprio a causa dell’estate che stiamo vivendo, è stata anticipata di oltre una settimana. Non solo: a tutto questo, infatti, va aggiunto il tema dei rincari generalizzati, che come in ogni settore stanno colpendo anche i costi delle materie prime e dei materiali (oltre che dell’energia) di chi lavora nelle campagne. Come si tradurrà tutto questo in termini di produzione? È a rischio, oltre alla quantità, anche la qualità dei raccolti e del vino?
La situazione a Rimini
Come detto, la vendemmia quest’anno nel riminese è in anticipo. Si parla addirittura di una differenza media di 8-10 giorni rispetto al consueto: una situazione dovuta alle particolari condizioni climatiche che il nostro territorio si è trovato ad affrontare in questa stagione estiva, con elevate temperature registrate già dal mese di maggio e, parallelamente, una scarsità cronica di piogge che ha portato le colture, soprattutto nelle zone collinari, in forte stress idrico. “ Le aziende hanno iniziato le prime fasi di questa vendemmia con le uve Chardonnay – spiega Guido Cardelli Masini Palazzi, Presidente di Coldiretti
Rimini – La previsione iniziale è di una quantità inferiore di circa il 15% rispetto al 2020 (già in calo rispetto al 2019) con una possibile diminuzione di produzione invece del 30-40% nelle zone collinari dove l’assenza di risorse idriche resta un problema, anche se non è possibile fare ora delle valutazioni certe, a causa anche degli eventi improvvisi di pioggia e grandine che hanno colpito recentemente il nostro territorio”.
Se si teme, dunque, un impatto sulla produzione dal punto di vista quantitativo, altro discorso sembra emergere per quanto riguarda la qualità.
“ L’uva, però, è bella e sana – continua il presidente di Coldiretti – e le piante stanno lavorando bene grazie anche alle escursioni termiche tra giorno e notte. Dai primi dati, però, anche le rese saranno inferiori di circa il 15% a causa di grappoli più piccoli e con meno succo”.
Prospettive (e difficoltà) dei produttori Calo della produzione dal punto di vista della quantità, ma garanzie sulla qualità.
Questa, in sintesi, la fotografia scattata dagli agricoltori del riminese, al netto di condizioni meteorologiche sempre più imprevedibili. Fotografia sostanzialmente confermata anche da Cantina dei Colli Romagnoli, importante realtà vitivinicola del territorio. “ Si tratta di un’annata precoce e molto anticipata. – spiega Daniele Rossi, responsabile agronomico della Cantina dei Colli Romagnoli, stabilimento di Coriano – Siamo già partiti con la vendemmia delle uve Chardonnay e, in questi giorni, procederemo con le uve Sangiovese base spumante.
A livello generale, assistiamo a un anticipo medio della vendemmia di circa otto giorni, e la situazione è ancora più complessa sulle colline che in questi mesi hanno sofferto e subìto danni da stress idrico, sulle quali si assiste a una maturazione dell’uva molto anticipata”.
Come si riflette tutto questo sulla produzione? Ci si aspetta un calo significativo?
“ Difficile fare paragoni con lo scorso anno perché è stata una stagione altrettanto siccitosa (possiamo pensare di avere, rispetto al 2021, il 4 o 5% in più). Guardando invece a periodi meno difficili dal punto di vista dello stress idrico, come il 2019 e il 2020, si stima soprattutto sulle colline fino a un 30% in meno”.
Per quanto riguarda la qualità?
“ Va sottolineato che, nonostante queste difficoltà, le uve sono molto sane. Questo grazie a un andamento climatico che, dal punto di vista fitosanitario, è stato clemente. La qualità, dunque, si prospetta alta e questo anche grazie alle piogge degli ultimi giorni che, laddove non hanno dato vita a eventi climatici più violenti, sono state benefiche”.
Piogge benefiche ma, come ha accennato, anche eventi atmosferici più violenti, l’ultimo proprio pochi giorni fa.
Come vede questa situazione?
“È abbastanza preoccupante. Piove poco, ma piove anche male. Assistiamo spesso a periodi estremamente caldi e siccitosi che si alternano a interruzioni violente, come bombe d’acqua e grandinate, che per la viticoltura sono molto stressanti. Per quanto riguarda la recente grandinata, si è trattato di un evento abbastanza pesante: ha interessato una parte molto ampia del territorio, cosa che di solito non avviene (Riccione, Coriano, San Clemente, Passano, fino a Montescudo e Gemmano) e ha portato un danno che a livello quantitativo non è eccessivo (10-15% sui vigneti colpiti) ma che, con le uve in piena maturazione, può avere un impatto dal punto di vista qualitativo”.
Un’altra difficoltà che il settore si trova ad affrontare è quella dei rincari. Tema che negli ultimi mesi è diventato di stretta attualità e che interessa sostanzialmente tutto il mercato.
“È un trend che già esisteva negli ultimi anni, ma che nel 2022 si è particolarmente acuito. Non so darle numeri precisi, ma la situazione generale vede un aumento del costo del gasolio e dei materiali di produzione per chi lavora in campagna, dal materiale per l’impiantistica dei vigneti (costi raddoppiati) ai concimi e ai prodotti fitosanitari, fino ad arrivare ai costi dell’energia e della manutenzione. In sostanza, dunque, aumenti a 360 gradi su tutte le fasi della filiera”.